Qualsiasi animale ne sa più di noi (Nez Percè)
Chi pensa che gli animali siano esseri inferiori a noi sembra avere una visione complessiva dell’esistenza a dir poco limitata. Queste persone sono incapaci di vedere bene il quadro d’insieme e non colgono l’influenza che gli animali hanno esercitato ed esercitano sugli uomini. Svolgendo delle ricerche mi sono imbattuto in una vasta gamma di opinioni nei confronti degli animali: si va da chi pensa che siano stupidi ed insignificanti (come le zanzare o alcuni altri insetti) a chi pensa che debbano servire l’uomo come schiavi e basta, a chi invece li rispetta o addirittura li venera. Gli esseri umani sembrano ragionare sempre per estremi, il che rappresenta un elemento positivo in quanto significa che di solito siamo in grado di cogliere tutti gli aspetti di una particolare questione, e da questa diversità di credenze e punti di vista derivano tutta una serie di opinioni, teorie e filosofie. D’altro canto gli uomini sanno davvero poche cose e invece si ergono con arroganza a grandi conoscitori del mondo e dell’universo; cadono molto spesso in errore e provano emozioni che possono generare bigottismo, odio, guerre, arrivando spesso a nuocere alla Terra, agli animali e ad altri esseri umani. Ho scoperto che le persone davvero spirituali di solito sanno cogliere tutti gli aspetti di una questione, sia quelli negativi sia quelli positivi. guardando la questione dall'alto e con un visone d'insieme assai più allargata. Capire qualcosa non significa crederci o condividerla, ma è conoscerla. La conoscenza che alimenta spesso la saggezza. Riconoscere e accettare il fatto che l’uomo, con tutti i suoi difetti e le sue idee, è l’unico abitante di questo pianeta a non essere perfetto, equivale a fare passi avanti dal punto di vista spirituale. L’uomo è sulla Terra per imparare ed è l’unico organismo vivente con questa caratteristica. Il pianeta Terra è “solo” una scuola temporanea per l’uomo e non la realtà definitiva. Gli animali non sono inferiori a noi, sono solo diversi. L’uomo ha sempre paragonato le altre creature a se stesso, convinto, nella sua ignoranza, di essere l’apice della creazione. Per questo motivo molte persone sono convinti che gli altri organismi non abbiano l’anima. Ma in realtà come facciano a saperlo? Siamo convinti di conoscere bene Dio e la creazione divina, da poter affermare che le anime non esistono in altre forme di vita? La sua natura imperfetta ha portato l’uomo a distruggere in modo del tutto irresponsabile molte specie animali e vegetali, a depredare il pianeta delle sue risorse naturali e a creare un ambiente caratterizzato da un inquinamento innaturale, dal quale non so se mai ci riprenderemo. Gli animali, viceversa, non hanno fatto nulla per nuocere al pianeta. Quelli che uccidono lo fanno solo per difendersi o sopravvivere. La maggior parte di loro contribuisce all’ordine naturale delle cose aiutando a mantenere il pianeta abitabile. L’uomo è l’unica creatura sul pianeta che ha stravolto l’equilibrio e continua a farlo in maniera sostanziale. La Natura cerca di compensare, ma non sempre ci riesce, e il risultato è quello che tutta l’umanità è in grado di vedere oggi.
L’istinto e le caratteristiche degli animali sono per molti versi superiori a quelli degli umani e questo è un fatto che spesso ci dimentichiamo o ignoriamo. Possiedono dei poteri che noi umani non abbiamo. Sicuramente non abbiamo la forza di molti animali; non sappiamo volare come gli uccelli, non siamo in grado di orientarci o sopravvivere in ambienti ostili; non sappiamo nuotare come pesci, le balene e i delfini; non riusciamo andare d’accordo in un branco come molti di loro fanno e soprattutto non abbiamo le capacità medianiche e terapeutiche degli animali in quanto questi ultimi sono puri, non hanno la mente offuscata dalle illusioni, dalle preoccupazioni e dai veleni tipici degli esseri umani. Vivono l’essere nel presente e il loro cervello arcaico è in stretta connessione con dimensioni altre, come l’aldilà ad esempio. Cani e gatti, solo per citare alcuni animali domestici, sono infatti in grado di vedere e sentire ciò che solo pochi eletti esseri umani riescono a vedere. In effetti a dirla tutta, gli esseri umani hanno molte debolezze. Soltanto la nostra intelligenza e l’invenzione di strumenti e armi ci hanno permesso di sopravvivere. Alcuni sostengono che l’uomo è superiore per via dell’intelligenza, ma giocando ad armi pari e tenendo conto delle sole doti fisiche, gli esseri umani non hanno la meglio su molte delle specie animali. É possibile che il nostro cervello sia superiore e che non abbiamo l’istinto quasi infallibile e i sensi acuti di alcuni animali, ma abbiamo la capacità di discernere e di iniziare a salvaguardare davvero gli esseri viventi e senzienti che coabitano il pianeta terra. Gli animali non sono necessariamente migliori o peggiori di noi, sono soltanto diversi, e dovremmo accettare il fatto che hanno il diritto di sopravvivere tanto quanto noi. E quindi abbiamo il dovere di rispettare soprattutto il compito che hanno di aiutare l’essere umano ad evolvere e ad imparare l’amore e altre virtù che solo loro riescono a darci.
Gli anima-li condividono tutto con noi: la casa, le emozioni, l’aria che respiriamo, la vita, … E dopo? Cosa succede ai nostri amici più i cari come ad esempio i cani, i gatti, i pappagallini, i criceti, ma anche i cavalli, le tartarughe, i pesci, le galline o le mucche, quando la loro esistenza terrena finisce? Ce lo siamo mai chiesto? Le mie ricerche e le mie "intuizioni", mi hanno portato a credere che anche per loro ci sia un’anima, per alcuni studiosi un'anima collettiva, perché anche loro possiedono una profonda dimensione spirituale. Sono convinto che sono su questo mondo per aiutarci, per accompagnarci lungo questo percorso di crescita e apprendimento che è la vita stessa. Non possiamo che esser loro grati. Se solo imparassimo ad osservare bene (o meglio) il comportamento degli animali, quante cose potremmo ulteriormente apprendere e quanta innovazione potremmo ancora promuovere! La nostra dimensione spirituale, come quella emotiva e psichica ne trarrebbero enormi benefici diventando delle persone migliori in grado di creare un mondo migliore in cui vivere e lavorare.
Il migliore amico dell’uomo, il cane, entra anche nei reparti pediatrici dell’Ospedale Bambino Gesù, come supporto terapeutico, grazie ad un nuovo progetto di Pet-Coaching. L’iniziativa che rientra nel concetto di pet therapy si chiama “Qua la zampa” ed è destinata ai bambini della Neuroriabilitazione della sede di Palidoro che stanno cercando di recuperare (o assimilare) la capacità di movimento che una malattia o un evento traumatico ha tolto loro. Tale progetto è realizzato grazie alla collaborazione con l’A.N.U.C.S.S. onlus (Associazione Nazionale Utilizzo del Cane per Scopi Sociali).
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L’interazione che si sviluppa tra bimbo e animale e il registro di comunicazione, non verbale, è a livello molto profondo, emotivo. L’amico a quattro zampe è un facilitatore (ecco perché si parla di Coaching) del processo riabilitativo (ecco perché si parla di Coaching): incrementa la motivazione al trattamento, aiuta i più piccoli a raggiungere gli obiettivi, è di supporto psicologico nella riduzione dello stress, li gratifica (ad esempio scodinzolando, facendosi accarezzare o porgendo la zampa) quando eseguono correttamente un esercizio e li accompagna verso l’arricchimento delle proprie competenze e nel recupero progressivo della propria autonomia”.
“Tutti i bambini con lesioni del sistema nervoso o che hanno problematiche sensoriali o motorie come emiparesi, tetraparesi o disturbi dell’equilibrio, posso beneficiare del "pet-coaching". Non è una terapia da intendersi in senso stretto del termine, ma di una attività mediata dall’animale che coadiuva potenziando il trattamento riabilitativo del bambino. Ecco perché l’ abbiamo chiamata “Coaching” in relazione alle capacità dell’allenatore di motivare e gratificare affettivamente l’atleta: in tal caso la relazione col cane aumenta la motivazione del bambino a dare il meglio di sé durante il training, migliorandone la performance psico-fisica e lo gratifica al termine dell’esercizio. Il coaching è dunque perfetto per la riabilitazione perché quest’ultima ottiene i maggiori risultati solo quando il paziente è realmente intenzionato a collaborare.”