Per evitare future "regolarizzazioni" la legge Bossi-Fini è da cambiare.
Quando un sistema registra così tante infrazioni (leggi sbarchi o sconfinamenti da Est) e così frequenti necessità di “regolarizzazioni”, come quella delle colf o dei braccianti di cui si parla in questi giorni, vuol dire che non funziona.
Una legge sulla immigrazione che non funziona genera clandestinità, ossia una platea di persone senza nome e senza diritti che vanno a gonfiare le fila del lavoro nero, quando non della delinquenza organizzata e dello sfruttamento della prostituzione. Peraltro, sappiamo quante persone muoiono in questi viaggi che più che della speranza sono della disperazione, e quei morti dovrebbero pesare come un macigno sulle coscienze dei politici che non sanno trovare una soluzione al problema che non sia meramente propagandistica.
I migranti che arrivano coi polpastrelli bruciati per non farsi identificare e rimpatriare costituiscono una pletora di nuovi schiavi che può interessare solo a mafiosi, caporali, sfruttatori della prostituzione e non agli imprenditori onesti, che anzi hanno da temere rispetto alla concorrenza sleale di chi adopera manodopera senza diritti a prezzi da fame.
Come forse si sa, la legge Bossi-Fini fu congegnata appositamente per non funzionare, nel senso di rendere talmente complicata l’immigrazione legale da scoraggiarla.
Tuttavia i fenomeni economici non si arginano per legge, per cui si è sviluppato il mercato nero dell’immigrazione clandestina, che risulta vieppiù alimentato da ogni successiva restrizione agli ingressi.
Una volta assodato che il nostro sistema economico ha bisogno della immigrazione (sia per l’invecchiamento della popolazione che per il diffuso benessere, che scoraggia i nostri giovani dall’accettare lavori considerati degradanti o usuranti), occorre andare a vedere dove la legge attuale non ha funzionato per porvi rimedio.
La legge prevede che l’Italia predetermini il numero di ingressi, in funzione delle proprie esigenze e sulla base di convenzioni con gli Stati che tradizionalmente esportano manodopera, per cui i cd. Decreti flussi stabiliscono quante persone possono entrare, con quali qualifiche e da quali provenienze.
Gli imprenditori interessati procedono alla stipula di una pre-assunzione a distanza, impegnandosi ad ospitare il lavoratore quando arriverà.
Sulla base di tale pre-contratto, e sempre che rientri nei flussi, il lavoratore ottiene nel suo Paese il visto per arrivare in Italia, che entro qualche giorno successivo al suo arrivo (ed a contratto di lavoro ed alloggio definitivamente ottenuti) si trasforma in permesso di soggiorno.
Personalmente, non conosco nessun datore di lavoro che abbia mai proceduto ad una assunzione senza colloquio, di persona mai incontrata in quanto residente all’estero, e che per giunta si obblighi ad alloggiarlo quando verrà in Italia.
Chi lo ha fatto è perché aveva già “conosciuto” il lavoratore, che poi è tornato al Suo Paese per poter essere “regolarizzato”.
Non essendo di nessuna utilità agli imprenditori onesti, questo sistema che non funziona va sostituito.
Quale potrebbe essere il sistema giusto?
Fermo restando che io faccio “solo” l’avvocato e non il politico, penso che occorrerebbe partire da una mozione di principio.
L’Italia accoglie (rilasciando altrettanti visti) solo le persone oneste che desiderino venire in Italia per cercare lavoro.
Esse devono essere incensurate nel loro Paese, in buona salute ed in possesso di un biglietto di andata e ritorno (a data libera, massimo entro 6 mesi).
Una volta giunti nel nostro Paese, ricevono un permesso temporaneo di 6 mesi per cercarsi lavoro.
L’ingresso con coniuge e figli, piuttosto che osteggiato, dovrebbe essere a mio parere favorito sia per evitare migrazioni di soli giovani maschi africani e ragazze dell'Est, ma soprattutto perché una persona che ha una famiglia tende a delinquere (o a prostituirsi) meno di chi è da solo.
Si potrebbe pensare di introdurre un contratto di apprendistato specifico per immigrati, laddove oggetto di insegnamento potrebbero essere la lingua e la cultura italiana, a cominciare dalla Costituzione.
Le attuali ONG che ospitano migranti in attesa di identificazione potrebbero offrire i medesimi servizi alle famiglie dei lavoratori, e i datori di lavoro offrire vitto e alloggio presso quei centri quale componente del salario.
Se nei 6 mesi i migranti trovano lavoro, il visto diventa permesso di soggiorno a 5 anni se il rapporto di lavoro è a tempo indeterminato, a 1 anno se a tempo determinato.
Se non lo ottengono, devono riprendere in mano il loro biglietto e tornarsene a casa.
La compagnia aerea/marittima/ferroviaria che rileva che il ritorno non c’è stato avvisa la Prefettura, la quale verifica se il lavoratore ha ottenuto il permesso di soggiorno o meno.
Se ciò non sia accaduto, l’immigrato non gode del diritto di soggiornare in Italia e se viene preso viene rimpatriato a cura e spese della compagnia (marittima, aerea o ferroviaria) che aveva già incassato il prezzo del biglietto di ritorno.
Salvi accordi con gli altri Paesi europei, il permesso non è valido per l’espatrio ma l’immigrato regolare potrebbe chiede la ricongiunzione ad altri parenti che vivono in altri paesi europei e che possono garantirgli alloggio e lavoro.
Rispetto ad oggi, nel caso in cui l’immigrato alla scadenza dei 6 mesi sparisca, già sappiamo chi stiamo cercando, da quale Stato proviene e chi ce lo deve riportare, dunque quando viene preso è possibile il rimpatrio.
Si possono anche stabilire limiti agli ingressi, sapendo però che ogni limitazione in questo ambito genera il mercato clandestino.
Si potrà dire che questo sistema privilegerebbe chi ha i soldi per comprarsi il biglietto, a scapito dei “veri poveri”.
Chi lo dice non sa quanto costano i viaggi illegali per mare o per terra (certamente meno di un biglietto aereo o navale).
Si tratta di una proposta ingenua?
Certamente può e deve essere migliorata ed approfondita dagli esperti.
Tuttavia, la soluzione al problema non è tenersi la legge attuale, a meno che il continuo contrasto alla immigrazione clandestina non porti consenso ai governanti di turno o -peggio - che la situazione attuale non faccia comodo a troppi portatori di interessi illegali.
Come sempre l'avv. Campilongo con onestà intellettuale pone questioni spigolose che pochi di noi hanno voglia di affrontare. L'immigrazione e i suoi drammatici risvolti sono sotto gli occhi di tutti. L'immigrazione è un fenomeno che profondamente ha a che fare con la nostra vita e la nostra quotidianità. Banalmente quando tutti i giorni facciamo la spesa e mettiamo in tavola la frutta e la verdura del nostro "bel Paese" Basta guardare l'ultimo Makkox https://www.la7.it/propagandalive/video/il-cartoon-del-genio-makkox-basterebbe-una-volta-09-05-2020-324030 per capire come l'intero corpo di questo articolo, con le sue riflessioni ma, sopratutto con la sua proposta, sia una questione urgente da risolvere. Da risolvere non solo per gli immigrati di cui, evidentemente, a pochi interessa, ma per noi, per il futuro di questo paese che è inesorabilmente vecchio, e lo sarà sempre di più, senza scampo. Bisognerebbe lasciare da parte vecchi schemi mentali e anacronistici razzismi per vedere una risorsa laddove il miope vede solo un problema. Sopratutto bisognerebbe avere sempre un atteggiamento mentale come quello dell'Avv. Campilongo che ad ogni analisi propone, suggerisce, una possibile soluzione.