Psicologia della gravidanza

Psicologia della gravidanza

A livello di senso comune, il periodo della gravidanza è rappresentato come un momento di massima realizzazione e felicità, a cui vengono attribuiti soltanto aspetti e valori positivi.

La narrazione dei mass media ha contribuito molto alla costruzione di un’immagine mitologica della gestante, ritratta sempre contenta, in grado di lavorare fino alla trentottesima settimana, infaticabile e dinamica. Questo mito ha generato non pochi problemi di adeguatezza alle donne e ha impedito alle donne una riflessione sul significato della gravidanza come momento di passaggio, come cambiamento di status inedito, rendendo le donne se non impreparate ad affrontare le difficoltà psicologiche che caratterizzano questi nove mesi, almeno incerte e insicure.

La gravidanza è un momento estremamente delicato e importante nella vita di una donna ed è caratterizzato da un vissuto psicologico, affettivo ed emotivo molto particolare poiché, fin dal momento del concepimento, si verificano una serie di cambiamenti significativi sia sul piano fisico, sia su quello psichico. Infatti, mentre tutto il corpo è impegnato nella gestazione del feto, hanno luogo anche una serie di cambiamenti psicologici che caratterizzano la gravidanza come una fase di sviluppo e, al tempo stesso, di crisi.

Questo processo trasformativo porta con sé una sorta di confusione relativamente alla propria identità, che si deve “riconfigurare” e trovare un senso di maggiore stabilità. Alla nascita fisica del bambino corrisponde, infatti, la nascita psicologica della mamma, che nella propria mente dà origine a una nuova identità e riprogettazione di ruolo (sociale, familiare, di coppia e personale): il senso di essere madre.

Diventare madre presuppone un adeguamento della propria identità nel passaggio dal ruolo di figlia a quello di genitrice. Il processo, che inizia con il concepimento, richiede di riorganizzare tutte le componenti psichiche che si sono sviluppate a partire dall’infanzia e che hanno caratterizzato la storia biografica della donna. In soli nove mesi la donna si trova a dover affrontare cambiamenti che coinvolgono totalmente il senso della propria identità, al fine di poter costruire una stabilità interiore e un’immagine di sé come madre, capace di strutturare uno spazio interno, chiamato dalla letteratura scientifica “grembo psichico”, in grado di accogliere il bambino e la relazione con lui. Questo processo così delicato è costellato da vissuti di gratificazione ed entusiasmo, ma inevitabilmente anche da sentimenti di angoscia, ansia e preoccupazione, che necessitano di un maggior bisogno di sicurezza e di affetto per poter gestire l’ansia che accompagna una trasformazione in cui la donna abbandona una condizione conosciuta per affrontarne una completamente nuova. Quindi, sia i cambiamenti biologici che quelli psicologici possono modificare l’umore della donna, anche quando quest’ultima in precedenza non ha mai sofferto di ansia o depressione, e comportano uno stato fisiologico di stress psicofisico, avvertito come difficoltà a riposare, presenza di problemi e preoccupazioni legati alla gravidanza, una maggiore suscettibilità nelle relazioni importanti e una maggiore sensazione di fragilità.

Purtroppo, le mutazioni sociali attuali non favoriscono sempre la possibilità di far affidamento a una rete parentale che svolgeva un’importante funzione protettiva in passato, lasciando così la donna sola a fronteggiare gli eventi e gli stati d’animo legati alla sua gravidanza. Pertanto, in tali condizioni, sarebbe saggio usufruire di un sostegno e di un accompagnamento psicologico, capace di aiutare la donna a sostenere con maggiore vigore un momento della vita particolarmente delicato, complesso e difficile.

Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altre pagine consultate