"Rio Conchos" (1964) di Gordon Douglas
LA LEGGENDA IDEALISTICA COSMICA
TRAMITE L’IMMAGINARIO – COINCIDENTE CON LA MEMORIA UNIVERSALE ANCESTRALE - DEI REALIZZATORI DEI LUNGOMETRAGGI CINEMATOGRAFICI E DEGLI SCENEGGIATI TELEVISIVI – COME DEGLI AUTORI DELLE OPERE LETTERARIE DI OGNI PERIODO – L’UNIVERSO PENSANTE, OVVERO L’UNO-TUTTO COSMICO INTELLIGENTE, TRASMETTE PARAPSICOLOGICAMENTE AI SOGGETTI UMANI GLI IDEALI ETICO-MORALI, SOCIOLOGICO-POLITICI E SCIENTIFICO-CONOSCITIVI CHE NOI INDIVIDUI UMANI E COLLETTIVITA’ DOBBIAMO SEGUIRE O RESPINGERE, OSSIA DIFFONDE LA SUA LEGGENDA IDEALISTICA, CHE ALIMENTA QUINDI LA NOSTRA CULTURA POPOLARE.
LETTERATURA FILOSOFICA, STORIA, PSICOANALISI, PEDAGOGIA E GIORNALISMO IDEALISTICI DELL’IMMAGINARIO O DELL’INTERIORITA’ UMANA
FILOSOFIA IDEALISTICA DELLA TRADUZIONE E DELL'INTERPRETARIATO DALLO SPIRITO DI UNA LINGUA ALL'ESSERE SPIRITUALE DI UN ALTRO IDIOMA
“Rio Conchos” (1964) di Gordon Douglas, con Richard Boone, Stuart Whitman, Anthony Franciosa, Jim Brown, Wende Wagner, Warner Anderson, Rodolfo Acosta, Barry Kelley, Vito Scotti, House Peters Jr, Kevin Hagen, Edmond O’Brien, Robert Adler, Timothy Carey e Micky Simpson. Sud-ovest degli Stati Uniti d’America, anno 1867. Il capitano Haven e il sergente Franklyn dell’esercito unionista ricevono l’ordine di recarsi in abiti civili in Messico insieme a James Lassiter, un ex-maggiore confederato, e al malvivente messicano Rodriguez per intercettare un carico di fucili a ripetizione finito nelle mani di una banda di sudisti che intendono riprendere la guerra civile e che hanno la propria base operativa al di là del Rio Grande, lungo le rive del Rio Conchos. Dopo varie vicissitudini e l’uccisione di Rodriguez, Lassiter, Haven, Franklyn e una ragazza indiana aggiuntasi a loro durante il percorso, raggiungono in territorio messicano il campo dove un colonnello confederato fanatico e pazzoide è in procinto di consegnare i fucili agli Apaches ribelli, spingendoli ad attaccare gli USA. Qui i tre, con l’aiuto della ragazza riescono a far saltare in aria i fucili e a far fallire il piano dell’ufficiale sudista mentecatto. Lassiter e Franklyn, però, perdono la vita nel conflitto a fuoco. Basato su un romanzo di Clair Huffaker e su una sceneggiatura di Joseph Landon e della stessa Huffaker, “Rio Conchos” (“Rio Conchos”) è uno spettacolare e mastodontico film western della fase del tramonto di questa scienza cinematografica, che ha avuto ed ha sempre il merito di aver continuato e ampliato l’epica e la leggenda sulla conquista del Far West. Il regista Gordon Douglas guida il lungometraggio con senso dello spettacolo e indubbia capacità professionale, collegando – all’insegna di una stile narrativo asciutto - l’avventura, gli stati d’animo e i grandiosi e monumentali paesaggi naturali. Dal punto di vista della filosofia, della storia, della psicoanalisi, della pedagogia/didattica e del giornalismo idealistico-esoterici dei contenuti della dimensione psicologico-spirituale conscia e subconscia dell’immaginario individuale e collettivo o della cultura popolare o dell’interiorità contemporanea (tardo novecentesca) dei realizzatori e degli spettatori della pellicola, e che attraversa quindi la comunicazione di massa letteraria e cinematografica verbale (nella lingua inglese, in quella italiana e in altri idiomi) e non-verbale (comportamentale-situazionale-visiva), “Rio Conchos” di Douglas pone in evidenza due complessive immagini filosofico-ideologiche degli Stati Uniti e, in un senso più complessivo, dell’Occidente di sempre, agli antipodi tra loro. Da un lato vi sono gli USA imperniati sugli ideali-archetipi antropologico-ontologici etico-morali, sociologico-politici e scientifico-conoscitivi deteriori – che esplicitano l’arretramento dello Spirito o dell’Essere spirituale o della Ragione umana – della volontà di potenza o di supremazia socio-classista e razziale dei soggetti umani privati bianchi di origine europea e membri di una borghesia abbiente sulla maggioranza della società civile, considerando gli altri alla stregua di pedine dei propri progetti da usare e sfruttare come oggetti (rammentiamo la figura del colonnello sudista che intende utilizzare gli indiani per scatenare di nuovo la guerra con i nordisti e alla scena in cui Lassiter obbliga con un gesto di tracotanza il sergente afro-americano Franklyn a portare la sua sella, considerandolo come uno schiavo/animale da soma), della brama guerrafondaia di un’elite che vuole collocarsi in una posizione di superiorità nella vita sociale, e della disposizione omicida e distruttiva nei confronti dei Nativi Americani considerati come selvaggi appartenenti ad una civiltà inferiore, con il conseguente annichilimento dei valori della dichiarazione d’Indipendenza del 1776 e della successiva Costituzione repubblicana. Dall’altro troviamo gli Stati Uniti e l’Occidente dove prevalgono gli ideali-archetipi antropologico-ontologici egualitari e democratico-omnicratici etico-morali, sociologico-politici e scientifico-conoscitivi progrediti – coincidenti cioè con l’evoluzione della Ragione o dello Spirito o dell’Essere spirituale dei soggetti umani – degli anonimi lavoratori dipendenti – delle forze armate, nel caso specifico – che diventano protagonisti della realtà collettiva e della storia con una funzione direttiva di base, della società multirazziale e multiculturale, dell’eguaglianza nei diritti, nella dignità e nel protagonismo pubblico tra tutti i soggetti umani oltre le gerarchie di classe sociale ed etnico-razziali, e del sacrificio individuale per il bene rispettivamente il dissenso e il consenso morali dei realizzatori e di coloro i quali lo hanno visionato e lo visionano, che le hanno poste e le pongono come altrettanti modelli per l’avanzamento del pensiero-immaginario, del linguaggio verbale parlato e scritto (in inglese, nella lingua italiana e in altre lingue), e dei comportamenti interpersonali e pubblici dei soggetti umani. Con la presente recensione filosofica, il lungometraggio “Rio Conchos” è diventato me ed io sono diventato la pellicola “Rio Conchos”. Da segnalare, infine, l’ottima interpretazione di Richard Boone, ben affiancato da Whitman, da Franciosa, da Brown, dalla Wagner, da O’Brien e dagli altri, mentre sono bellissime le musiche di Jerry Goldsmith.
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