San Valentino, patrono di Terni e degli innamorati
Altare della Basilica di San Valentino, Chiesa di San Valentino, Terni (Umbria)

San Valentino, patrono di Terni e degli innamorati

Dal VI-VII secolo è conosciuto e venerato a Terni un vescovo Valentino martire riportato anche nei Martirologi storici e liturgici di Rabano Mauro e di Usuardo del secolo IX, nonché nel Martirologio Romano. Dello stesso tempo è la notizia dell’esistenza a Terni di una Basilica dedicata al vescovo martire Valentino, nella quale papa Zaccaria (+752) si incontrò con il re longobardo Liutprando.

Ma chi era San Valentino e perché è ricordato come Patrono degli Innamorati?

Facciamo un passo indietro e lasciamoci avvolgere dall’incontro con l’oratore Cratone, il cui figlio era talmente incurvato fino ad avere la testa tra le gambe, che nessun medico riusciva a curarlo. Un amico di Cratone, però, riferisce che un suo fratello affetto dallo stesso male è guarito grazie a Valentino, episcopus et civis Interamnis urbis; questi è allora chiamato a Roma e dopo un lungo colloquio sulla fede e le opere necessarie per la salvezza, opera il miracolo accogliendo la promessa di conversione da parte del gruppo, tra cui c’è anche il figlio del prefetto di Roma.

Il Senato, però, fa arrestare Valentino che viene flagellato e decapitato proprio per ordine del prefetto Placido. Ma dopo essere stato trafugato, il corpo è ricondotto a Terni per riposare nell’omonima Basilica.

Questa è la storia che si tramanda sebbene in molti abbiamo voluto riscontrare un errore storico nell’attribuzione del Valentino ternano con quello romano: in realtà recenti studi hanno dimostrato la presenza del Vescovo Valentino da Terni.

Le leggende di San Valentino

Nella tradizione la festa di San Valentino si riallaccia agli antichi festeggiamenti che si tenevano il 15 febbraio in onore del dio Pan (Fauno, Luperco), legati alla purificazione dei campi e ai riti di fecondità. Divenuti troppo orridi e licenziosi, furono proibiti da Augusto e poi soppressi da Gelasio nel 494. La Chiesa, però, decise di cristianizzare quel rito pagano anticipandolo al giorno 14 di febbraio, attribuendo al martire ternano la capacità di proteggere i fidanzati e gli innamorati indirizzati al matrimonio e ad un’unione allietata dai figli. 

Da questa vicenda sorsero inevitabilmente alcune leggende sul Santo degli Innamorati.

Si narra, per esempio, che sentendo un giorno bisticciare due giovani fidanzati che stavano passando al di là della siepe del suo giardino, Valentino uscì loro incontro tenendo in mano una bella rosa. Il capo canuto, il volto sorridente e quella rosa, tenuta in alto col gesto di donarla, ebbero il potere di calmare i due innamorati in lite, che stringendo la rosa tornarono ad amarsi più di prima. Da quel giorno fu una processione continua per invocare la sua protezione: il Vescovo, però, aveva anche altri impegni pastorali perciò stabilì per quella benedizione il quattordici del mese. Ed il quattordici del mese è restato, ma ristretto a quello di febbraio, quando egli celebrò le sue nozze in Paradiso.

Ma la leggenda più nota è forse quella di Sabino e Serapia, di un centurione romano e della sua amata. Soffrendo di una forma di tisi avanzata, la vita di Serapia era in pericolo: Sabino corse a chiedere l’aiuto di Valentino per non essere separato dalla sua amata. Allora il Santo alzò le mani e la voce al Padre di tutti e un sonno beatificante unì quei due cuori dal palpito sincrono mentre si stringevano per l’eternità.

La Basilica di San Valentino a Terni, nella Diocesi di Terni-Narni-Amelia

Il primo edificio costruito dove si trova l’attuale Basilica di San Valentino a Terni risale al IV secolo e fu edificato sopra la tomba del martire San Valentino, presso un'antica necropoli paleocristiana. L’edificio fu distrutto nel VI secolo dai Goti e ricostruito nel VII secolo in due fasi distinte, la prima tra il 625 e il 632 e la seconda tra il 642 e il 648, quando la gestione dell'edificio fu affidata ai Benedettini.

Nel 742 la Basilica fu teatro dello storico incontro tra il Re longobardo Liutprando e Papa Zaccaria: il luogo dell'evento fu scelto accuratamente dal sovrano dei Longobardi proprio per la presenza della salma del Santo, conosciuta per le sue proprietà taumaturgiche. 

L'attuale Basilica di San Valentino risale al XVII secolo, quando sotto il pontificato di Papa Paolo V vennero iniziate con successo le ricerche delle reliquie del Santo nel luogo in cui sorgevano le prime chiese. La nuova Basilica fu ultimata nel 1618 quando vi furono traslati i resti del corpo del san Valentino ospitati nel frattempo nella Cattedrale di Terni. 

Nel 1626, in occasione di una visita dell'arciduca Leopoldo V d'Austria, costui si fece carico delle spese per la costruzione di un nuovo altare maggiore in marmo che venne completato nel 1632. Dietro l'altare maggiore si trova il coro con la cosiddetta confessione di San Valentino, ovvero un altare costruito proprio sopra la tomba del Martire, al centro del quale è collocato un dipinto risalente al XVII secolo che ne celebra il martirio.

La facciata ancora oggi visibile è ascrivibile al Seicento e si caratterizza per l’elegante portale e il grande finestrone centrale, ristrutturati nel 1854. L’interno è a navata unica, decorata con capitelli ionici inghirlandati che sostengono un architrave dentellato. Nei muri laterali si aprono due cappelle per lato con eleganti altari marmorei seicenteschi e pitture a olio su tela del XVII secolo.

La bella pala centrale raffigura la Madonna con il Bambino tra i SS.Giuseppe e Teresa dell’artista Lucas De La Haye, monaco carmelitano della seconda metà del secolo XVII.

Lucas De La Haye: l’artista della Basilica di San Valentino a Terni

L’artista fu l’incaricato principale della decorazione della Basilica. Oltre a questa opera, infatti, lascia altri capolavori tra i quali la bella pala centrale con San Valentino che invoca la protezione della Vergine su Terni e ancora una Adorazione dei pastori e una Adorazione dei Magi. Sempre per la basilica realizza le tele con i Quattro evangelisti e una serie con i Martiri ternani (Catulo, Saturnino, Lucio e magno discepoli di Valentino) conservati nella navata.

Il suo stile è pienamente barocco: figure ricoperte di sontuosi panneggi che si agitano al vento, intrisi di un colore caldo che fa pensare anche ad un’influenza sull’artista della pittura veneta forse filtrata dal Rubens romano. Al centro del coro è una grande tela raffigurante la Crocifissione dove traspaiono figure intrise di grande drammaticità.

Un ultimo capolavoro si può ammirare in una delle cappelle della navata. Si tratta di una tela raffigurante la Madonna con il Bambino ed i SS. Lorenzo, Giovanni Battista e Bartolomeo del 1635, opera di Andrea Polinori, cittadino di Todi. L’ispirazione dell’artista è il Caravaggio ma è abile a regolarizzarlo e depurarlo di ogni aggressività.

Gli altri ambienti della Basilica Valentiniana

L’ambiente della cripta presenta l’antico altare ad arcosolio (inserito in una nicchia voltata a botte sopra la tomba del martire) nel quale furono rinvenute le reliquie di San Valentino. Alcuni reperti dell’area valentiniana sono stati riuniti nell’ambiente accanto alla cripta.

Dopo il 1873, il convento dei Carmelitani, ceduto al Comune, fu adibito ad uso profano; da circa cinquanta anni il Comune lo ha interamente trasformato ad uso abitativo. La Chiesa venne affidata al clero secolare. Nel 1906 i Padri Carmelitani Scalzi tornarono a Terni e costruirono, sul lato Est della Chiesa, un modesto convento poi restaurato nel 1955. La Basilica ridotta in pessime condizioni, fu totalmente restaurata nel triennio 1924-1927 ad opera del padre Valemmo Poscia.

Negli anni 1965-1970 il parroco padre Capogrossi curò la completa revisione dei tetti della Chiesa, eresse un altare al Santo Bambino di Praga in sostituzione del precedente altare al Sacro Cuore e dotando la Basilica di un impianto di riscaldamento ad aria.


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