Salerno Autismo, discriminazioni nell'assistenza
Fonte: La Città di Salerno del 21 maggio.
SALERNO. Comincia a far rumore la voce dei genitori dei bambini autistici salernitani. Chiamati a raccolta, alcuni di loro si sono incontrati presso la scuola Posidonia di Salerno. Da un paio di anni, l'associazione "Autismo chi si ferma è perduto" con battaglie di sensibilizzazione ed iniziative, fatte di seminari, un accordo di rete tra scuole e la formazione di 80 docenti e 15 operatori, è riuscita ad ottenere qualche risultato tangibile, grazie anche al sostegno di quanti di volta in volta hanno aderito alla causa. A Salerno, ad esempio, con l'appoggio dell'assessore comunale Eva Avossa , si è riusciti ad ottenere, in alcune scuole, l'ingresso di figure spe cializzate di riferimento che vanno ad affiancare il lavoro delle docenti di sostegno, rispetto ad un passato fatto anche di dirigenti scolastici che si sono opposti alla compresenza di una figura specialistica in classe.
Le difficoltà che denunciano i genitori sono tantissime. Si parte dalla necessità di far andare a regime il metodo Aba, dalla maggior parte di loro ritenuto il più efficace nello sviluppo delle autonomie dei bambini. «Mio figlio che è un bambino autistico - dichiara
Maddalena Mazzei - non necessita di terapie di riabilitazione perché quelle presunte abilità non le ha mai avute. Il bimbo ha bisogno di un percorso che segua lui e noi familiari nel lungo cammino di ricerca dell'autonomia, quindi dell'abilitazione a fare cose». Il metodo Aba per risultare efficace richiede una sinergia di lavoro tra le attività svolte a casa, a scuola e nel sociale, con l'ausilio di figure esperte quali un analista comportamentale, un tecnico del comportamento e docenti adeguatamente formati nella scuola. «Ad oggi - continua la Mazzei i centri accreditati o i centri privati non possono espletare queste funzioni nella loro totalità. Siamo nel vuoto delle Asl e per questo chiediamo che si regolamenti in via definitiva la gestione dei casi dei nostri figli ».
Da anni ormai, le famiglie che hanno scelto questo percorso si sono sobbarcate l'onere economico di sostenerne le spese, rischiando di finire sul lastrico pur di aiutare il proprio figlio. «Un bambino autistico non può scegliere di nascere in una famiglia benestante. L'autismo è trasversale, è arrivato il momento in cui lo Stato si faccia carico di questa impellenza e offra le giuste soluzioni» dichiara un papà, Vittorio Naddeo .
Il problema sollevato dai genitori in questo momento riguarda anche la bozza di legge regionale in commissione Sanità, con la proposta di un emendamento che contempla la gestione indiretta, cioè il rimborso da parte dell'Asl delle spese sostenute dalle famiglie. Proposta che di fatto non riesce a vedere luce e che si è arenata dal 2015. A Salerno c'è soltanto un caso di una bambina a cui è stata riconosciuta questa possibilità di copertura, dopo battaglie in tribunale. Situazione diversa a Benevento, dove l'Asl riesce a coprire i casi del territorio, così come testimoniato da Claudia Nicchiniello , presidente regionale dell'Associazione nazionale genitori soggetti autistici. Dopo che l'Aba è stato previsto dalla legge di stabilità della Regione Campania del 2016, in sintonia con le linee guida nazionali, esistono, in teoria, i presupposti perché si possa procedere con la richiesta di una erogazione completa dei servizi inerenti il metodo. Da qui, l'indignazione e la rabbia dei genitori che sostengono di trovarsi di fronte «all'incapacità organizzativa da parte delle istituzioni di mettere a punto un sistema che preveda copertura economica e al tempo stesso una sinergia di azione tra Asl, Comuni e scuole. «Siamo esasperati - conclude Naddeo - e non sappiamo più a chi appellarci. L'Asl, laddove impossibilitata a fornire il servizio, dovrebbe ammettere la propria inadempienza ed offrire la gestione indiretta, coprendo almeno le spese, così come sta accadendo a Benevento. È vero che si tratterebbe solo di una soluzione di emergenza intanto che non si mettano a punto le azioni mirate. Purtroppo c'è lentezza d'azione ma anche di comprensione del problema. Qualcosa non sta funzionando. Non si interviene sulle inefficienze dei centri accreditati, né sull'assenza di sinergia tra Enti. Tutto questo, anche ostacolando la proposta di legge. A questo punto ci chiediamo quali siano gli interessi da tutelare e soprattutto temiamo che questi interessi siano talmente forti da scavalcare spregevolmente il diritto di un possibile futuro migliore per i nostri bambini».
di Rossella Fuscoautismo discriminazioni