Piccola guida dei luoghi del cuore (4)
Arriva sempre l’ultimo giorno, nei viaggi, e in quelli brevi, forse, si sente maggiormente. La mia è stata una rapida escapade verso luoghi parigini che conosco e amo, ma anche verso scoperte genuine in quel modo di vagare che si ha quando ci si perde in luoghi conosciuti ma, che alla fine, si ha l’occasione di sperimentare nel profondo solo raramente.
L’ultimo giorno ho deciso di restare a Gambetta, dove ho alloggiato, e di andare al cinema a vedere un film di animazione che volevo scoprire da tempo, ma che in Italia non è più alla affiche.
Si tratta di Flee, intervista/documentario in lingua originale in proiezione mattutina, in una sala cinematografica immersa nel buio e nel silenzio, oltre che nella quasi totale solitudine. Sono sprofondata nella poltrona rossa e ho ascoltato parole che non capivo, accompagnata dai sottotitoli: mi piace sempre tanto, il fatto di perdermi in lingue sconosciute, e di leggere le piccole frasi in basso sullo schermo, mi immerge in un’atmosfera nuova ogni volta, perché è una sorta di piccolo viaggio nel viaggio: nella storia, nell’idioma, nel suono di cose che non so.
Uscita dal buio del cinema mi sono ritrovata in una Place Gambetta assolata, tra il fioraio e il negozio, profumatissimo, del tè sfuso, ho comprato i macarons e sono ripartita verso casa, che si trova a due passi dalla Campagne à Paris. Questo piccolo borgo nel 20° arrondissement è bellissimo, e sembra di essere in un paesino che nulla ha a che vedere con la metropoli monumentale piena di ori e stucchi che spesso immaginiamo pensando a Parigi (cft. Piccola guida (2)). Le casette a schiera e piene di fiori che costeggiano questa parte del quartiere erano, un tempo, riservate agli operai che vivevano nei sobborghi della città – ora l’arrondissement in questione fa parte dei 20 totali, ma è stato l’ultimo ad essere annesso – , costruite su antiche cave sotterranee.
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Il 20° arrondissement confina con il 19° arrondissement, dove, oltre ad esserci un parco bellissimo, quello delle Buttes-Chaumont, c’è un quartiere simile alla Campagne à Paris ma molto più esteso, il quartiere della Mouzaïa, popolato di piccole strade piene di casette a schiera e di verde. Anche queste erano abitazioni riservate alla classe operaia, che aveva stipendi modesti ma diritto ad una casa con giardino e alla propria indipendenza, in lotti di terreno gli uni accanto agli altri, attualmente ricchi di charme e di fiori e piante che ricoprono gran parte dei passaggi pavimentati - alcuni, ancora, con i sanpietrini dell’epoca.
Questi due villaggi così affascinanti fanno parte di quella faccia nascosta della città che il più delle volte non scopriamo mai, ed è un peccato: pare di essere in un luogo altro, si passeggia nella calma e si possono osservare particolati architettonici originali che accendono l’immaginazione.
Prima di rientrare, la Mouzaïa mi ha consolata, e mi ha fatto accettare il fatto che i viaggi finiscono ma che le belle esperienze restano a comporre lo sguardo che posiamo su tutto quello che ci circonderà, anche altrove.
Vi auguro di poter scoprire questo angolo di città, ricolmo di bellezza semplice, e di tornare a casa con ancora tutto lo stupore e la meraviglia che Parigi offre, impigliati negli occhi.
Buon rientro, e buon viaggio, per chi viene e per chi va.