PAURA DI UNA PATRIMONIALE?
Eppure c’è già e in forma ben più pesante di quella del 1992 del Governo Amato.

PAURA DI UNA PATRIMONIALE? Eppure c’è già e in forma ben più pesante di quella del 1992 del Governo Amato.

Ventisette anni fa accadeva qualcosa di cui le giovani generazioni non sono a conoscenza, ma di cui gli italiani tornano ad avere paura, considerato il notevole debito pubblico presente oggi. Stiamo parlando della patrimoniale imposta dal Governo, allora presieduto da Giovanni Amato, con lo scopo di salvare la Lira dagli attacchi speculativi. Era la notte tra il 9 e il 10 Luglio del 1992, quando il Governo operò un prelievo del 6 per mille su tutti i depositi bancari degli italiani.

Un’operazione che oggi avrebbe conseguenze altrettanto drammatiche.

 

Siamo reduci da anni in cui l’inflazione è stata ben poco protagonista; sempre molto bassa e anche se talvolta con rendimenti della liquidità a zero, sono sempre stati in qualche modo limitati i danni sul valore reale dei nostri risparmi. Dagli ultimi dati di Febbraio 2022 si evince al contrario che l’inflazione è salita al 5,70% rispetto ai dati registrati allo 0,6% di un anno fa.

In questo caso viene da chiedersi: chi è che ci guadagna e che ci perde?

 

Indubbiamente un aumento dell’inflazione facilita il debito pubblico. Un’inflazione al 4%ridurrebbe il rapporto tra debito pubblico e PIL di circa 16 punti in cinque anni. Ne consegue quindi che a esserne avvantaggiati sarebbero tutti quelli che hanno da restituire un debito. Mentre chi, senza motivo, ne detiene fermi sul proprio conto corrente avrebbe una “Patrimoniale “ molto più alta di quella di Giovanni Amato.

 

L’ammontare delle risorse improduttive ferme sui conti correnti ha raggiunto la cifra impressionante di 2.000 miliardi di Euro. La stragrande maggioranza è costituita dai depositi delle aziende che non investono più. Aziende che preferiscono avere risorse finanziarie sempre disponibili, abbandonando forme di risparmio meno liquido.

 

Già da qualche tempo, per ovviare a tale problema, banche svizzere, olandesi e tedesche applicano alla propria clientela tassi negativi sulla giacenza della liquidità, nella misura dello 0,25%. Fenomeno che inizia a prendere piede anche in Italia, ad opera di alcune banche. In sostanza , è necessario “pagare” per tenere i propri soldi sul conto.

 

Di certo, la forte incertezza dovuta dalla pandemia, in prima istanza, e ora dalla guerra in Ucraina non è di aiuto, ma ciò non è un valido motivo per decidere di restare fermi. In questo caso andremmo incontro a una perdita certa. Trincerarsi dietro le solite scuse, del tipo “il momento è poco opportuno” o “il mercato è troppo in rialzo” significa fuggire continuamente dalla realtà, rischiando di perdere un treno dietro l’altro.

 

Sebbene l’MSCI, indice azionario mondiale, sia calato dal 01/01/2022 del 7,69%, in 3 anni ha riportato un rendimento del 14,44% a 5 anni, del 12,05% “annuo” e 10,73% a 10 anni (dati riportati da msci.com). 

Anche chi avesse atteso per paura della guerra in Ucraina ha visto i valori di Wall Street tornare ai livelli pre-guerra dopo un mese dall’inizio del conflitto, mentre l’Europa si trova ancora sotto del 2,70%. Al contrario, i possessori di titoli obbligazioni subiscono perdite maggiori e difficilmente recuperabili, considerando i futuri rialzi dei tassi. 

 

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