Quello che i cetriolini non dicono
Sono pochi giorni che lavoro come stagista alla D-Day Communication e lentamente sto iniziando ad abituarmi a quelle che sono le dinamiche quotidiane.
Non faccio solo le fotocopie, ma partecipo anche ai vari brainstorming per le campagne che sono in cartellone.
Se dovessi dirvi che ho una mia scrivania, forse non sarei proprio tanto sincero, però posso appoggiare tutto quello che mi occorre accanto a quella di Gloria, e questo mi basta.
Ho imparato negli ultimi due giorni un sacco di cose. Ad esempio, il suo indirizzo e numero di telefono che so praticamente a memoria, e anche quello che le piace mangiare durante la pausa pranzo.
Non che io l'abbia trascorsa con lei, ma ci sono andato vicino parecchio, nel senso che oggi senza farmi vedere l'ho guardata da una delle due vetrate laterali del pub LLI’. Mai visto nessuno usare così delicatamente una forchetta!
E di forchette stanno parlando anche Monica, il project manager dell'agenzia e Ludovico.
Quando entro nella sala, adibita a piccolo angolo del ristoro, per prendere un caffè (non per me ma per Olga, che oggi è davvero stanca) li sorprendo in una strana conversazione. Monica ha in mano un sandwich ripieno e lo mostra a Ludovico tenendolo a mezz'aria.
“Quello che dobbiamo capire bene è cosa metterci dentro”, gli sta dicendo.
Detto questo apre su di un piattino rosso di plastica le due fette farcite levando con la forchetta tutto quello che di buono c'è dentro.
“Monica, ti prego, ho appena finito di prendere un calice di bianco!”, le risponde un po' disgustato Ludovico.
“Ecco, vedi?”, mostra le due fette come se si trattasse delle tavole rare di Tutankhamon.
“Ora cerchiamo di comprendere come creare un sandwich unico, e che possa piacere a tutti”, afferma decisa.
Riprende allora un paio di cetriolini, la lunga e morbida lingua di prosciutto di Parma e le sbatte sulle fette come fossero cambiali da pagare.
“Non esiste quello che dici”, ribatte calmo Ludovico.
“Come non esiste?”, gli fa eco lei.
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“Sì, non esiste un sandwich che possa piacere a tutti. E’ logica”, afferma sicuro di sé l’altro.
“Noi siamo D-Day Communication e non esiste l’impossibile. Dimmi un target allora e io te lo farcisco”, rimonta Monica con entusiasmo da vendere.
“Monica, ho una riunione fra cinque minuti”.
“Ludovico, dimmi il target di riferimento”, ora sembra più seria.
“E va bene, facciamo allora…sedici anni”, sbuffa.
“Perfetto!”, e riaprendo le fette ci infila dentro anche il grana tagliato sottile che era rimasto orfano e le fette di formaggio aromatizzato con la foglia gigante di lattuga.
“Eccola qui, adesso abbiamo la bomba. Il sandwich che dentro ha tutto quello che serve per saziarti e farti venire anche una gran sete, ma soprattutto che ti dà l'idea di essere davvero figo!”, afferma lei con tono squillante.
“Come, essere figo?”, Ludovico sembra per un attimo essersi svegliato.
“E’ semplice, basta farlo addentare dal primo influencer a corto di euro, metterlo sui social e il gioco è fatto”, chiude soddisfatta.
“Geniale!”, dico io.
I due mi guardano come se si fossero accorti soltanto ora di me. Sorrido e a voce bassa li informo che ero entrato solo per prendere un caffè. Non mi rispondono ma mi fanno un cenno con la testa come a dire che lo avevano già capito. Cala un po' di silenzio. Monica ripone il sandwich e i due parlando ancora di altro si allontanano.
Quando escono restiamo da soli nella piccola stanza io e il super panino che dal suo piattino rosso sembra quasi chiamarmi. E di solito io non sento le voci.
La verità è che per guardare Gloria, da quell'angolo di vetrata, oggi poi ho dimenticato di mangiare, e non per essere sfacciato, ma sarebbe un vero peccato lasciare tutto questo ben di Dio sul tavolo.
Mi avvicino un pò guardingo e poi con brutale mancanza di pietà, lo afferro addentandolo in unico grande morso. Sicuramente non sono un influencer e non mi sembra di essere diventato più figo, dopo il primo ritorno aromatico al cetriolino, ma con tutta franchezza devo dire che credo esista davvero un sandwich che vada bene per tutti, in maniera particolare quando non si mangia dalle otto del mattino. Colpa del target?