Raccontare i racconti – "La vita agra"
Il mio lavoro è fatto di parole: da #scrivere, #leggere, rileggere, correggere, limare, e ricominciare così in loop. Quello della lettura è un vizio che non solo mi concedo, ma che mi risulta necessario per continuare a imparare. (E che bella sensazione è, trovare parole e locuzioni sconosciute!)
Sono sempre stata una lettrice entusiasta: solo da poco, però, ho iniziato a scrivere di ciò che leggo. Senza velleità di nessun tipo, solo per imprimere nero su bianco (digitale) le impressioni e fermare le emozioni del momento, che poi, per me, è proprio quello che rimane al setaccio del tempo, una volta che la storia è sfumata nelle incertezze e nelle dimenticanze.
Ecco, quindi, quello che ho da dire su "La vita agra" di Bianciardi, un #romanzo prezioso che compie sessant'anni, in cui il #lavoro è sempre presente, in uno scenario che sembra distopico, ma in realtà è solo piegato alla visione distorta del boom economico.
Un romanzo che è un accurato almanacco in cui si descrivono le mie giornate, soprattutto in questo suggestivo rientro post ferie. La quotidianità in città, quella vita agra che concede poche pause dalla routine perversa e un numero ridotto di svaghi (tutti comunque da mettere preventivamente a bilancio). Una vita agra, ma così agra, che induce a chiederti se abbia senso lavorare sempre di più per vivere sempre meno, rimanere come si è, senza ravvisare sensibili miglioramenti, anzi.
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Il protagonista nuota controcorrente in questa umanità indifferente, n.b.: non apatica, ma che proprio ci tiene a sottolineare il suo disinteresse verso il prossimo e le sue sorti. Un’umanità forse incattivita dalla guerra, resa sorda dalle bombe e dalla necessità di salvare la pelle, ormai adeguatasi a un mors tua vita mea perenne.
Che poi in questa ossessione da iperproduttività industrializzata possa germogliare anche un amore, è altra storia. Anzi, no, è proprio il cuore pulsante di questa vita agra che tenta di sfuggire a se stessa. Un amore politico, di lotta e pugni chiusi, ma che si arrende alle consuetudini, ai riti laici di una città stanca, ma sempre frenetica. E aver letto questo libro sui mezzi (come quasi tutti gli altri, del resto, ma non trascendiamo) mi ha fatto forse entrare in contatto con un'alienazione ben radicata ancora oggi, a sessant’anni di distanza.
Prima di fiorire in un bel romanzo intriso di proletariato intellettuale, questo libro è un ammasso incomprensibile di paragrafi slegati tra loro che, come un flusso di coscienza, forse si assumono la responsabilità di traghettare (con grande difficoltà per chi legge) verso quella strana amalgama di persone e relazioni che è la vita in città.
Scrittrice, giornalista, consigliera comunale
2 anniLibro bellissimo, imperdibile per capire un mondo . Bianciardi va ancora pienamente valorizzato come chi seppe ritrarre il boom nascente e le contraddizioni degli intellettuali
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2 anniGrande Letizia! Luciano Bianciardi è un autore straordinario, da leggere e rileggere.