Quando la geopolitica gioca in Borsa.
A chi telefoni quando il mondo sembra sul punto di saltare per aria e, con il mondo, rischiano di andare in fumo i tuoi investimenti? Cosa succede quando la geopolitica gioca in Borsa nell’era dei Big Data e dell’AI? Tutti dubbi che, legittimamente, stanno attraversando la mente degli investitori in giorni in cui le news sulla polveriera mediorientale e il conflitto russo-ucraino dominano il discorso pubblico.
Della valutazione dei rischi geopolitici si occupano, per ovvie ragioni, diversi membri dell’esclusivo Sancta Sanctorum dell’economia globale: dalla FED al Fondo Monetario Internazionale, dalla Banca Mondiale a S&P Global e Morgan Stanley, da J.P. Morgan a Black Rock, e l’elenco potrebbe continuare.
Le americane Symphony, Kryba e CyberGRX guidano invece la carica delle realtà di successo che del misurare il polso geopolitico del pianeta hanno fatto un business. E ci sono almeno altre 600 società concorrenti, AI-Powered e sparse in tutto il mondo. Geoquant, per esempio, nata a Tel Aviv ma acquisita da Fitch nel 2022, dichiara di aver "fuso la scienza politica con l'informatica" combinando dati e metadati con le valutazioni dei politologi per formulare previsioni con tasso di accuratezza – sostengono – del 76%, mentre Predata, fondata da Jim Shinn, docente di affari globali a Princeton, un passato da funzionario della CIA e da assistente del Segretario alla Difesa, a differenza di altri che si concentrano sui social media o sulle newsroom, si focalizza sull'attività umana sia sull'Open Web - ciò che i motori di ricerca standard indicizzano - sia sul suo lato sommerso e inaccessibile, noto come Deep Web.
Un approccio che sta facendo scuola è quello di Black Rock: il colosso guidato da Larry Fink ha condotto una analisi storica delle reazioni dei prezzi di diversi asset a 68 eventi geopolitici dal 1962.
Il catalogo delle quasi-Apocalissi compilato da Black Rock parte dalla crisi dei missili a Cuba nel 1962 e arriva alla Brexit nel 2020, includendo un buon numero di guerre da prima pagina (Vietnam, Sei Giorni, Yugoslavia, Golfo, Iraq, Afganistan), shock petroliferi (1973 e 1979), rivoluzioni di successo, come quella iraniana, o fallite, come la Primavera araba nel 2011, i crolli del muro di Berlino, dell’Unione Sovietica e delle Torri Gemelle, disastri come l’incidente al reattore nucleare di Fukushima, l’annessione russa della Crimea, le rinegoziazioni del NAFTA e la pandemia del Covid nel 2019.
Una delle conclusioni dello studio è che la risposta del mercato a shock geopolitici inaspettati è stata storicamente piuttosto modesta e di breve durata. I prezzi azionari tendono a subire un duro colpo e le obbligazioni salgono subito dopo, ma questi movimenti spesso si dissipano rapidamente. Un esempio clamoroso si registrò dopo gli attacchi dell'11 settembre 2001: l'indice S&P 500 scese di quasi il 12% nella prima settimana, ma il mercato azionario recuperò integralmente le perdite entro 25 giorni lavorativi dall'evento.
L'effetto degli shock geopolitici sui mercati globali tende a essere più acuto – e può essere più duraturo – nei mercati più vicini all'epicentro dell'evento, quando si verificano più shock contemporaneamente o il contesto economico è debole.
Ad esempio, lo shock petrolifero del 1973, quando l’embargo dell'OPEC fece quadruplicare il prezzo del greggio, avvenne sullo sfondo dello scandalo Watergate e con la disoccupazione americana ai massimi. Gli attentati del 1998 alle due ambasciate statunitensi a Nairobi e Dar es Salaam capitarono nel bel mezzo della crisi finanziaria asiatica e in contemporanea col default del debito russo, facendo collassare l’hedge fund LTCM, a dispetto di un board che schierava il fondatore di Salomon Brothers, John Meriwater, e due premi Nobel dell’Economia come Myron Scholes e Rovert Merton. La FED dovette coinvolgere 14 banche per evitare un contagio finanziario globale.
Ci sono tempeste che nascono all’interno del sistema finanziario, come quella innescata dal crollo di Lehman Brothers nel settembre 2008, o come la crisi del debito europeo nel 2010, con le preoccupazioni sulla tenuta finanziaria di Grecia, Spagna e Italia, che hanno avuto un impatto più profondo e duraturo sui mercati azionari. Nel primo caso lo S&P 500 calò del 57% dal picco dell'ottobre 2007 al punto più basso del marzo 2009, mentre nel secondo caso l’Euro Stoxx 50, che rappresenta i titoli dell'Eurozona, fece registrare cali di circa il 40% dal picco del 2007 al punto più basso del 2012.
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Le tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina hanno portato a oscillazioni significative dello S&P 500, con un calo di circa il 20% dal picco di settembre 2018 al punto più basso di dicembre 2018, mentre con lo scoppio della pandemia del COVID-19 l'indice S&P 500 è diminuito di circa il 34% dal picco di febbraio 2020 al punto più basso di marzo 2020. Questo perché i massicci stimoli governativi e gli interventi delle banche centrali hanno contribuito a una ripresa relativamente rapida in molti mercati.
Alcuni rischi geopolitici potrebbero aver un impatto attenuato sul mercato complessivo, ma un effetto enorme su titoli specifici. Questo può creare sia rischi che opportunità. Basta pensare al contraccolpo sulle azioni di un istituto finanziario vittima di un grave attacco informatico o ai benefici per un appaltatore della Difesa a fronte dei venti di guerra in Ucraina o a Gaza, laddove le industrie che dipendono dal commercio internazionale potrebbero dover affrontare non pochi problemi a causa delle sanzioni e delle interruzioni della catena di approvvigionamento.
Una cosa, peraltro, è dimostrare che i rischi geopolitici - molto più limitati in passato, anche durante la Guerra Fredda - hanno avuto storicamente implicazioni significative sul mercato. Altra cosa è come valutare il panorama geopolitico attuale e come i rischi futuri potrebbero ripercuotersi sui mercati.
Qui entrano in gioco meccanismi di early warning come il BlackRock Geopolitical Risk Indicator (BGRI) che misura il livello di attenzione del mercato rispetto a un determinato rischio in un arco temporale di 5 anni. L’universo di riferimento è costituito dalle key word che compaiono in articoli della stampa finanziaria, nei report di analisti e nel milione di tweet più popolari, ogni settimana, provenienti da account verificati su Twitter (oggi X) e associati ai rischi geopolitici. La seconda componente del BGRI misura invece il sentiment, ovvero il tono di un articolo, di un commento, di un post, attraverso un dizionario proprietario di circa 150 parole per il "sentiment positivo" come "strong" o "improve" e 150 parole per il "negative sentiment" come "dip" o "decline". Minore è l'attenzione che i mercati prestano a un particolare rischio geopolitico, maggiore potrebbe essere il potenziale impatto sul mercato nel caso in cui si materializzasse e viceversa.
Questo permette a BlackRock di identificare e analizzare il rischio, valutarne l’impatto sui mercati e definire le azioni da adottare. In altre parole un mix di analisi quantitativa e qualitativa permette di sottoporre i portafogli a stress test per verificare che l'assunzione del rischio sia deliberata, diversificata e adeguatamente quantificata. In alcuni casi, la probabilità di un evento geopolitico negativo può indicare perdite potenziali eccessivamente elevate rispetto agli obiettivi di rendimento di un portafoglio e richiedere strategie di copertura o di riduzione del rischio per mitigare il pericolo di ribasso.
Dall’inizio del conflitto con Hamas, il shekel, la valuta israeliana ha perso il 5% nei confronti del dollaro mentre il petrolio e l’oro sono aumentati del 10%. Un’inezia rispetto agli effetti della guerra del Yom Kippur 50 anni fa, quando il prezzo del petrolio aumentò del 300%, causando iperinflazione, stagflazione, una recessione e un prolungato ribasso della Borsa, ma anche l’introduzione dell’ora legale e del limite di velocità a 55 miglia orarie in autostrada, oltre a una completa ridefinizione delle politiche energetiche americane, allora dipendenti per il 70% dai Paesi dell’Opec. Le prospettive sarebbero diverse se l’Iran entrasse formalmente nel conflitto, visto che detiene il 4% della produzione globale di greggio, ma per ora anche lo S&P500 non si è mosso e continua a viaggiare a una quota superiore del 20% al minimo di un anno fa.
Insomma, quei cuori di pietra di Wall Street, come fa S&P Global che li ha concentrati nel quadrante a più elevata probabilità e a maggiore impatto, continuano a preoccuparsi di dilemmi geopolitici come la competizione strategica Cina-Stati Uniti, la possibilità di un attacco informatico di vasta portata e, udite udite, le conseguenze del cambiamento climatico più che della carneficina in corso a Gaza e in Israele.
Il punto è che le virtù divinatorie dell’AI, oltre a scandagliare con difficoltà l’oscurità della psiche di un Vladimir Putin, di un Kim Jong Un o di un Ali Khamenei, si misurano con una realtà ipercomplessa e di difficile interpretazione.
Il punto è che i mercati, anche nelle condizioni di correzione con cali non inferiori al 10%, hanno dimostrato nel tempo una resilienza a prova di geopolitica: dal 1974, l'S&P 500 è salito in media di circa l'8% nel mese successivo all'ingresso in territorio di correzione. E ha guadagnato in media il 24% nell'anno successivo.
Responsabile ESG Piani, Progetti e Reporting di Terna S.p.A.
3 mesiUn ripasso di oltre 60 anni di storia dalla prospettiva delle Borse: interessanti le analisi quali-quantitative e le previsioni. Va letto!