Populismo di sinistra ? Un commento all’ intervista di Chantal Mouffe su Le Figaro
Mario Savio (foto sotto) leader degli studenti californiani e' il padre di tutti i movimenti studenteschi degli anni Sessanta. Non era un operaio e pensava di entrare in seminario. Questo non impedi' che le lotte degli studenti a Berkeley acquistassero fin dall' inizio caratteri economici e di classe. Condannare l’ imperialismo americano in Vietnam, denunciare le lobbies delle armi, stigmatizzare la crisi di Cuba e la corsa agli armamenti, combattere il razzismo, e difendere la liberta’ di stampa erano azioni ispirate da precisi riferimenti alla distribuzione della ricchezza, e non soltanto da ideali pacifisti. In tutto l’ occidente sia i Movimenti Studenteschi militanti che i pacifici Figli dei Fiori erano accomunati almeno da questo: la critica radicale dell’ ordine economico costituito. Qualunque altra motivazione era successiva.
Anche quando nel picco di ‘benessere’ degli anni Settanta la distribuzione del reddito aveva raggiunto il minimo di diseguaglianza nelle societa’ occidentali mature (nord Europa e nord America) e la distanza economica tra le classi era o pareva ridotta, rimaneva tuttavia chiaro come l’ economia continuasse a giocare un ruolo fondamentale per spiegare le differenze sociali domestiche e internazionali.
Dagli anni Settanta a oggi il potere dell’ economia di spiegare i malesseri sociali e politici e’ senz’ altro aumentato: pressoche’ unanime e' il consenso nell’ identificare le cause della stagnazione attuale con le conseguenze del progresso tecnologico sull’ occupazione, con la globalizzazione nella produzione di beni e servizi, e con la conseguente perdita di potere d’ acquisto della classe media occidentale.
La categoria di ‘classe’ e' stata impiegata nell’ analisi economica ben prima che se ne impossessasse Marx. E' un attrezzo della disciplina: anche oggi e’ assai difficile analizzare gli aspetti fondamentali della realta’ economica senza ricorrervi: si tratti di organizzazione del lavoro, destinazione del reddito , intervento dello stato, politica monetaria, o abitudini di consumo. Il fatto che oggi si fatichi a identificare senza ambiguita' le classi all’ interno della realta’ economica contemporanea non e’ motivo sufficiente per concludere che sono scomparse, o che l’ economia ha perso il ruolo centrale nella spiegazione delle dinamiche sociali e politiche.
Chantal Mouffe insegna Teoria Politica all' universita' di Westminster. E' ispiratrice insieme ad Ernesto Laclau di una corrente di democrazia radicale ripresa per esempio dal movimento spagnolo di "Podemos". Mouffe ha recentemente rilasciato alcune interviste al quotidiano Le Figaro a proposito delle elezioni presidenziali francesi e del populismo. In esse Mouffe spiega che la sinistra marxista non ha capito i movimenti femministi, omosessuali , antirazziali ed ecologisti perche’ non sono facilmente riconducibili a interessi di classe. E questa discutibile premessa la porta a una tautologia idealista:
Selon Laclau et moi-même, il n'y a pas d'identité politique prédéfinie, le «nous» en politique n'existe pas antérieurement à sa construction.
Il suo corollario e’ un’ altra tautologia: la sinistra e’ quella che si auto-proclama tale.
La circolarita’ del ragionamento di Mouffe sembra dovuta al fatto che alla sua dichiarazione di realpolitik non fa seguito alcuna analisi della realta’ del sistema economico globale nel XXI secolo. Mouffe si limita a enunciare la fine delle classi, adducendo come prova la fine delle organizzazioni politiche che le hanno rappresentate.
Il y a des demandes démocratiques liées à des intérêts économiques, mais aussi toute une autre série de demandes démocratiques qui ne sont pas d'ordre économique.
Manca una analisi delle gerarchie del potere economico, che pure sono sotto gli occhi di tutti. E in particolare manca una spiegazione economica di alcune manifestazioni come la globalizzazione della produzione, l’ impoverimento della classe media, o la formazione di una casta politica internazionale sempre piu’ connessa al capitale finanziario e sempre piu’ dipendente dal progresso della tecnologia.
Nous ne mettons pas en question l'existence d'antagonismes liés à l'économie et aux rapports de production. Ce que nous avons remis en question avec Laclau, c'est la philosophie de l'histoire, la métaphysique marxiste du progrès et du privilège ontologique de la classe ouvrière.
Dunque la filosofia della storia post marxista secondo Mouffe non ha piu’ bisogno della categoria di rapporti di produzione: e' come se tecnologia, globalizzazione, e bassi salari non fossero categorie della produzione.
Tuttavia non tutto e’ criticabile in Mouffe. Ella correttamente osserva la disgregazione della classe operaia in mille rivoli di interessi particolari: questo e’ una conseguenza perversa del sindacalismo oltranzista, che nei momenti di crisi protratta ha la tendenza a trasformarsi in corporativismo, cfr. il SOREL maestro di Mussolini. In tale frangente Mouffe individua il bisogno di un minimo comun denominatore e agilmente lo rintraccia nella difesa di spazi fondamentali di agibilita’ politica:
Il est nécessaire d'avoir une base de consensus qui doit être fondée sur les valeurs éthico-politique de la démocratie pluraliste: liberté et égalité pour tous. Ceux qui n'acceptent pas ces valeurs ne sont pas des adversaires, mais des ennemis.
Tuttavia anche qui c’e’ una inversione del rapporto di causa-effetto: una base di consensi ampia e omogenea rende stabile la regola democratica, non il contrario. La democrazia non e’ un “regime” bensi’ un insieme di pratiche, di cui il suffragio universale e’ l’ espressione piu’ inclusiva. Funziona finche’ esistono forze significative che riconoscono e articolano i propri interessi con precisione sufficiente a farne oggetto di continuo dibattito e di periodiche decisioni referendarie. Come ha dimostrato Condorcet, le democrazie che funzionano meglio sono quelle a due poli: aristocratici e popolari, republicani e democratici, tories e whighs, partito comuista e democrazia cristiana. O (speriamo...) quelle che riducono a due i poli nel secondo turno, come e' il caso del sistema elettorale Francese.
Quando le classi economiche si frammentano, i partiti che le rappresentano smettono di essere polarizzati. Una analisi affrettata del fenomeno puo’ portare a confondere lo sgretolamento dei partiti con la prevalenza di motivi ideologici sugli interessi economici. In simili circostanze e’ giusto difendere il sistema rappresentativo, sempre per ragioni di agibilita’ politica. Ma non senza domandarsi perche’ sia in crisi.
Quando manca una risposta persuasiva, l’ eccesso di pragmatismo porta ad accettare elementi di tattica al posto di una analisi profonda. Talvolta cio’ avviene anche in maniera un po’ nahive: per esempio sostituendo l’ incapacita’ di coagulare interessi di classe omogenei con la necessita’ di trovare un leader carismatico.
Dans la mesure où le peuple est hétérogène, il faut un principe articulateur pour le fédérer. Dans la plupart des cas, la personne du leader joue un rôle important.
il successo del populista Trump sembra un buon esempio. A ben vedere pero’ e’ questione di cultura: ci sono culture (i latini per esempio) che si identificano con un individuo, e altre (gli anglosassoni) che si identificano con un’ idea, come Brexit o Make America Great Again. L’ amministrazione repubblicana non ha scelto Trump perche’ era un forte leader (infatti non lo e’), bensi’ perche’ Trump amalgama meglio di altri l’ insieme di interessi delle oligarchie che al partito republicano fanno riferimento. I republicani hanno scelto Trump con la testa. Al contrario, gli ex operai americani che hanno votato per Trump lo hanno scelto con la pancia.
Questo dovrebbe dimostrare che e’ assai pericoloso per i democratici confondere le passioni con gli interessi, perche' il populismo e' una minaccia alla democrazia: si sa dove si comincia ma...
L'ignorance des affects est l'une des grandes failles de la gauche et l'une des raisons pour laquelle elle ne parvient pas à comprendre le succès du populisme de droite. Contrairement à la droite, la gauche est très rationaliste et refuse de mobiliser les affects collectifs, ce que j'appelle les ‘passions'. Il faut reconnaître que les êtres humains sont non seulement des êtres de raison mais aussi de passions. En politique il y a une dimension affective très forte car les affects collectifs ont un rôle central dans la création d'un «nous». Cela explique l'importance du leader charismatique capable de mobiliser les passions.
Per spiegare l’ insorgere del populismo non e’ necessario negare il primato dell’ economia (e quindi degli interessi di classe) . E’ sufficiente osservare che le condizioni che favoriscono la pratica della democrazia si generano solo nei sistemi economici polarizzati, dove interessi contrapposti si coagulano in un piccolo numero di classi (idealmente 2), ciascuna composta da un grande numero di elettori.
Spostare il dibattito dal terreno dell’ economia al terreno della retorica e’ pericoloso: rende imprevedibile il risultato perche’ livella il campo di gioco.
Se e’ vero che il populismo emerge quando i rapporti di produzione causano uno sgretolamento delle classi sociali, quando il sistema rappresentativo democrático bipolare va in crisi e quando i mighty powers sperimentano altre forme di governance, allora la soluzione non e’ inventare nuove forme (retoriche) di aggregazione, bensi’ spiegare in modo comprensibile agli elettori le ragioni del loro disorientamento, e proporre vie alternative per mitigare la loro condizione. E' necessario ricostruire una maggioranza: e occorre farlo su interessi economici reali. Questo e’ il compito di una leadership socialmente responsabile. Obamacare e’ stato un buon esempio di questo processo.
Detto in altro modo, solo una classe popolare omogenea e numericamente forte riesce a imporre il rispetto della regola democratica. Occorre lavorare per ritrovare l’ unita’ non sulle passioni o sull’ amore per il leader, ma su elementi fondamentali di affinita’ economica e di tradizione culturale. Il resto sono strattagemmi populisti, rischiosi perche’ mettono entrambi i contendenti sullo stesso piano.
Tutte le citazioni sono dall' articolo da LE FIGARO, Chantal Mouffe la philosophe qui inspire Mélenchon, Par Alexandre Devecchio Mis à jour le 11/04/2017 à 18:28 Publié le 11/04/2017 à 11:12
Chantal Mouffe, la philosophe qui inspire Mélenchon, se livre en ...