Pensieri, convinzioni e condizionamenti trasparenti

Pensieri, convinzioni e condizionamenti trasparenti

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Si chiamano così perché costituiscono una struttura, delle mura portanti, uno scheletro, così consueti, così noti, e quasi naturali che non sappiamo individuarli.

Come se un vestito “si fosse incollato addosso” e crediamo che quella sia la nostra pelle.

Il “io sono fatto così”.

Trasparenti perché abitano la nostra mente senza che noi li riconosciamo. Trasparenti perché agiscono nel nostro quotidiano come una mano invisibile che scombina i nostri piani.

Alcuni sono funzionali, altri disfunzionali.

L’antica saggezza dei popoli ci insegna che è il panorama dell’anima che “informa” il pensiero/emozioni umane.

E quando parliamo di anima entriamo in un panorama molto vasto, dove, tra molto altro, la “storia si ripete”.

Hai cambiato più volte luogo di lavoro per ritrovarti, dopo poco tempo, coinvolto in simili dinamiche già vissute e tanto simili da sembrare un’esperienza inverosimile? Stessi atteggiamenti dei manager, dei colleghi oppure collaboratori, e tu dici, “ma è possibili che ci capito sempre io?”. Forse osservi, “come il capo ti ricorda tuo padre” oppure la collega “tua sorella”, con la quale non vai d’accordo.

Oppure, hai aperto e chiuso unioni romantiche, con partners diversi, e anche qui, dopo poco tempo si manifestano nuovamente i tanto consueti problemi? E sempre lì stessi?

Ti chiedo, vale la pena approfondire?


Pochi sono disposti ad approfondire per invertire la rotta di marcia. Molti ancora preferiscono “dare colpe” a persone, eventi e luoghi piuttosto che mettersi seriamente in discussione. Ci vuole molto coraggio per abbandonare i pensieri, convinzioni e condizionamenti trasparenti, perché tutto sommato ci trasmettono l’illusione di un’dentità e falsa sicurezza. Abbandonare pensieri trasparenti significa imboccare la strada dell’età adulta e matura, nella quale gli attori principali sono la sovranità e responsabilità personale, dove pensieri/emozioni e sentimenti, anziché contrapporsi, trovano l’unità. Dare la colpa fuori denota un bisogno estremo “d’innocenza”, tipica del bambino, che non può assumersi responsabilità, se non commisurate alla maturità della sua età.

Quando diventiamo consapevoli dei pensieri trasparenti che ci ostacolano e li congediamo, in noi si fa spazio alla creatività e al desiderio di dare un contributo proattivo, responsabile, sovrano per trasformare le circostanze e manifestarci in un quotidiano migliore.

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