Ristorazione e Abbigliamento in Lockdown
Sono Alberto Carlo Nocera titolare di Officina Digitale ACN, un’agenzia di online marketing specializzata nell’uso dei social e che lavora in diversi settori, in particolare in quello Food e in quello Fashion. Aiuto i privati a rapportarsi e a sfruttare al meglio il mondo Online.
La situazione che ci vede protagonisti è delicata. Mi ritengo comunque fortunato perchè il lavoro non manca soprattutto in intensità. Lavorando con le attività locali ho subito anch’io un calo del fatturato strettamente dovuto al calo del fatturato dei miei clienti.
Riguardo ai cambiamenti che il mercato subirà vorrei concentrarmi principalmente sui due settori con i quali lavoro maggiormente e con i quali ho maturato più esperienza Il food e il Fashion. Tendo spesso a vedere il bicchiere mezzo pieno, anche se in questi casi è davvero difficile. Economicamente parlando credo che le piccole realtà affronteranno un momento molto duro.
Da una parte nel settore Food vedo un futuro più roseo. Il cibo non passa mai di moda e non è soggetto a stagionalità (tranne rari casi come il gelato); il delivery dopo un inizio lento cresce di giorno in giorno, la gente comincia a stancarsi di mangiare cibo “da casa” e ricomincia ad ordinare. Nel mondo della pizza ad esempio riusciamo con i miei clienti a fare ancora dei numeri davvero importanti. Siamo sicuri che a livello di comunicazione i vari tutorial su come fare la pizza in casa siano stati utili alle vendite? La cucina asiatica è in crescita, con numeri inferiori rispetto al mondo della pizza ma con uno scontrino medio più alto. Ricordiamo che il ristorante giapponese “all you can eat” è stato per molti anni la migliore scelta per una famiglia che decide di cenare fuori ad un prezzo economico. Venendo a mancare questa formula il pasto più economico resta la pizza (insieme al fast food). Ha sempre una valenza fondamentale il concetto di weekend, gli ordini infatti dal venerdì alla domenica vedono una notevole impennata. L’italiano resta in casa ma non rinuncia alla pizza, alla birra, al sushi e al vino il sabato sera. Il vero problema si avrà per la ristorazione in senso stretto, quella che ha sempre ragionato sulla massimizzazione dei coperti, sul doppio turno, anche triplo in estate e sulla vendita di un servizio completo. Chi subirà di più questa crisi paradossalmente saranno i veri ristoratori. Il rincaro del prezzo di un piatto, dovuto alla preparazione del personale, alla qualità del servizio, della “mise en place” come sarà giustificato se dovrà consegnarti un piatto di pasta in una ciotola in alluminio? Dite che scrivere “di Pachino” o “di Bronte” sarà abbastanza?
Come farà un cameriere a comunicarti la qualità del servizio se non può servire il vino più volte durante una cena per mantenere le distanze di sicurezza?
Basterà reinventarsi? prevarrà più la sostanza che la forma? Sono tutte domande alle quali oggi non possiamo rispondere e alle quali daremo una risposta non appena avremo delle idee più chiare sulle norme da rispettare e soprattutto su come reagiranno i consumatori alla paura del contagio di ritorno. Ha davvero poco senso reinventarsi adesso, basta un nuovo decreto domani e il nuovo progetto va strappato.
Chi si salverà? chi ha combinato bene qualità e comunicazione, chi ha fidelizzato, chi ha i contatti. Basta cambiare rotta e i clienti ci seguiranno. Del resto la fame non passa mai.
Parliamo del mondo del Fashion. Dobbiamo per forza farlo? forse è meglio non prendersi una responsabilità così grossa. Il mondo della moda è più facile da capire: due stagioni, non quattro, i prodotti non hanno una scadenza “di deterioramento” ma di stile (tendenzialmente è di un anno, al netto della stagionalità 6 mesi).
Compro tutto subito a inizio stagione, inizio a vendere, ho liquidità, pago la merce, inizia il profitto e a fine stagione vado in saldo. Penso solo a liberarmi della merce rimasta, va bene anche il 50%, sempre meglio di svenderla agli stockisti…
Oggi i negozi sono pieni della collezione primavera estate 2020. Una primavera estate che probabilmente non esisterà. La collezione è già in magazzino e prima o poi dovrò pagarla. Prima o poi gli assegni saranno scambiati. Tra un paio di mesi sarà già vecchia e la gente penserà a comprare i cappotti per l’inverno che verrà e non l’abito da sera di un’estate che non ha mai vissuto.
Ecco perchè vedo il futuro della moda poco roseo. A pagarne le conseguenze saranno i negozi tradizionali, con i brand legati al concetto di collezione. Credo invece che le catene come Zara resisteranno e rifaranno grandi numero. Stagionalità? no problem, riassortimenti velocissimi. Nessuna sfilata ha reso o renderà un abito “vecchio”. Famiglie più povere? no problem i prezzi restano i più bassi del mercato.
Tra i negozi tradizionali vincerà chi ha già un portafogli clienti fidelizzato. Chi non ha smesso di credere nella comunicazione e nell’importanza dell’acquisizione dei contatti di un pubblico da raggiungere facilmente. Quei clienti che hai sempre coccolato e che hanno sensi di colpa a vestirsi da un concorrente. Basteranno le eleganti e mai fuori posto comunicazioni di Giorgio Armani contro un sistema che però lui stesso ha creato? Speriamo tutti di si.
Del resto, dal mio punto di vista, da tutto questo, chi acquisterà sempre più valore sarà il ruolo della comunicazione! In tutto, nelle imprese, nelle persone, nella politica, nella società.
Quanto ha fatto male la viralità del video #milanononsiferma all’inizio dei contagi?
Siamo sicuri che un post, una foto, un video pubblicato in qualche secondo non ha bisogno di un’attenta analisi a monte in ambiti così delicati?
Il ruolo della comunicazione oggi è troppo importante. In una società fluida come quella di oggi dove raggiungi un milione di visualizzazioni in pochi minuti. La comunicazione fatta bene potrebbe essere una chiave per ripartire. Mostrare un outfit o un piatto non ci porterà la fila in negozio una volta ripartiti, ma saperlo raccontare ed emozionare forse si. Staremo a vedere.
Questo è il mio lavoro. Se sarò bravo a comunicarlo non dovrei avere problemi, si spera. La vera sfida sarà dimostrarlo. Dimostrare che la parola costo e comunicazione non dovrebbero esistere in una stessa frase. Ogni centesimo speso in comunicazione è un centesimo di investimento.
Il mio modo di fare impresa non cambierà, sono nato nel digitale e resterò nel digitale.
Cambieranno gli imprenditori che avrò davanti che avranno più fame di comunicazione ma le tasche vuote. Speriamo di trovare la chiave giusta, del resto… Andrà tutto bene, no?
Controller Specialist - Naval Vessels BU presso FINCANTIERI S.p.A.
4 anniSebbene il delivery abbia aiutato il settore del food a sopravvivere dubito posso fare lo stesso per i classici ristoranti (salvo qualche caso particolare), il loro futuro dipenderà solamente da come la gente risponderà alla loro riapertura. Complimenti per l'articolo!