Perché preoccuparsi un po'​ di più per l'aumento delle imposte sul Patrimonio
fonte: Mazziero Research - dinamica debito pubblico italiano negli ultimi 12 mesi

Perché preoccuparsi un po' di più per l'aumento delle imposte sul Patrimonio

Ritorno su un argomento ormai noto da tempo ed oggetto del mio primo forte appello lanciato pubblicamente nel 2016 dopo la presentazione del progetto di legge 2830/gennaio 2015 sulla proposta di rimodulazione delle imposte di donazione e successione. Vi ritorno ora con una certa enfasi vista l’attuale evoluzione che sta coinvolgendo la nostra finanza pubblica, dinamica (negativa) che ha ricevuto una forte accelerazione a seguito del momento straordinario che stiamo vivendo (Covid-19) e lo sforzo in termini di politica fiscale che tutti i governi europei stanno affrontando.

deficit/PIL 2020 previsto all'11.3%

Il caso Italiano è emblematico, come ho riportato anche all’interno della mia tesi di laurea nel 2019, e ci vede ormai raggiungere un rapporto debito/PIL poco sopra al 160% (dal precedente 132%) con possibilità di arrivare il prossimo anno sopra il 170% se dovessimo ipotizzare un default (mancato pagamento) di circa un 50% di tutti gli ultimi prestiti concessi alle aziende coperti dalle garanzie pubbliche (queste ultime rilasciate con le misure di urgenza messe a disposizione in piena crisi Covid). 

un fatto del tutto rassicurante: l’importante campana protettiva del Recovery Fund 

Dall’altra parte non possiamo trascurare un fatto del tutto rassicurante dato dall’importante campana che il Recovery Fund ha creato a livello europeo in termini di stabilizzazione dei debiti pubblici nazionali creando un level playing field del tutto nuovo nel giudizio di affidabilità e sostenibilità del debito pubblico anche italiano; esemplari in tal senso l’ultimo giudizio espresso di recente dalle agenzie di rating sull’Italia (sorprendentemente rassicurante) e la facilità e la convenienza con la quale l’Italia riesce a raccogliere nuovo denaro tramite i BTP a tassi molto bassi. Tutti questi dati rassicurano i più preoccupati che temevano prelievi forzosi dai conti correnti o patrimoniali una tantum. Non vi sarebbero né le condizioni economiche né politiche (siamo in Europa e deteniamo euro) per misure eccezionali come quelle del 1992.

Ma occorre essere previdenti e prudenti e vi invito a leggere i passaggi successivi con molta attenzione affinché mi auguro siano spunto di riflessione

Come anticipato più sopra il tema sulla revisione delle imposte patrimoniali è noto da tempo, ma ciò che risulta importante in questo momento è prendere atto che in questi giorni ci troviamo ad assistere all’approvazione in parlamento di un ulteriore scostamento di bilancio richiedendo l’approvazione di un ulteriore deficit (dal 10.8% all’11.3%), misura così importante che non sarebbe fuori luogo vedere un’approvazione fra schieramenti politici non del tutto contigui

Il Recovery Fund europeo porterà forte ossigeno al nostro Paese nel 2021 prevedendo anche l’arrivo in Italia di nuova finanza europea (sotto forma di debito). Inoltre l’Italia, fra contributi versati al bilancio europeo e contributi a fondo perduto incassati dal piano Next Generation EU, risulta quale beneficiario netto di risorse aggiuntive. 

Le linee guide per ricevere queste importanti risorse prevedono non solo l’indirizzo di spesa delle risorse (che qui tralasciamo), ma anche un piano per rendere sostenibile il rientro dal debito.

Ipotizzare che la sostenibilità del rientro progressivo del debito negli anni sia affidato in misura preponderante all’esplosione del nostro PIL nel 2021/2022 e alla conseguente prosecuzione negli anni successivi di una crescita media annuale del PIL italiano sensibilmente sopra lo zero virgola, consentitemi di valutarlo come poco credibile (sono troppo abituato a leggere con chiave critica i DEPF documento di programmazione ed economica finanziaria e relativi aggiornamenti elaborati ogni anno dai vari governi, dove si presentano stime di PIL così positive e sensibilmente lontane dalla realtà da risultare imbarazzanti agli occhi di tutti tranne evidentemente di chi li redige e sorprendentemente anche di chi li legge in sede europea…) 

L’Italia, in questa fase straordinaria, non potrà esimersi (ahi noi) dal mostrare ai partner europei più impegno nel recepimento delle raccomandazioni esposte a più riprese nel tempo sulle proposte di riformulazione delle imposte sul trasferimento dei patrimoni (donazioni/successioni) ancora troppo lontane da quelle presenti negli altri paesi europei.

Iniziamo a focalizzare le eventuali aree di intervento partendo dalle aziende (viste anche le considerazioni espresse dalla Corte Costituzionale in materia, all’interno della sua sentenza 120/2020 del giugno scorso).

LA SUCCESSIONE / TRASFERIMENTO IN VITA DELL’AZIENDA E/O DELLE QUOTE SOCIETARIE

(...) Quello che la Corte sembra censurare non è tanto la disciplina agevolativa in sé, quanto il fatto che la stessa venga riconosciuta “prescindendo da qualsiasi considerazione delle dimensioni dell’impresa, di particolari congiunture economiche sfavorevoli o di indici dai quali sia desumibile la difficoltà dei successori nel corrispondere l’imposta”, sì da portare all’irragionevole conseguenza per cui “anche trasferimenti di grandi aziende, di rami di esse o di quote di società, che possono valere centinaia di milioni o addirittura diversi miliardi di euro, vengano interamente esentati dall’imposta, anche quando i beneficiari sarebbero pienamente in grado di assolvere all’onere fiscale”.

 Enunciazioni, queste, che fanno sorgere più di qualche dubbio in merito alla futura permanenza del regime agevolativo, quantomeno relativamente alle imprese di grandi (o medio-grandi) dimensioni. Resta da valutare come (e se sia effettivamente opportuno) distinguere tra realtà che possano beneficiare dell’agevolazione e realtà escluse (...)

Fatto questo breve excursus sulla vicenda (ad opera di Campeis) ricordo come gli attuali strumenti di passaggio in vita delle quote di partecipazione (nel caso della presenza di più aziende operative è bene che le partecipazioni di queste ultime siano presenti all’interno di una unica holding in capo alla proprietà) godano ad oggi di importanti agevolazioni:

Fra le principali:

·        la donazione della nuda proprietà (con assorbimento della franchigia in linea successoria);

·        il patto di famiglia (con il trasferimento di proprietà ed effettivo controllo in capo ai discendenti), con effetto cristallizzante e di neutralità lato franchigie;

·        il trasferimento controllato delle quote societarie nei caso in cui non si è pronti a trasferire l’effettivo controllo dell’azienda ai discendenti.

Occorre quindi porre particolare attenzione ed esaminare l’attuale posizione societaria in modo da valutare la presenza di soluzioni di passaggio delle quote di azienda approfittando dell’attuale quadro fiscale favorevole presente nel nostro Paese; quadro che abbiamo visto (ancora una volta) è troppo spesso oggetto di critica dalle più importanti Corti di giudizio sia europee che italiane.

Rischioso presumere che questo faro sulla normativa fiscale su donazioni e successioni in Italia possa essere ignorato in un processo di revisione complessivo della fiscalità nazionale, anche alla luce del nuovo importante supporto economico europeo proveniente dal Recovery Fund. Illudersi che alla fine, tutto l’indebitamento vecchio e nuovo che ci troveremo ad avere finirà per “confondersi” in un contenitore europeo più ampio in nome di una nuova Unione Fiscale o all’interno di un debito generale europeo “neverendig” (Eurobond), diventa rischioso. Pianificare rimane la soluzione più razionale perché gestire il rischio rappresenta la prima regola nella gestione del patrimonio, qualunque forma esso assuma.

LA SUCCESSIONE E IL TRASFERIMENTO DI DENARO ED INVESTIMENTI

 Accogliendo la proposta contenuta nel documento di legge citato all’inizio di questo articolo, secondo il quale i titoli di stato tornerebbero ad essere imponibili ai fini del calcolo dell’imposta di successione (lo sono già per quella di donazione), al momento i principali strumenti che rimangono esenti dall’imposta di successione sono le polizze di assicurazione, il fondo pensione (quest’ultimo lo ricordo con forte connotazione di protezione patrimoniale nei confronti di terzi); entro certi limiti gioielli e preziosi, autovetture, fondi di investimento e investimenti sotto forma di PIR.

Anche qui è verosimile attendersi che un intervento legislativo in linea con le raccomandazioni europee porti ad una rivisitazione delle attuali agevolazioni riservate a questi strumenti. In particolare per le polizze che oggi rappresentano lo strumento più efficiente unendo disponibilità delle somme, trasferimento esentasse, esclusione dall’asse successorio. Interventi restringenti si potrebbero applicare più probabilmente a contratti nuovi, lasciando inalterati i contratti stipulati in precedenza (?)

Risulta quindi importante munirsi, all’interno dei propri portafogli di investimento, di contratti assicurativi di investimento (ramo I, ramo III, ramo misto) dove non siano già presenti, nonché provvedere all’apertura di un fondo pensione, così come una posizione in PIR. Per quanto riguarda il fondo pensione non smetterò mai di ricordare quale strumento di investimento, protezione ed efficienza fiscale esso rappresenti non solo per i giovani ma anche per chi non ha ancora raggiunto il termine di meno 366 giorni al raggiungimento dell’età pensionabile prevista per legge. Per i meno giovani il fondo pensione, infatti, rappresenta complessivamente l’investimento sicuro più redditizio oggi presente (a patto di scegliere quello giusto); su questo ho già scritto un intervento fra gli articoli presenti su questo profilo linkedin.

Sul mondo polizze l’attenzione va in primis ai c.d. contratti di natura mista, ma anche ai contratti di ramo III (unit linked). I contratti di ramo I, totalmente a capitale garantito, tendono invece ad essere sempre più chiusi e costosi, mentre i più vecchi risultano difficili da incrementare.

Per i patrimoni più importanti accanto alle polizze può essere utile valutare anche il trasferimento del portafoglio titoli in modalità controllata. Articolo disponibile sempre fra quelli presenti in questo profilo linkedin.

Buona pianificazione. Filippo Bertacche

Filippo Bertacche

Consulente Finanziario e Patrimoniale con Riconoscimenti d'Eccellenza, Private Banking in Arzignano e Vicenza - Bertacche.it

3 anni

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