Piantatela di piantare alberi         (piuttosto lasciateli crescere)

Piantatela di piantare alberi (piuttosto lasciateli crescere)

Nella follia parossistica che nel nostro presente domina la soluzione dei problemi con il tocco di una bacchetta magica, sembra che avessimo sopravvalutato la questione del cambiamento climatico. Infatti, per risolvere davvero i problemi del climate change pare che basti piantare più alberi. Cosi si è espresso uno dei più innovativi centri di ricerca al mondo, l'ETH di Zurigo, che qualche giorno fa ha annunciato una scoperta geniale:

Procedere alla piantumazione di alberi, moltissimi alberi, è il sistema più semplice, più sano e meno costoso per poter ridurre nell'atmosfera la quantità del re dei gas-serra, il diossido di carbonio, la causa prima del surriscaldamento globale. 

Quanti ne servono? 500 miliardi (uno più, uno meno). E così, è partita una gara forsennata: in India ne hanno piantati 66 milioni in 12 ore, in Etiopia (record assoluto) 353 milioni nello stesso periodo di tempo.

Ora si preparano alla sfida anche Cipro e il Madagascar, che per adesso gareggia con un "misero" milione di alberi, tutti piantati il 29 luglio scorso. E l'agenzia UN Enviroment, teoricamente la massima autorità mondiale che dovrebbe curarsi del nostro eco-sistema, celebra l'evento come se fossimo vicini ad una svolta epocale.

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Quando il mezzo diventa il fine: visibilità non vuol dire utilità

Vi ricordate l'Ice Bucket Challenge? Si trattava di una sfida che è iniziata coinvolgendo vip e poi gente qualunque, al fine di sottoporsi ad una doccia gelata: obiettivo, raccogliere fondi per la ricerca di cure per la Sla. Pare che l'iniziativa sia riuscita arrivando a toccare la cifra di 100 milioni di dollari in donazioni. Nel contempo, l'intrattenimento ha superato la motivazione: non era chiaro quale fosse la ragione della doccia gelata, ma farla era diventato uno status symbol. Almeno in quel caso, bastava staccare un assegno o al limite far intendere che si sarebbe fatto...

Piantare un albero implica invece la responsabilità di immaginarne un futuro

Cosa vuol dire? Ad esempio che non si può piantare un albero per lavarsi la coscienza. Magari perché il proprio lavoro impone di distruggere quotidianamente parte del nostro ecosistema direttamente (es. industrie estrattive) o indirettamente (es. industria bellica). Altrimenti, si corre il rischio di confondere il mezzo (piantare un albero) con il fine (combattere il surriscaldamento globale): quest'ultimo richiede uno sforzo diverso.

Per arrestare la catastrofe ecologica, l'uomo deve rivoluzionare la sua comune esistenza socio-politica: passare dal "mio" al "nostro"
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Perché il mondo è sempre più invivibile per gli uomini

Le cause antropiche che hanno portato all'accelerazione dei cambiamenti climatici sono stranote. Tante sono le fonti sull'argomento ma per citarne una istituzionale ecco quali indica come principali la Commissione europea:

  • La combustione di carbone, petrolio e gas produce anidride carbonica e ossido di azoto.
  • Abbattimento delle foreste (deforestazione). Gli alberi aiutano a regolare il clima assorbendo CO2 dall'atmosfera. Abbattendoli, quest'azione viene a mancare e la CO2 contenuta nel legno viene rilasciata nell'atmosfera, alimentando in tal modo l'effetto serra.
  • Lo sviluppo dell’allevamento di bestiame. I bovini e gli ovini producono grandi quantità di metano durante il processo di digestione.
  • I fertilizzanti azotati producono emissioni di ossido di azoto.
  • I gas fluorurati causano un potente effetto serra, fino a 23 000 volte più forte dei quello provocato dalla CO2

La visione meccanicistica della nostra contemporaneità

Nel suo ultimo libro ("Il Pianeta di tutti. Come il capitalismo ha colonizzato la Terra", ed. Feltrinelli, 2019) il grande fisico indiano Vandara Shiva, bandiera della biodiversità e dei diritti umani, descrive la mentalità meccanicistica che a suo dire ci ha portato al collasso climatico:

"La mente meccanica esternalizza i costi sulla società e sulla natura attraverso la sua artificiosa narrazione incentrata sulle idee di conquista, dominio, progresso. Separa la "causa", ossia il sistema strutturalmente violento, dall'effetto di questa violenza e dei danni causati alla natura e alle persone"

Insomma, piantare alberi serve a compensare tutti gli altri effetti negativi, le esternalità, del nostro sistema economico? Sembra una mentalità del tipo: inquini molto? Compra certificati "green" e continua pure a contaminare, inquinare, avvelenare l'ecosistema come meglio credi. Lavori per un'azienda che produce mine antiuomo? Beh, ricicla la plastica e hai fatto il tuo. Fai volontariato nel tempo libero? Allora puoi continuare a generare materiali insostenibili nel tuo tempo lavorativo. E' un dissidio tra pubblico e privato, tra personale e professionale, tra digitale e reale. Come se il bioequilibrio planetario non fosse un unicum, ma una macchina fatta da tanti pezzi che basta sostituire. Come se il Pianeta non fosse vivo, ma solo un puzzle di esistenze disconnesse. Come se bastasse piantare miliardi di alberi in qualche giornata piena di buona volontà per impedirne la loro distruzione in futuro. Sarebbe bello, ma purtroppo...

la cura dell'ecosistema non ha le regole di una "social challenge"

Chi si prenderà cura degli alberi piantati?

Cosa pensereste di qualcuno che fa tanti figli e quindi li abbandona? Ecco, gli alberi sono esseri viventi: non sono bambini ovviamente, ma meritano rispetto. E la loro esistenza richiede una - minima - tutela. Perché la vita non si esaurisce in una sfida digitale: è un impegno reale. Prima infatti di piantare nuovi alberi, bisognerebbe tutelare le foreste esistenti: in questi giorni si parla molto delle politiche di "sfruttamento ragionevole" del presidente del Brasile Jair Bolsonaro al "polmone verde" dell'Amazzonia. Ma sono le corporations che stanno globalmente attaccando l'esistenza delle nostre foreste (e magari si nascondono finanziando la semina di nuovi alberi a tempo di record).

E in ogni caso, la quantità non è qualità: basti pensare che negli ultimi 250 anni la superficie di boschi e foreste è aumentata del 10% in Europa, eppure assorbe 3 miliardi di tonnellate di Co2 in meno. Perché le foreste conifere, che hanno sostituito le decidue rendono meglio per fini economici, ma assorbono meno anidride carbonica.

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Le radici del nostro futuro si alimentano di coraggio

Il cambiamento climatico causa disagi inediti, crea sofferenza reale: necessita attenzione, ha bisogno di soluzioni concrete. E' un problema che merita di essere trattato con rispetto e affrontato con coraggio. Per questo, dovremmo agire sulle reali soluzioni per impedire il collasso della vita umana sul Pianeta. Il cambiamento climatico non è risolvibile con una soluzione tampone: necessità di un cambio socio-economico dell'umanità. Di una rivoluzione del pensiero, che porti a prendersi cura degli alberi per tutta una vita, ad impedirne l'estirpazione per profitto economico. Partiamo da questo concetto:

Preserviamo ciò che abbiamo, prendiamoci cura del nostro ecosistema

Farlo non è uno show: è un impegno reale. Tornando all'iniziativa da offerta della Carrefour per la raccolta punti della spesa "Pianta 500 miliardi per salvare il mondo", suggerisco di ricordare la frase del filosofo cinese Lao Tsu:

 Fa più rumore un albero che cade di un'intera foresta che cresce 

La metafora è calzante non per le piante, ma per l'attitudine: il cambiamento reale è silente, è sacrificante, è scomodo. E non si esaurisce in una sfida di 12 ore. Per cui, piantiamo milioni di alberi se poi saremo in grado di prendercene cura. Ma nel frattempo, è il nostro sistema socio-economico che necessita di una profonda rivoluzione: tanto per cominciare, prenderci cura degli alberi che già esistono. Sarà un cammino lungo, drammatico e lontano dai riflettori. Se però riusciremo ad intraprenderlo, potremo davvero porre nuovi semi: con l'impegno reale di piantarli per vederli crescere. E con questa consapevolezza, sarà allora utile e meraviglioso piantare milioni di alberi anche in poche ore: perché lo faremo con l'impegno di tutelarne la crescita.

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Sapete qual è la prima indicazione degli esperti per riacciuffare la sostenibilità umana sul Pianeta? Fare meno figli. Ma nessuno chiede davvero di farlo, perché non si può impedire la vita. Allora, se è vero che un albero è un essere vivente, il fine dovrebbe essere curare chi già esiste o sta nascendo: non renderlo solo uno strumento per la vita di chi distrugge altra vita. Perchè la vita non può essere un mezzo: è il solo ed unico fine.

Maddalena L. M. Brunasti

COORDINATRICE E COMUNICATRICE di attività, iniziative ed eventi socio-sostenibili

3 anni

leggo adesso / oggi ( 15 OTTOBRE 2021 ) ... e penso : proprio quello che è successo nel frattempo ( ... "fatidico" 2020 ... ) ha "mostrato e dimostrato" che di fronte al "doppio senso" indicativo di PIANTARE bisogna fermarsi, capire in quale - delle due - direzioni andare ... e schierarsi - concordo appieno sulla scelta Gianluca Schinaia

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