Quando Ratzinger mi tenne una lezione di teologia dal barbiere

Quando Ratzinger mi tenne una lezione di teologia dal barbiere

Ho conosciuto Joseph Ratzinger, che proprio oggi ha compiuto 95 anni, dal barbiere. Era la fine degli anni ’80 e il futuro Benedetto XVI era “soltanto” un cardinale, ma era già molto noto, in quanto prefetto della Congregazione per la dottrina della fede. Veniva dipinto dalla stampa come il nuovo capo dell’Inquisizione vaticana. 

Il mio barbiere era Lino, un pugliese con la parlata alla Lino Banfi. Non era proprio un artista delle forbici e del rasoio, ma era a 50 metri da casa mia, ma soprattutto era a 50 metri dall'ingresso vaticano di Porta Angelica. Insomma, era il barbiere dei pontefici per meriti toponomastici. Si lamentava che con Giovanni Paolo II guadagnava poco. "Si fa la barba da solo con le lamette usa e getta. Mi chiama solo per una spuntatina ai capelli". 

Nel salone di Lino andavano molti prelati, ma ci andava principalmente il clero vaticano di secondo piano, ci incontravo anche il signor Cherubini, un signore toscano logorroico che lavorava in Vaticano. Parlava sempre di questo figlio che avrebbe sfondato nella musica. A me pareva un gran fanfarone, finquando non capii che il figlio si chiamava Lorenzo e che usava come nome d'arte Jovanotti. 

Ma torniamo al mio incontro col futuro Benedetto XVI. Quando quel sabato pomeriggio, preso dalla fretta e dall'insolenza della gioventù, mi gettai su una delle tre poltrone da barbiere senza neanche vedere chi fosse in attesa, non immaginavo di avere rubato il posto al futuro papa. 

Lino mi diede uno sguardo più affilato di un suo rasoio. "C'era prima sua eminenza", mi disse indicando un prete che leggeva serafico "La Gazzetta dello Sport". Il sacerdote alzo là testa, fece un sorriso gentile e disse a Lino: "Non ho fretta, faccia prima il ragazzo". 

A quel punto Lino divenne insolitamente taciturno e insolitamente veloce. Intuii il suo disagio alla spazzolata finale leva capelli, quando mi sibilò sottovoce: "Sai a chi sei passato davanti? Al cardinale Ratzinger".

All'epoca Ratzinger era visto come l'arcigno e inflessibile custode della fede. La narrazione era più o meno questa: quando Giovanni Paolo II voleva aprire la Chiesa ai giovani e al mondo, arrivava Ratzinger a dire: "No, non si può fare". 

Possibile che quel cardinale che leggeva con interesse le notizie sportive fosse lo stesso raccontato dai giornali? Poco prima di andare via, sulla porta, come neanche il tenente Colombo con l'assassino, tirai fuori la faccia tosta. Con la sfrontatezza che solo i timidi riescono avere, fermai il cardinale Ratzinger e gli domandai di un tema che stava sulle pagine del giornale di quel giorno. Di che cosa? Troppo lungo da spiegare qui, quindi accontentavi. 

Lui, con estrema pazienza e dolcezza iniziò la sua lezione, mentre Lino mi guardava spazientito. Io feci una seconda domanda. Ratzinger rispose ancora, molto pazientemente. Poi, feci per articolare una terza domanda. A quel punto, Ratzinger mi mise una mano sulla spalla e mi interruppe col suo italiano da Sturmtruppen: "Figliolo, tu devi avere come premessa che Dio è misericordia infinita. Tutto il resto viene dopo". 

È stata la più bella lezione di teologia della mia vita. Quando raccontai l'aneddoto a un giornalista, molto vecchio e molto cinico, mi disse: "Probabilmente non sapeva come mandarti via e potersi finalmente tagliare i capelli".  

Comunque la pensiate, buon compleanno a Joseph Ratzinger  


 

Che bel pezzo Valter!!

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