Le nuove regole dell'ingaggio: quale Patto tra Persona e Azienda?
In continuità con le esperienze industriali del primo '900 e a partire dal secondo dopo Guerra, si è assistito al consolidarsi di un "patto" tra la Persona e l'Azienda, basato su un reciproco assolutismo: mantenimento a vita del posto di lavoro (la piena occupazione), con un ampio corredo di benefici sociali, a fronte di una forte adesione da parte della Persona alla cultura e agli indirizzi posti dell'Impresa. Questo assolutismo, che ha portato con se risultati lusinghieri sul piano dello sviluppo economico e della coesione sociale, è durato sino a metà degli anni Settanta quando è iniziata la stagione delle grandi ristrutturazioni che ha investito prima il settore manifatturiero e poi, via a via, per oltre 25 anni, tutti i settori delle attività economiche, sino a lambire le banche, le assicurazioni e la Pubblica Amministrazione ai giorni nostri.
Il patto siglato tra la Persona e l'Azienda è stato poi supportato dalle Direzioni HR da strumenti che lo hanno reso più equo. più scientifico e più standardizzato, dandogli piena dignità di strumento di gestione: workforce planning, performance management, politiche retributive, percorsi di carriera, formazione. valutazioni, assessment, coaching, etc..
Gli ultimi venti anni, a causa dell'accelerazione dei cicli economici, hanno però visto una progressiva erosione delle sicurezze e delle garanzie che l' Azienda ha potuto garantire, sino alla profonda destrutturazione, anche contrattuale, del rapporto di lavoro a cui abbiamo assistito negli anni Duemila. Questo ha portato ad una progressiva "mercificazione" del relazione Persona - Azienda: "il Mio tempo vs i Tuoi soldi", con un impoverimento e un restringimento del territorio d'intesa ma soprattutto con il trasferimento della responsabilità della "occupabilità" della persona dall'Azienda all'individuo, diventata, a volte suo malgrado, sempre più responsabile del proprio destino professionale.
Ora siamo arrivati ad una nuova fase dell'evoluzione del rapporto tra la Persona e l'Azienda: l'allontanamento forzoso dal posto di lavoro a causa della pandemia di Corona Virus, con l'introduzione di quello che è stato definito lo "smart working". Questa esperienza professionale, molto più articolata e profonda di quanto forse non sia stato frettolosamente descritta, richiede oggi alcune scelte di fondo da parte degli attori coinvolti.
L'Azienda ha rapidamente iniziato la corsa a dotarsi di nuovi strumenti, ora tutti digitali e quindi da valutare con rinnovata attenzione, che dovrebbero essere la risposta a questo nuovo e inatteso contesto. Le persone a cercare di capire quale "utilità" possa nascere da questo diverso modo di lavorare e di rapporto con l'ambiente lavorativo. Le Parti Sociali, che dovranno capire come potranno rappresentare lavoratori con peculiarità e prospettive fortemente individualizzate
Credo che oggi per l'Azienda la risposta più efficace ai quesiti posti dal Virus, sia quello di concentrarsi su quale sarà il "Nuovo Patto" da stringere con i propri collaboratori e con le Parti Sociali: l'Azienda con la necessità di capire quale sarà il livello di motivazione e ingaggio e la relativa performance attesa; la Persona con la necessità di una retribuzione equa ma soprattutto sul mantenimento della sua capacità di stare sule mercato del lavoro; infine le Parti Sociali con la necessità di essere sempre più controparte attiva a tutela della Persona e delle sue rinnovate istanze.
Una volta siglato il Nuovo Patto, si potrà allora volgere lo sguardo a tutti quegli strumenti e a quelle pratiche che possano sostenere il nuovo contesto e diventare processo virtuoso e non mera applicazione accademica. Sicuramente si è aperta una nuova fase della storia economica del nostro Paese e del mondo intero da cui emergeranno, come sempre, quelli che sapranno meglio adattarsi ai cambiamenti intercorsi.
Head Hunter, Partner presso Keystone Executive Search
4 anniquesto nuovo patto, Stefano Lalatta Costerbosa, non potrà prescindere da fiducia, delega e responsabilizzazione