Quando sarete di nuovo liberi

In questo periodo penso che chi più o chi meno stia sperimentando diversi livelli di stress dettato dal senso di pericolo che attenta all’integrità della vita, alla salute fisica e psicologica.
Ci si sente impotenti, impauriti, tristi, privati della libertà e in costante allerta.
Ciò che mette alla prova la resistenza e la capacità di adattamento è la presenza costante del fattore stressante.
Il fattore stressante è, per la maggior parte di voi e in questo momento storico, il nemico invisibile chiamato “coronavirus”.
L’angoscia sale ogni giorno di più perché si sente il nemico sempre più vicino e sempre più armato, mentre noi al contrario ci sentiamo sempre più nudi.
Questa profonda angoscia io l’ho provata nel 2016 a Juba. Il nemico è arrivato all’improvviso, come il coronavirus.
Nei giorni precedenti al suo arrivo c’erano state delle “avvisaglie” a cui nessuno aveva dato un peso importante. Si continuava così a lavorare, con le antenne dritte, ma in maniera normale.
Le cose poi sono peggiorate e così non ci è rimasta altra cosa da fare se non rinchiuderci e barricarci dentro 4 mura.
Fuori, il fattore stressante, erano uomini in carne ed ossa, con fucili e bombe niente affatto invisibili.
Provate a immedesimarvi, giusto per un momento.
Le quattro mura non bastavano a difenderci, le quattro mura erano la nostra mascherina protettiva: debole e penetrabile.
Immaginate i colpi di arma da fuoco, le bombe, i pianti e le grida proprio a poche centinaia di metri dalle quattro mura.
Ogni giorno, mattina, pomeriggio, sera, notte: ogni minuto senza tregua.
Immaginate di essere lì, abbandonati da tutti e tutto. Senza poter scappare, senza poter chiedere aiuto a nessuno.
Immaginate dopo giorni e giorni di inutile resistenza che gli spari e le grida sono proprio fuori dalle vostre quattro mura.
Il respiro che si blocca, il cuore che esplode e gambe, braccia improvvisamente paralizzate.
Immaginate le mura che esplodono e che ti trovi finalmente davanti l’incarnazione del fattore scatenante.
Non un fantasma ma una persona come te; con due braccia, due gambe, due occhi, due orecchie, una bocca e un cervello. Un essere umano che usa la sua stessa paura per annientarti. Un essere semi-pensante che solo perché si sente più forte di te, o solo perché ha un’arma in mano, ti costringe a inginocchiarti, a subire orribili oltraggi e ti obbliga a chiedere pietà alla vita.
Una persona che infetta la tua anima per sempre.
Non voglio angosciarvi più di quanto lo siate già ora ma vi chiedo di essere coraggiosi e mettervi veramente nei panni di chi soffre. Questo è il momento giusto per farlo perché lo state già sperimentando su voi stessi.
Quando questa emergenza sarà finalmente finita, non scordatevi di ciò che avete provato in questo periodo. Non scordate di come ci si sente privati della vostra libertà. Non scordatevi di come è enorme la paura quando ci si deve proteggere, senza nessun’arma, da un nemico furioso.
Non scordatevi delle migliaia e migliaia di bambini, donne e uomini che ogni giorno, dentro quattro deboli mura, devono combattere un virus spietato, mostruoso e mortale. Loro che non hanno nessuna via di fuga. 
Non è retorica questa.
Questa è vita.
Quando metterete un “like” lacrimevole su una immagine di una bambina terrorizzata dallo scoppio di una bomba, quando metterete un “like” compassionevole ad una storia di una donna ripetutamente violentata da soldati impazziti, quando metterete un “like” sconcertante sul numero delle vittime di una guerra, non muovete solo il dito ma agite veramente affinché
tutto questa finisca per sempre.
Tutti abbiamo il diritto ad essere liberi e felici.
Grazie per avermi dedicato un momento del vostro tempo.
Sabrina 


Per visualizzare o aggiungere un commento, accedi

Altri articoli di Sabrina Prioli

Altre pagine consultate