PERCHE' E' IMPORTANTE AVERE UNA UNA VISION?
È fondamentale per un’impresa formulare una vision e una mission. Queste due parole sono nella maggior parte delle volte la pietra miliare che va a costituire l’impresa. Non sempre sono enunciati per iscritto in un documento ufficiale anche se, oggi, sembra essere la norma. La spinta può venire internamente a seguito della necessità di una definizione che dia un’idea di unione alle varie attività dell’impresa. Ci sono poi moltissime definizioni e moltissimi modi diversi di interpretare queste due parole, non esistendo una regola scritta valida universalmente. Credo, però, che la più dettagliata e brillante analisi venga da Peter Senge nel libro The Fifth Discipline.
La visione
Potremmo chiamare l’idea imprenditoriale visione, la quale proietta nel futuro gli obiettivi di successo dell’impresa. La visione è la proiezione di uno scenario che il fondatore vuole vedere nel futuro e che rispecchia i suoi valori, i suoi ideali e le sue aspirazioni. Una visione non deve essere illusoria o immaginaria, tanto meno una manifestazione spirituale, bensì un’idea in merito a dove dovrà trovarsi l’impresa fra cinque o dieci anni. Le risorse strategiche di un’impresa possono essere messe in gioco e di conseguenza sfruttate al meglio solo quando si è capito chiaramente dove l’impresa sta andando. Solo così possono essere date le giuste priorità e il personale agirà come una squadra allineata piuttosto che come un ammassamento confuso perché, come ammoniva già il filosofo latino Seneca, “per chi non sa in quale porto dirigersi, nessun vento va bene”. La storia insegna che l’innovazione che si trova alle spalle di un grande progetto scaturisce nella stragrande maggioranza dei casi dall'individualità, da leader visionari. Ciò vale per il mondo aziendale come per le visioni politiche o religiose. Il Cristianesimo e l’Islamismo trovano la loro origine grazie a leader visionari. Giulio Cesare, Federico il Grande, Napoleone Bonaparte, Otto von Bismark e John F. Kennedy hanno avuto delle visioni politiche. Un importante ingrediente della visione è il coraggio. Se torniamo al bilanciamento tra la realtà e l’utopia, notiamo come il leader visionario debba accettare, a volte, di essere ritenuto dai suoi contemporanei un pazzo o un fanatico. Se pensiamo ad alcuni celebri esempi di vision non possiamo non citare Bill Gates il quale immaginava “un personal computer su ogni scrivania, e ogni computer con un software Microsoft installato”, oppure Henry Ford, il quale sosteneva che “i cavalli dovranno sparire dalle nostre strade”, o anche la Nokia che definiva così la sua visione: “mettendo in contatto le persone noi aiutiamo il soddisfacimento di un fondamentale bisogno umano di contatti e relazioni sociali”.
La visione personale procede dall’interno. È appunto la destinazione specifica, il quadro di futuro desiderato. Essa è concreta e tangibile e deve essere esplicitata all’intera organizzazione allo scopo di far comprendere ai suoi membri dove l’azienda voglia arrivare, al fine di condividere i successi. Come scrive Senge:
"Una visione condivisa non è un’idea. Non è nemmeno un’idea importante come la libertà. Essa è piuttosto una forza nei cuori delle persone, una forza che ha una potenza impressionante. Può essere ispirata da un’idea, ma una volta che va oltre – se è abbastanza avvincente da acquisire il sostegno di più di una persona – non è più un’astrazione. È tangibile. Le persone cominciano a vederla come se essa esistesse. Negli affari umani poche forze, seppur ve ne siano, sono altrettanto potenti di una visione condivisa."
Una visione condivisa è una risposta alla domanda “che cosa vogliamo creare?”. Le vision condivise sono rappresentazioni adottate dalle persone in tutta un’organizzazione. Esse creano un senso di appartenenza che permea l’organizzazione e dà coerenza alle sue diverse attività. La visione è realmente condivisa quando tutti i collaboratori dell’impresa hanno una rappresentazione simile e sono impegnati l’uno con l’altro ad averla. È di fondamentale importanza creare una vision condivisa all’interno dell’organizzazione perché così facendo i collaboratori si impegnano veramente, perché essa riflette la loro visione personale. Oltre a fornire l’orientamento, la visione ha la potenzialità di sprigionare energia e motivazione nella forza lavorativa. Visioni con le quali il personale si identifica danno un senso e un indirizzamento al lavoro, stimolando positivamente coloro che le condividono. Esse sprigionano un potere normativo. Si viene così a creare una forza gravitazionale che coinvolge l’intera azienda. Come scrisse Antoine de Saint Exupèry nel Piccolo principe: «se vuoi costruire una barca, non radunare i tuoi uomini per raccogliere la legna, dando loro ordini e ripartendo compiti, ma infondi in loro la nostalgia del lontano e infinito mare».
Inoltre, bisogna evitare di enunciare una vision negativa. Dire “che cosa vogliamo?” è diverso dal dire “che cosa vogliamo evitare?” per tre motivi:
1. la forza che potrebbe creare qualcosa di nuovo viene spesa a prevenire qualcosa che non vogliamo succeda;
2. trasmettono un messaggio di impotenza;
3. sono inevitabilmente a breve termine, l’organizzazione è motivata fin quando persiste la minaccia.