Qualche riflessione post BTO su turismo, promozione territoriale, contenuti e storytelling
Quest’anno ho avuto il piacere di partecipare al BTO (Buy Turism Online) in veste di Synchronicity Teller, ovvero come membro del team ufficiale di blogger e storyteller dell’evento. Ho sempre seguito e nutrito interesse per questa manifestazione, che quest’anno era alla sua ottava edizione, ma non c’ero mai stata prima. Così, quando mi si è offerta la possibilità di candidarmi nel team ufficiale non ho esitato.
Le ragioni sono tante ma al primo posto metto il mio crescente interesse legato ai temi del marketing turistico e di destinazionesfociato nel mio progetto personale dedicato alla mia città. Guardando il programma poi, moltissime erano le tematiche che meritavano attenzione partendo da quelle più tecniche che facevano focus sugli strumenti di comunicazione digitale fino ad arrivare a quelle che riguardavano la promozione territoriale veicolata attraverso la valorizzazione dei prodotti (ne sono un esempio i panel dedicati almondo vino, che rimane uno dei miei ambiti d’interesse primario). L’offerta era davvero vasta tanto che mi sono trovata alle volte a dover scegliere quale panel andare ad ascoltare a scapito di altri che avrei voluto seguire.
Di seguito vi parlerò di 3 panel tra quelli che ho seguito e che ho scelto in base ai miei ambiti d’interesse professionale: contenuti, storytelling, vino, destination marketing.
I Signori del Vino
Il titolo del panel si ispira al un format TV dedicato al mondo enologico italiano, di cui Marcello Masi è co-autore. Qui, Masi è stato affiancato da Alberto Lupetti, esperto mondiale di Champagne, e da 2 portavoce di storie bellissime, una proveniente dalla Sicilia, raccontata da Arianna Occhipinti (Azienda Agricola Arianna Occhipinti) e l’altra dalla Valtellina, raccontata da Davide Fasolini (Dirupi – Vini della Valtellina).
Tutti gli speaker hanno concordato sulla situazione attuale legata alla promozione vitivinicola italiana.
Masi usa la parola “ortocentrismo” per indicare quella tendenza molto diffusa nel nostro paese di “badare in prevalenza al proprio orticello” e non essere capaci a costruire un fronte comune, una sinergia, che possa portare valore aggiunto a tutti, come è stato fatto invece in altre nazioni (ad es. Francia).
Arianna Occhipinti a tal proposito aggiunge una propria considerazione relativa al fatto che le cantine riesco a fare squadra probabilmente meglio con gli imprenditori lontani dal proprio territorio piuttosto che con quelli vicini con cui certamente la competizione è maggiore. Davide Fasolini però è ottimista: il mondo del vino è in fermento, si sta assistendo a un cambio generazionale e le speranze di mutare atteggiamento e crescere insieme agli altri possono diventare concrete.
Le cose, poi, stanno cambiando anche a livello della comunicazione del prodotto vino che deve essere sempre più legata al territorio e alle persone, che deve “ripartire dal basso” dando valore alle piccole cose, alle piccole realtà del nostro paese.
La trasmissione “I Signori del Vino” nasce dall’idea che per raccontare un territorio bisogna andare sul luogo, parlare cone le persone, immergersi in un’esperienza.
Lo stesso deve essere fatto nell’ambito della comunicazione e promozione del vino il cui obiettivo è portare alla vendita del prodotto, ma anche del suo territorio e lo si può fare solo se si estrae valore.
Secondo Masi, il rapporto tra agricoltura e turismo è molto stretto, il mondo del vino è parte integrante del settore turistico, che è dinamico ed in continua evoluzione. Dobbiamo rendercene conto e imparare a sfruttare queste potenzialità, oltre che comunicare diversamente il prodotto.
Minori di chi? Via dalla pazza folla, il turismo in cerca di originalità e le città minori
Uno dei panel che mi ero prefissata di non perdere assolutamente è stato quello dal titolo: “Minori chi? Via dalla pazza folla, il turismo in cerca di originalità e le città minori” con Silvia Barbieri, Head of Brand Communication FutureBrand, e Federica Olivares, Direttore scientifico City Innovation, Place Branding Lab/ALTIS Università Cattolica di Milano.
L’emergere dell’interesse da parte dei turisti nei confronti delle così dette “destinazioni minori” è un tema attualissimo. Avere la conferma di quello che per me al momento era solo una sensazione mi ha fatto un immenso piacere e mi ha confermato la validità del progetto che ho appena lanciato.
Nella presentazione di Silvia Barbieri, disponibile su SlideShare nel canale di BTO, ci sono tanti casi studio interessanti (tutti da approfondire) che sostengono la tesi della riscoperta di valori legati all’autenticità, alla quotidianità, alle cose semplici, all’esaltazione di un modello di vita che celebra la lentezza, il contatto con la natura, le esperienze vere.
Oggi stiamo assistendo alla crescita inarrestabile della “straordinarietà del quotidiano” che fa nascere la voglia di esperienze vere, locali e autentiche probabilmente per compensare l’ansietà del nostro modo di vivere che ci tiene sempre connessi e costantemente a contatto con milioni d’informazioni da decifrare.
La scoperta di “percorsi meno frequentati” e la voglia di calarsi in esperienze concrete in cui il turista imparare a fare cose nuove (fare e imparare) sono altri fattori centrali di un turismo che cambia.
Vivere una favola: lo storytelling come progettazione dell’accoglienza
L’ultimo speech di cui vi voglio parlare è quello tenuto da Mafe de Baggis e Filippo Pretolani (aka gallizio), fondatori di Pleens, dal titolo “Vivere una favola: lo storytelling come progettazione dell’accoglienza”.
Lo storytelling ha un ruolo centrale in una strategia di comunicazione di successo, di questo ne sono convinta e ne ho scritto spesso, Mafe de Baggis aggiunge un tassello a questo strumento potente che se abusato può innescare effetti non voluti: “lo storytelling si fa se non si vede”, è un qualcosa quindi che si deve vivere senza accorgersene. Ecco perché allora gli operatori turistici devono creare tutti i presupposti all’interno delle loro strutture per far sentire il viaggiatore il protagonista indiscusso della propria storia.
Concludendo
Trovo che questi 3 incontri che ho seguito al BTO2015 siano uniti da un unico filo conduttore: l’esperienza.
Vale per il mondo del vino, vale per le destinazioni turistiche, vale per gli operatori del settore turistico, vale per tutto. L’esperienza che si fa “vivendo” un prodotto, l’esperienza che si vuole far fare “vendendo” un prodotto. La comunicazione dell’esperienza avviene attraverso il suo “racconto”, lo storytelling appunto, che rimane uno degli strumenti più potenti nelle mani dei marketer della comunicazione.
Trovate l'articolo completo con link alle presentazioni e materiale disponibili sul mio blog.
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9 anniComplimenti stefania, articolo interessantissimo a prescindere dall'ambito di riferimento, uno spunto di riflessione per qualunque mercato.
CUSTOMER CARE DIRECTOR presso Coop Alleanza 3.0
9 annilo segnalo a Aurelia Pavel Carlotta Benini Elisa Ghirelli e Liuba Soncini con cui spesso abbiamo parlato di promozione del territorio e business.