Scenario del credito aziendale in Italia: stabilità nelle richieste, ma aumento preoccupante del rischio di default

Scenario del credito aziendale in Italia: stabilità nelle richieste, ma aumento preoccupante del rischio di default

Analisi Crif: le richieste di credito restano stabili mentre il tasso di default aziendale raddoppia nel 2023


In un contesto di incertezza economica e geopolitica, le imprese italiane sembrano mostrare una cautela significativa, mantenendo richieste di credito sostanzialmente stabili, come rivela l'ultima analisi del Barometro Crif. Nonostante i cali registrati nel 2022 e nel primo semestre del 2023, il terzo trimestre ha mostrato un minimo scostamento rispetto al 2022.

L'importo medio delle richieste si è attestato intorno ai 125.404 euro, indicando una variazione minima rispetto all'anno precedente. Tuttavia, la vera sfida emerge dall'incremento del rischio di insolvenza delle aziende. Dopo aver toccato minimi storici, il tasso di default ha iniziato a risalire a partire dal 2022, segnando un'inversione di tendenza significativa.

Il tasso di default aziendale in Italia è cresciuto dal 1,6% del 2021 al 2,4% a fine 2022, registrando un ulteriore incremento nel primo semestre del 2023, raggiungendo il 2,5%. Le proiezioni suggeriscono che entro la fine del 2023 il tasso di default potrebbe addirittura arrivare al 3%, evidenziando un notevole peggioramento della situazione creditizia aziendale.

Sebbene questo livello sia al di sotto delle medie europee e lontano dai picchi del 2013, riflette comunque un cambiamento significativo. Settori come turismo e tempo libero potrebbero vedere un tasso di default che si avvicina al 5%, a causa di vari fattori, tra cui un'alta inflazione e i continui aumenti dei tassi di interesse.

In un contesto economico in cui l'incertezza è elevata e il costo del denaro è cresciuto, le imprese sembrano essere riluttanti a impegnarsi in nuovi finanziamenti, optando piuttosto per l'utilizzo delle proprie riserve finanziarie. Questo comportamento ha portato al posticipo dei piani di investimento a lungo termine, influenzando la dinamica aziendale.

Nonostante la situazione critica, alcune industrie mantengono tassi di default relativamente bassi, come il settore farmaceutico che registra tassi intorno all'1%, e le costruzioni che sembrano beneficiare di agevolazioni fiscali.

Mentre le società di capitali hanno visto una diminuzione delle richieste nel terzo trimestre, le imprese individuali hanno invece registrato un aumento. Settori come servizi, commercio, costruzioni e manifatturiero rimangono tra i principali richiedenti di credito.

Il futuro è incerto e l'analisi di Crif suggerisce la possibilità di un ulteriore aumento del rischio di default, specialmente in alcuni settori, avvicinandosi alla soglia critica del 6%. La gestione di questa crescente rischiosità richiederà un'azione ponderata da parte delle istituzioni finanziarie per evitare una stretta creditizia.

In conclusione, nonostante la stabilità delle richieste di credito, l'aumento del tasso di default rappresenta un campanello d'allarme per l'economia aziendale italiana. È essenziale adottare strategie adeguate per affrontare questa sfida e garantire la stabilità finanziaria delle imprese nel contesto economico attuale. èè

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