In pratica, empatia
L’empatia è una capacità personale, probabilmente innata nell’individuo, che si può coltivare, sviluppare e trasmettere. Credo che sia una caratteristica fondamentale non solo nella vita privata, ma anche in quella professionale, perché implica comunque una relazione tra individui e un reciproco scambio.
Perché quindi mi soffermo su questo aspetto? La motivazione è semplice: perché per creare rapporti stabili, con delle basi di fiducia, è necessario mettersi nei panni dell’altro, anche durante un brainstorming o un progetto di routine.
Questo, nell’ambito del brand management, è un fattore che fa la differenza, perché l’ambiente di lavoro e la crescita personale dei collaboratori influiscono molto nella percezione interna dell’azienda e quindi determinano come la comunicano verso l’esterno, ricoprendo idealmente il ruolo di “brand ambassador”.
Secondo la mia esperienza, sono tre le cose da mettere in pratica per stimolare e trasmettere empatia: il rinforzo positivo, che include approvazione, appagamento e attaccamento, l’umiltà e l’interesse nei confronti degli altri.
Riconoscere il merito ad una persona non equivale ad una pacca sulla spalla, ma più a stimolare la persona e fare altrettanto con i colleghi. Essere umili, invece, è una ricchezza per il team, perché non ci sono sovrapposizioni di ego e tutti hanno modo di esprimersi, sfruttare le proprie competenze ed emergere con il proprio spazio. Infine, l’interesse dimostrato in conversazioni private o di lavoro, non solo crea coesione, ma permette anche di captare segnali di debolezza e di poter offrire un aiuto in tempo.
Credo che i miei nonni riassumerebbero tutto questo in “essere buoni” e, semplicisticamente, è proprio così. L’empatia è una delle forme più strategiche di comunicazione e applicarla dall’interno, permette di creare delle abitudini comportamentali per farlo anche verso l’esterno, creando un circolo utile e....buono.