Per-corsi di crescita
Tutti i corsi che ho frequentato negli ultimi anni avevano una parte esperienziale, è assodato che la pratica in prima persona favorisca un approfondimento più profondo dei contenuti.
Ma più la formazione vuole portarci fuori dal nostro schema di pensiero abituale e più da sola non basta a sostenere il cambio che vogliamo ottenere. Questo accade perché, il nostro modo di vedere le cose è frutto di una stratificazione di esperienze avute nel corso degli anni, quindi difficile da scalfire e spesso le nostre buone intenzioni, si frantumano ai primi tentativi di applicazione nel contesto dove lavoriamo, rafforzando la convinzione “da noi funziona così”.
Facciamo un esempio pratico, diciamo che frequentate un corso per fare la pizza, vi insegnano come selezionare i materiali, come lavorare l’impasto e cuocerlo alla perfezione, il tutto in una giornata di corso. Siete entusiasti di poter fare la pizza per i vostri figli e per il vostro partner, replicate il processo a casa vostra, seguendo gli appunti, ma il risultato non è lo stesso, cosa è successo? I materiali sono leggermente diversi da quelli usati in pizzeria, il forno è diverso, quello che vi sembrava facile fare insieme, da soli si rivela molto complicato. L’entusiasmo si trasforma in frustrazione, sotto il peso dei scarsi risultati e di qualche (giusta) critica che vi arriva. In questo esempio si parla solo di un’abilità (competenza), che molto probabilmente, se siete tenaci, a forza di prove e insuccessi riuscirete ad ottenere. Ma quanto sarebbe stato più semplice (e conveniente) se ci fosse stata la possibilità di avere un aiuto a casa vostra, dal pizzaiolo o da qualche altro collega che ha affrontato una situazione simile?
Cosa succederebbe se l’argomento del corso fosse “Cambiare modo di comunicare e collaborare con i colleghi per rendere il lavoro più efficace da remoto?” E se fosse “Come prendere decisioni in un mondo che cambia continuamente?”
Proviamo allora ad immaginare che il tutto non finisca con la formazione, ma sia un per-corso fatto di stadi successivi:
- Per prima cosa imparo qualcosa di nuovo (formazione). Ogni corso dovrebbe finire con una semplice domanda “come potrei sperimentare quello che ho imparato nel mio contesto lavorativo?”
- Lo stadio successivo è la pratica, ma non da soli, supportata da qualcuno, un coach o un collega che ha fatto una esperienza analoga, che mi possa aiutare a mettere a terra e nel modo migliore, quello che ho imparato.
- Alla fine c'è la presa coscienza di quello che è successo, la condivisione con gli altri dell’esperienza e la disponibilità ad aiutare (come hanno fatto con me) chi è nella stessa situazione.
Infondo tutto questo non è altro che un piccolo ciclo di Deming:
- PLAN: pianifico quello che vorrei fare
- DO: lo faccio con l’aiuto di qualcuno
- CHECK: controllo e condivido i risultati
- ACT: mi metto a disposizione di altri
sostenuto da una community, composta dalle persone che fanno questi per-corsi e dai coach che possano dare gli strumenti necessari ad affrontare il viaggio.
Spero che quantomeno vi sia venuta voglia di pizza…a presto.
Lucio
Head of Adoption - Platformization Services at Enel
4 anniCome non condividere quanto scritto? Per me sei sempre il migliore.
Head de TI | Gerente de Portfólio de Projetos | Governança de TI | PMP | PSM | Projetos Ágeis | SCRUM | OKR
4 anniCiao, Lucio. Come stai? In my opinion, the Deming PDCA cycle was born within a concept of continuous improvement and, in the contemporary world, there are some ways to potentialize your results. I really like the Coaching approach, because we were able to speed up or shorten this cycle. That's because, in general, we learn more quickly by kinesthetic methods. I hope to learn soon about to make pizza like Italians. Waiting anxious for your support ;-)