A rischio 8 miliardi di esportazioni
Tra pochi giorni arriverà il nuovo anno, carico di aspettative. Eppure sappiamo già che, molto probabilmente, il 2021 sarà un anno di transizione più che di reale ripresa. «Nel dirlo siamo facili profeti, purtroppo. Non a caso, l’ultimo bollettino diramato dall’Istat e dedicato alle “Prospettive per l’economia italiana” prevede che il 2020 del nostro Paese si chiuda con una marcata contrazione del Pil (-8,9%), per poi poter contare su un effetto “rimbalzo” solo parziale nei dodici mesi successivi, quando dovrebbe risalire del 4,0%», dichiara Jonathan Morello Ritter, presidente dei Giovani imprenditori di Confapi Veneto. «Ebbene, di fronte a questo scenario, ritengo che sia certamente necessario da parte del Governo non solo stanziare risorse, ma anche calendarizzare la loro disponibilità. Perché è proprio questo il punto: ad oggi gli aiuti alle imprese per la ripartenza devono ancora arrivare e, alla luce di questa constatazione, quelli ipotizzati per l’anno prossimo finiscono con l’assumere la parvenza di un miraggio».
«Attenzione», prosegue Morello Ritter nella sua riflessione, «Cassa integrazione e fondi contenuti nei vari decreti Ristoro che si sono susseguiti servono a contenere le perdite, ma non sono risorse per il rilancio, questo deve essere chiaro. Lo sono, al contrario, gli strumenti messi in campo da Sace Simest, che ha mobilitato interventi per 4 miliardi di euro attraverso il Piano per la promozione del Made in Italy. Ecco, se parliamo di “rilancio”, è proprio sull’export che dobbiamo soffermarci. Perché le ripercussioni di quel -8,9% nel Pil saranno pesantissime soprattutto per le aziende che vivono di esportazioni. Tante, tantissime. Anche in Veneto, non per niente la terza regione d’Italia fra quelle che commerciano di più con l’estero, con un’incidenza pari al 13,5% sul totale nazionale».
Anche questi sono numeri che vale la pena di ricordare, per capire meglio di cosa stiamo parlando: le imprese venete nel 2019 hanno esportato beni per un valore di 64,5 miliardi di euro, l’export incide per quasi il 40% del Pil regionale. E tra i settori più coinvolti ci sono “meccanica industriale” (che pesa per il 20% delle esportazioni complessive), “tessile e abbigliamento” (17%), e “altra manifattura” (14%). «Se citiamo questi dati è perché sono la base della nostra economia: l’indotto che creano va a beneficio dell’intero territorio, con la creazione di nuovi posti di lavoro», riprende Morello Ritter. «Se si confermerà anche a livello regionale la tendenza stimata dalla stessa Sace, con un calo del 12% a fine 2020, in Veneto sfumeranno 7,7 miliardi di euro di esportazioni delle nostre imprese, e almeno 1,2 miliardi per il territorio padovano, che pesa per il 16% sul totale dell’export regionale. La pandemia ha sconvolto il nostro tempo e le attività più a rischio sono proprio quelle delle piccole imprese, meno attrezzate di altre per sostenere l’incertezza. Nonostante ciò, le nostre aziende sono impegnate con forza a riorganizzare le proprie produzioni, incarnando il desiderio di reagire del Veneto e di non perdere terreno. Ma questo desiderio va inserito dentro un’efficace e mirata azione di sistema per il recupero nei mercati internazionali».
Ne consegue una presa di posizione netta: «Per questo al Governo chiediamo più coraggio, contatti più stretti e continui con le aziende esportatrici e di avviare azioni concrete per l’internazionalizzazione, già nella manovra alle porte. Non solo prorogando i prestiti garantiti da Sace Simest e dal Fondo Pmi, ma anche avviando azioni che assicurino un utilizzo fattivo delle risorse stanziate e, appunto, calendarizzandole sul serio. Noi imprenditori siamo pronti a fare la nostra parte per ripartire, già nel 2021. Non lasciateci soli».
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