Saddam docet
Persone come Giuseppe Di Vittorio, Luciano Lama, Pierre Carniti, e altri rappresentanti sindacali italiani della loro statura si staranno rivoltando nella tomba al pensiero di cosa è diventato oggi il sindacato in Italia.
Il passaggio da un’economia di sfruttamento, predatoria, iniqua e umiliante per i lavoratori, a una fatta di tutele, diritti e progresso è il frutto delle lotte, delle prese di posizione radicali, coraggiose, visionarie di questi giganti della storia sindacale.
Cosa dovrebbero pensare questi personaggi storici che si sono esposti, hanno ricevuto insulti, botte e minacce per far avanzare la situazione dei lavoratori italiani di fronte a quello che leggiamo oggi sui giornali?
La notizia è quella dell’aumento del salario in ITA, che di per sé dovrebbe essere motivo di soddisfazione se non ci fossero due elementi che rendono questa notizia simile a un bollettino da manicomio.
Il primo è che ITA avrà perso qualcosa come 600 milioni dalla sua partenza, appena un anno e mezzo fa. Dare aumenti a fronte di questa perdita di bilancio può far accendere i riflettori da parte della corte dei conti, essendo ITA Airways posseduta al 100% dal ministero dell’economia.
Il secondo è decisamente più grave poiché introduce il concetto di salario di ingresso per coloro che accetteranno le condizioni imposte dall’aerolinea.
Ora, il salario di ingresso in queste circostanze è un errore che ha molte sfaccettature.
La prima riguarda un errore politico, cioè di gestione di una categoria professionale, poiché introduce la differenza di remunerazione, a parità di prestazione erogata dal lavoratore. Ciò crea una spaccatura insanabile tra i dipendenti che sono attualmente in forza alla società e quelli che ne faranno parte in futuro. Costoro, che non possono aver delegato nessuno a rappresentarli, un domani si faranno sentire poiché vittime di un’ingiustizia. Non c’è bisogno di alcuna previsione; è già successo negli anni passati.
La seconda è di carattere giuridico, poiché il salario di ingresso, come filosofia volta a favorire la specializzazione del lavoratore, qualificandolo con corsi di formazione ab initio, sostanzialmente si basa su un patto: “Io ti insegno un mestiere, e tu in cambio accetti un salario ridotto come compensazione di questo impegno dell’impresa”. Ora, se questo può valere per i mestieri, non si applica al mondo delle professioni dove il dipendente entra già con tutte le qualifiche previste per svolgere il lavoro. Un pilota ha brevetti, licenze e abilitazioni come qualsiasi altro suo collega. Inoltre, implicitamente il sindacato piloti sta avallando la tendenza alla de-professionalizzazione della figura del pilota, equiparandolo a un apprendista.
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La terze considerazione è di ordine morale. Infatti, i privilegi di chi è oggi dipendente vengono pagati con i sacrifici di chi non esiste ufficialmente nei registri della compagnia aerea. Quindi non può neanche protestare. Allora, io chiedo un aumento che non costerà molto alla compagnia in termini monetari perché poi questa si rifarà sui nuovi assunti. Perciò di fatto il mio aumento me lo paga il pilota che entrerà domani, non la compagnia.
Per un’ironia della sorte, i sindacalisti che oggi firmano questi accordi sono gli stessi che venti anni fa furono soggetti allo stesso trattamento e per il quale si sono lamentati vent’anni. Una sorta di coazione a ripetere, come quella dei pedofili che subiscono molestie da bambini, replicando lo stesso comportamento a parti invertite da adulti.
Personalmente diedi le dimissioni più di vent'anni fa dall’ANPAC (Associazione Nazionale Piloti Aviazione Civile) proprio per protesta nei confronti di questa misura che ritenevo, e ritengo, iniqua, svilente e prodromica di ulteriori spaccature all’interno della (ex?) categoria dei piloti.
La gestione della vicenda del passaggio da Alitalia a ITA è stata costellata di errori di tutti i tipi, dal passaggio degli asset per un euro all’appropriazione di slot che erano intestati ad Alitalia e, non si sa come, utilizzati da ITA; dal non riconoscimento della continuità aziendale ex art. 2112 alla folle strategia di acquisizione di aeroplani nuovi di zecca che nessuna remunerazione del capitale potrebbe mai pagare.
Però, di tutti gli errori, questo li batte tutti.
Da tempo sostengo che i sindacati non sono più eserciti in grado di imporre il proprio punto di vista con la coesione, con la lotta o con la professione. Ormai, i sindacati storici che conosciamo, sono stati delegittimati moralmente e oggi si sono ridotti ad agenzie di servizi, cioè che attirano le persone in vista di un vantaggio prosaico, immediato, miope.
Tuttavia, con tale atteggiamento l’agenzia di servizi acquisisce clienti, non soldati. Quindi, quando si tratterà di andare allo scontro si verificherà quello che Saddam Hussein non si aspettava quando dichiarò di essere pronto alla madre di tutte le battaglie: due colpi di fucile e un esercito di un milione di soldati si scioglie come neve al Sole.
Quindi, quando i sindacati minacciano scioperi o agitazioni, c'è solo bisogno di politici o imprenditori che abbiano la fermezza e la lungimiranza di andare a vedere il bluff. Saddam docet.
Aiuto l’imprenditore a far succedere le cose. A definire gli obbiettivi strategici, a tradurre tutto in azioni concrete, a usare i Facilitatori di Crescita per coprire le spese
1 annoMi occupo spesso di consulenza per la crescita, un anelito che una startup come ITA dovrebbe avere. ITA non mi pare una low cost e quindi dovrebbe avere fra i propri driver di successo l’attenzione verso il cliente in primis. Sicuramente fatti come quello stigmatizzato nel post non creano un clima aziendale granché sereno
comandante A-320 family presso alitalia cai
1 annoAnto,maaaa prendere esempio da altre realtà tipo Compagnie Europee che hanno UN sindacato che conto TUTTA la forza lavoro.... che se decide un'azione,la mette in opera inchiodando i vertici che fanno scelte inopportune,inadatte o controproducenti??
Pilot, Youtuber and Author of 3 books: 2 about his experience in aviation around the world and 1 novel, a crime story in aviation
1 annoQuando entrai in Alitalia c'erano comandanti sindacalisti veterani che mi dicevano: "tu sei giovane, diventa sindacalista. In un giorno col banchetto davanti al briefing guadagni più che a volare" . Questa mentalità non è mai cambiata e ci ha portato al 2008 prima e ai due decenni dopo che per mia fortuna non ho vissuto
Captain B747-400 CARGOLUX ITALIA S.p.A.
1 annoI sindacati, non solo del mondo dell'aviazione, sono scatole piene (o vuote) di lavoratori, che alla fine sono persone. Le battaglie sindacali quindi vengono combattute (o non) dalle persone e dalla loro voglia di battersi (o non) anche e soprattutto per argomenti che non li toccano da vicino (salario di ingresso)...perciò il problema è e resterà sempre le persone.
Airline Captain
1 annoCaro Antonio, quando uscì il salario d'ingresso oltre vent'anni fa, la reazione del pilota medio fu:"Cosa me ne frega, è destinato a gente che non conosco", frase sentita più volte con le mie orecchie. Al netto delle tue dimissioni, i numeri di quella associazione professionale (allora largamente la più rappresentativa della mai-categoria) restarono invariati. Questo per dire che, allora come oggi, i piloti sono sempre e solo stati interessati ai soldi, anche a costo della distruzione dei propri diritti e della propria qualità della vita. Si tratta di una dinamica ricorrente, che getta una luce sinistra sul livello culturale ed etico di professionisti che continuano immotivatamente a ritenersi, citando Sullenberger:"The best and brightest". I fatti purtroppo ci dicono altro, e cioè che siamo di fronte ad un ammasso caotico di egoisti ed ignavi, che non si vede per quale motivo dovrebbero anche solo immaginare ed auspicare rappresentanti migliori di loro.