Psicostoria Organizzativa di un Oggetto che non c'era
Uccellumen

Psicostoria Organizzativa di un Oggetto che non c'era

Tutto parte dalla laurea di una delle mie figlie, evento per il quale la mia compagna decide di creare, oltre alle condizioni per un festeggiamento che vedrà decine di persone ubriache al termine di una bella giornata, una serie di oggetti che ricordino ai partecipanti l'evento. Come ogni donna che si rispetti, anche la mia è intrinsecamente apicale: lei decide, io eseguo.

Le bomboniere di laurea saranno delle civette in legno.

Per chi non lavora il legno, è difficile intuire cosa voglia dire realizzare sessanta civette in legno … scegliere il materiale, deciderne la forma, disegnarle in modo da ottenere la massima rapidità di realizzazione (le decisioni in famiglia avvengono durante gli ultimi giorni di un qualsiasi periodo che è sempre impegnativo … proattività vicina allo zero e decisioni come risultante della politica nostrana, soprattutto nella disponibilità di budget per eventi che non siano di tipo fiscale o di manutenzione ordinaria).

Decisa la soluzione (moglie apicale), si analizza la forma (moglie apicale e marito) e si passa all'operatività (marito) durante la quale, in un ciclo PDCA, ci si accorge che qualcosa è stato analizzato male e si debbono trovare soluzioni diverse o leggermente modificate. Mi rendo conto dopo poco che le dimensioni delle civette sono eccessive per poter terminare i lavori in tempo utile (è semplicissimo: durata di una lavorazione per numero di pezzi previsto e ti accorgi che sei fuori tempo … à la Ford, insomma).

Le prime cinque civette, già predisposte, vengono accantonate. Si ridisegna il modello in versione small e si procede con il taglio che, stavolta, permetterà di realizzare le sessanta civette in tempi previsionalmente accettabili a fronte della suddetta moltiplicazione.

Ma che fine faranno le cinque civette appena accennate e già abbandonate? Verranno riciclate come legna da ardere? O forse ne deriveranno dei soprammobili? … Come human resource trasferite o ancora non ricollocate, per intanto rimangono ammucchiate, una sopra l’altra, senza un fine ultimo, in un angolo del mio laboratorio. Come un qualsiasi manager, quando vedo del materiale con una storia (ma anche senza conoscerla), comincio ad ipotizzare: non tanto su quello a cui poteva servire nel momento della sua creazione, quanto sul come potrebbe essere utilizzato in funzione di qualcosa già esistente o da creare perché qualsiasi civetta, seppur di legno, ha il diritto di aspirare ad un ruolo sociale.

A proposito di management: la moglie di cui sopra, un mese circa dopo gli eventi raccontati, mi ‘propone’ di comperare ad un mercato dell’usato un vecchio lampadario in ferro battuto. Al lampadario mancano i paralume ma a lei non interessa: il lampadario costa pochissimo, dice (sì, ma i paralume costano un occhio della testa … questo ai manager si dice con delicatezza e se sono tua moglie è più semplice non dirlo). Il lampadario ha, effettivamente, fattezze interessanti e un bel gioco di cinque braccia in ferro battuto che si avvinghiano tra loro a formare uno spiraleggiante effetto tridimensionale. In attesa della sua futura collocazione (perché le mogli ti fanno acquistare l’oggetto ben sapendo che, un giorno, avranno l’ispirazione per sapere con esattezza dove metterlo … mentre i mariti lo saprebbero subito) il lampadario va a finire nello stesso angolo delle civette troppo grandi per essere bomboniere.

Dopo due giorni di ‘vicinanza’ finalmente ‘comprendo’. C’è un vecchio lampadario con cinque braccia. Ci sono cinque civette e il resto è banale, a parte una serie di lavorazioni più o meno complesse ma alla mia portata, necessarie a modificare alcuni aspetti derivanti dalla storia precedente dei protagonisti. Et voilà: nasce un lampadario con cinque braccia e cinque civette paralume (non marginalmente, anche senza cinque costosi paralumi da dover inserire nel ciclo passivo familiare).

Essendo un nuovo nato, la scelta del nome è d’obbligo. Ragiono partendo dalla sostanza del ‘quadro’ e andando per metonimie e metafore: civette, watt, lampadario, ferro, luce, lume, lumen, uccelli … penso a Ciwatt ma … proprio nei giorni della decisione, odo qualcosa di simile durante le primarie di un partito politico (ndr: erano quelle del 2013) … non voglio pagare il copyright oltre alle tasse che già mi han richiesto ed è così che arrivo a presentarvi, sottolineando la potenzialità sottesa all'intersezione tra due storie di apparente riduzione di utilità, il mio nuovo oggetto: Uccellumen.

Marcello Paraciani, da La Risposta è 42

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