Produttori in difficoltà. Interverremo ancora sul fondo filiere, sui crediti d’imposta e sulle garanzie di Ismea
La mia intervista a MF Milano Finanza
Di Andrea Pira
I due appuntamenti, Cibus a Parma e Macfrut a Rimini, si svolgono mentre il tessuto produttivo deve fronteggiare le conseguenze della crisi ucraina. In che modo il governo, anche con il nuovo decreto aiuti, sta venendo incontro ai bisogni delle aziende?
Il settore agroalimentare, in particolare i produttori agricoli sono in grandissima difficoltà per gli aumenti del costo del fattore energia. Anche con gli aumenti dei prezzi al consumo non riescono tuttavia a recuperare i rincari, in quanto la grande distribuzione trattiene gli aumenti che non arrivano ai produttori primari. C'è tensione su tutte le filiere. Per questo ci saranno strumenti orizzontali per contenere il caro-energia, intervenendo sulle accise, con un aumento del credito d'imposta, sul costo del gasolio. Puntiamo inoltre al rifinanziamento del Fondo filiere, con il quale siamo riusciti a intervenire velocemente a sostegno di quelle più colpite, ad esempio per il comparto lattiero-caseario. Saranno poi rafforzati gli strumenti di garanzia e il raggio d'azione di Ismea.
Si parla molto della diversificazione delle fonti di approvvigionamento energetiche. Una tale strategia è possibile anche per le materie prime agricole?
La grande differenza è rappresentata dalla presenza di grandi player nel mercato energetico, che facilitano la ricerca di nuovi fornitori. L'Eni ha accompagnato il presidente del Consiglio e il ministro degli Esteri nelle missioni in Algeria, Angola, Congo. Nel campo dell'agroalimentare non esiste un tale attore pubblico che va a comprare materie prime all'esterno. Sono le aziende stesse a rivolgersi a singoli Paesi. Occorre però sottolineare che i mercati non sono in sofferenza per la carenza di prodotti. Ci sono fenomeni speculativi e di aumento dei costi, ma dai monitoraggi sia a livello nazionale sia europeo non emerge preoccupazione sulla quantità degli stock, finora intatti. Certo si lavora nella Ue per aumentare la produzione, soprattutto cerealicola. Tuttavia i dati sulle importazioni di materie agricole e fertilizzanti non preoccupano.
Neppure per i fertilizzanti, nonostante l'importanza della Russia?
La Russia è sicuramente un grande produttore. Ma contiamo su un buon apporto da Belgio, Germania, Marocco. Nel decreto Taglia prezzi è stata inoltre inserita una norma sul digestato equiparato, riconoscendone il valore fertilizzante.
Uno dei temi di confronto, in questo momento, è la destinazione d'uso dei terreni, per produrre energia o per l'agricoltura. Ritiene possibile un punto di equilibri?
È evidente che nel momento in cui esiste un problema sui mangimi o per la zootecnia è difficile pensare di aumentare le produzione di mais per il biocarburante. Si può pensare a un approccio di economia circolare, utilizzando gli scarti a uso energetico. Lo sviluppo del fotovoltaico è una priorità, ma prima di pensare al consumo di terreno agricolo, occorre riempire le superfici antropiche come strutture aziendali ed edifici pubblici.
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Considerato l'attuale quadro è possibile un rinvio della nuova Politica agricola comune?
A livello europeo ci stiamo muovendo con eccessiva lentezza. Non si vede la volontà di prorogare l'attuale programma d'azione, rinviando l'applicazione del nuovo. Si dice di voler tenere conto delle condizioni del momento, ma manca la volontà di dare spazio nazionale sui piani. Oggi è difficile guardare alla programmazione con gli occhi di qualche mese fa. Ritengo tuttavia che non vada stravolta. Per questo, in solitaria tra i ministri Ue, ho sollecitato la proposta di concedere un anno in più per la transizione. Meglio attendere un attimo che dover rimettere tutto in discussione più avanti.
In questo quadro che ruolo può giocare la finanza a sostegno dell'agricoltura?
In un momento in cui le imprese hanno un forte indebitamento legato alle conseguenze della pandemia e nel quale riprendono i pagamenti delle rate con la fine delle moratorie, il primo elemento critico è rappresentato dalla liquidità. Facciamo già molto con gli strumenti messi a disposizione da Ismea. Forse c'è necessità di semplificazione.
I fondi possono giocare un ruolo?
Sta per partire il fondo agritech di Cdp, con la collaborazione di BF. Si tratta di un elemento importante per attrarre fondi di private equity all'interno del comparto. Non ho pregiudiziali, anche verso soggetti esteri. Serve però valutare gli obiettivi che si pongono e che non siano in contraddizione con tempi dell'agricoltura.
Servono correttivi al Pnrr?
Non per quanto riguarda gli obiettivi. Le cinque misure di nostra competenza sono funzionali in questo momento di fragilità, Parlo dell'agrisolare, della modernizzazione del parco macchine, della logistica, con conseguente riduzione de costi; degli interventi sui bacini irrigui e dei contratti di filiera, previsti dal fondo complementare, per permettere il trasferimento del valore aggiunto ai produttori. Esiste invece un problema con gli aumenti dei costi. Se abbiamo a disposizione 1,5 miliardi per un obiettivo di 0,48GW, il raddoppio del costo dei pannelli solari non permette di raggiungere i target. Stiamo parlando di un fenomeno che precedere il conflitto ucraino. Con ingenti risorse europee a disposizione anche i prezzi avevano già iniziato a lievitare.
Con il rispetto dei tempi siete in linea con il programma?
Abbiamo avuto qualche ritardo sui contratti di filiera, che comunque sono parte del fondo complementare. Ma abbiamo recuperato ed abbiamo firmato il quinto bando. Per quando riguarda l'agrisolare siamo riusciti a inviarlo a Bruxelles con tre settimane di anticipo. Siamo in attesa del via libera.
Sei miliardi per gli aiuti sono sufficienti.
Non si può pensare che in questo momento una dotazione per il 2022 di sei miliardi sia sufficiente. Servono cifre più importanti che vanno reperite in tutti i modi possibili. Nelle pieghe di bilancio o aumentando la tassazione sugli extraprofitti degli operatori dell'energia, ho proposto di arrivare almeno a un 25%. Inoltre, reputo il rischio di uno scostamento di bilancio inferiore al rischio di perdere parte del nostro tessuto produttivo.
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2 anniLEI SCRIVE IL SUO IMPEGNO PER IL GOVERNO .LEI DEVE SCRIVERE IL SUO IMPEGNO PER IL POPOLO SBAGLIAYO MINISTRO LA CORREGGO IL POPOLO E IL GOVERNO SENZA POPOLO NON CE GOVERNO MINISTRO OPPURE SBAGLIO..MI DICA LEI . CAPO TI ELEGGONO NON TI ELEGGI SBAGLIO .MA NON E' riferito a lei giusto per dirle addrizzi il tiro .lei propone il popolo dispone ancora questo concetto per alcuni di voi minust8 non vi è chiaro .quale governo lei scrive il popolo e il governo e il popolo che decide scriva bene grazie corregga può essere frainteso da qualcuno che non sa i sacrifico che fa.grazie ma mi risponda grazie aspetto..con curiosità e mi dica pure dove sbaglio che mi correggo. Chiaro accetto consigli da tutti .umiltà ma tanta esperienza sul campo di battaglia da generazioni. Grazie attendo risposta.da lei solo da lei non dai suoi scriventi oppure segretari pagati dai cittadini..chapeau☮️🤝☮️❤️🤝☮️❤️🇮🇹🌍🇪🇺🇪🇺
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2 anniMinistro le consiglio vada nelle serre in Sicilia a giugno A 40 gradi dalle 07.00 a sera poi si guardi la faccia le mani e veda se la riconoscono tutti il giorno poi veda il risultato che da la GDO per i produttori veda i ricavati veda i prezzi di vendita consideri tutto i costi industriali di distribuzione e logistica se vuole gle li dico io in base alla distanza ,un pezzo di pane per tutti in proporzione al rischio di investimentoe poi mi dica come risolve il problema .se non lo sa mi chiami e la indirizzo io. PER NON PARLARE DELLE schifezze che ENTRANO da tutta l!'europa che cannibbalizzano🇮🇹 il made in italy🇮🇹 intervenire .non con le cure .ma con la prevenzione .capire che tempo faRA' PRIMA NON DOPO chiaro .curare e troppo facile intuire il rischio di impresa li e la differenza TRA ministro e minestrone chiaro .lei sa cosa fare perché non lo fa per GLI ITALIANI .così . manda sull astrico famiglie lavoratori trasportatori e tutti aumentate anche la plastica, la benzina agricola ,e luce e gas e poi mi dica lei made in italy ma quale made in italy fatti non interventi a riparazione .Però ministro mi deve rispondete perché da lei voglio imparare e GRADIREI da cittadino una risposta guida grazie.🤝🌄🤝☮️🇮🇹.
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2 anniOk BENE . MA ESTIRPIAMO IL MALE .. altrimenti sono solo interventi a pioggia E GLI ITALIANI SI BAGNANO MA POI CHI GLI ASCIUGA SI CHE DANNO OSSIGGENO MA ILLUDONO TUTTI E TUTTO E SI RITORNA PUNTO E A CAPO I DATI SI PERCEPISCONO A PREVENTIVO NON A CONSUNTIVO E LEI MINISTRO E UN MAESTRO IN QUESTO... . PER SISTEMA PRODUTTIVO E DISTRIBUTIVO DELLA PICCOLA E MEDIA IMPRESA E ANCORA NILULLA DO CIO CHE PUO DARE IL MADE IN ITALY .E OCCHIO AD ALCUNE MULTINAZIONALI RUBANO IDEE MENTI E SCAPPANO E LASCIANO FAMIGLIE SENZA LAVORO E SENZA FUTURO.. BISOGNA SBATTERE I PUGNI ANCHE CON L EUROPA . DECISI I PIANI DI INERVENTO E DI SOSTEGNO LEI LI DEVE INVENTARE E DARE SUOI DEL PAESE .NON DEVONO ESSERE TECNICI MA CONDIVISI E ACCETTATI .ANCHE GENIALI ,E PERCEPITI NELLA VITA QUOTIDIANA ..CON IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITÀ DI VITA E DELLA SALUTE.☮️❤️☮️🤝☮️❤️🤝🌄
Pensionato - Banca d'Italia
2 anniI passaggi dell'intervista sono perfetti ma se vogliamo che la nostra agricoltura sia considerata un bene nazionale dobbiamo abbandonare il concetto che il contadino fa quello che può perchè c'è il cambiamento climatico. Ogni azienda agricola va resa indipendente, sia nel senso energetico sia nel senso idrico. Abbiamo dato l'acqua dei nostri fiumi all'industria e basta vedere come sono ridotti per tirare le somme. Ora bisogna prendere l'acqua dal mare depurarla dal sale e irrigare i nostri campi. Ogni tetto dell'azienda sia coperto da pannelli solari e dove c'è la possibilità la produzione di energia dalle biomasse. Collegare le aziende agricole al fine di fare filiere e creare sinergie e il Ministero DEVE attuare la vendita, prima i nostri prodotti e poi gli altri. Il maggior guadagno va dato all'agricoltore, il trasporto e la grande distribuzione non nostrana si deve arrangiare a vantaggio della nostra. La qualità se la vuoi la paghi. Per i fertilizzanti, uno stop agli scarti della trasformazione dei rifiuti, ci sono tantissimi prodotti sia naturali sia chimici migliori.
É necessario ripensare l'agricoltura italiana evidenziando la qualità dei ns prodotti che non è seconda a nessuno...affermare che i costi sono arrivati alle stelle è vero ed innegabile ma questo evidenzia una situazione critica pregressa...il prodotto italiano non è valorizzato a livello statale come dovrebbe essere...basti pensare che alcuni noti pastifici hanno grosse difficoltà di produzione perché non usano grano italiano...che senso ha tutto ciò?...pensare che il ns settore sia in crisi solo per i costi è riduttivo a mio parere...lo stato deve intervenire a 360°...