Scopri se sei abbastanza populista
Gentile lettore, grazie innanzitutto per la collaborazione.
Questo semplice strumento di autovalutazione intende aiutarti a misurare il tuo livello di populismo. Ti verranno proposte tre affermazioni a cui dovrai esprimere il tuo grado di consenso secondo una scala a cinque livelli che va da “Per nulla d'accordo” a “Completamente d'accordo”, passando per “Poco d'accordo”, “Sufficientemente d'accordo” e “Abbastanza d'accordo”. Non ci sono risposte giuste o sbagliate: la migliore risposta è, come sempre, la più spontanea.
Il questionario ha finalità di ricerca ed è anonimo. Le informazioni raccolte saranno trattate nel rispetto della privacy ed elaborate in forma aggregata ai sensi della normativa vigente. La compilazione richiede solo pochi minuti.
Grazie ancora per il tempo che dedicherai a questa iniziativa.
#1. Il populismo è un antidoto contro la paura
La globalizzazione è una grande macchinazione ordita dai poteri forti per minare le identità nazionali attraverso politiche, per nulla occulte, di integrazione.
Le élite (culturale, economico-finanziaria, tecnocratica ed espertocratica), le caste (giudiziaria, politica, dell'informazione e dei privilegi), le lobby (radical-chic, ebraica e delle multinazionali), i gruppi di interesse cosmopoliti e la minoranza silenziosa sono “il” nemico perché non operano in un'ottica nazionale ma internazionale. Ancora più precisamente: interpretano una reale cultura antinazionale e antitradizionale, contribuendo alla sempre maggiore complessità del mondo moderno.
- Il populismo fa quindi propria la spinta dal basso delle rivendicazioni sociali che i corpi intermedi tradizionali non sanno più recepire né rappresentare.
- Offre un capro espiatorio all'invidia, alla rabbia e alla paura popolare che deriva dalla crescente competizione sociale.
- Incoraggia la catarsi a manifestare una necessaria – e quindi legittima – espressione di impulsi antisociali e lotta individualista.
- Favorisce la costruzione di un'identità, non attraverso la ricerca di riferimenti culturali interni, ma indicando un pericolo esterno da combattere, ben sapendo che non c’è sentimento più primitivo, potente e aggregante della paura.
- Trasforma la comunità da luogo di scambio interno a guscio difensivo, consolatorio e confermatorio rivolto verso l'esterno, contro il diverso, lo straniero ecc.
□ Per nulla d'accordo
□ Poco d'accordo
□ Sufficientemente d'accordo
□ Abbastanza d'accordo
□ Completamente d'accordo
#2. Il populismo è un argine contro la povertà
Secondo una certa linea di pensiero, il populismo nasce dal riflesso della dimensione economica sulla dimensione sociale.
- L'arretramento (reale o percepito) delle classi medie che sostengono il sistema, originato da
- la stagnazione dei salari nella fascia intermedia di qualificazione professionale (dove maggiore è la quota di occupazione nei paesi avanzati), a sua volta frutto de
- la crescente disponibilità di mano d'opera a basso costo e la concorrenza di importazioni fortemente competitive, come il proverbiale serpente che si morde la coda, costringe ad accettare
- retribuzioni sempre più basse.
In questo scenario il populismo è in grado, con il solo potere dello strumento legislativo, di garantire una più equa distribuzione delle risorse economiche (sul singolo privato, sul sistema imprenditoriale, in ambito istituzionale) e quindi di combattere la povertà, ristabilendo il meccanismo virtuoso salari-produtività che assicura la crescita e la ripresa del Paese.
□ Per nulla d'accordo
□ Poco d'accordo
□ Sufficientemente d'accordo
□ Abbastanza d'accordo
□ Completamente d'accordo.
#3. Il populismo combatte la disoccupazione
- L'innovazione tecnologica rende desuete le competenze tradizionali,
- segna la fine delle professioni obsolete (che vengono progressivamente sostituite dall'automazione),
- causa decrescita occupazionale e più in generale, peggiori condizioni di lavoro (diffusione del precariato, salari reali decrescenti, ecc.).
Esercitare un’azione populista significa quindi proteggere i lavoratori, l'occupazione e il welfare, attraverso un impegno diretto delle Istituzioni volto a fornire a tutti gli attori coinvolti un quadro normativo più chiaro. Sul piano internazionale significa inoltre contrastare il cosiddetto “ricatto della delocalizzazione” che vede i paesi, dove minore è il livello di tutela del lavoro, spingere per evitare ogni attività regolamentatoria in materia.
□ Per nulla d'accordo
□ Poco d'accordo
□ Sufficientemente d'accordo
□ Abbastanza d'accordo
□ Completamente d'accordo.
I risultati
Se alle tre affermazioni hai espresso un grado di consenso che va da “Abbastanza d’accordo” a “Completamente d’accordo”, allora sei un vero populista! In caso contrario permangono spazi di miglioramento. Se invece hai sempre espresso un grado di consenso negativo, cioè da “Per nulla d'accordo” a “Poco d'accordo”, allora per te non c'è speranza: sei irrimediabilmente anti-populista.
Ciò nonostante, ti offriamo ora l'opportunità di convertirti e ti invitiamo a valutarle seriamente i cinque punti che seguono.
Pensa come sarebbe bello se anche tu potessi:
- vivere soltanto di emozioni, perché l’emozione è più che sufficiente; emozioni e pregiudizi sono immediati mentre sentimenti e giudizi costano fatica, lavoro e tempo.
- Abbracciare spensieratamente la narrazione dominante che predilige il conformismo al dubbio, perché una posizione condivisa infonde naturalmente sicurezza e perché dei difetti collettivi ci si assolve in branco.
- Acquisire impunemente un' “etica della convenienza” e imparare a mentire innanzitutto a te stesso come arma di difesa.
- Misurarti in base ai tuoi obbiettivi e non ai tuoi risultati, nascondere cioè il vuoto delle tue proposte concrete contrapponendo una sovrabbondanza prolissa di luoghi comuni e modelli suggestivi, creati da e per le luci della ribalta social-mediatica, in un grande gioco edonistico.
- Anteporre le priorità dell'opinione pubblica alle reali priorità del paese, come si direbbe in ambito business, con una vision Consensus Oriented di Customer Satisfaction e Marketing One-to-One.
Convertiti ora!
Sbrigati però a cambiare idea perché noi eterni insoddisfatti, figli del consumismo, dell'usa e getta a 360 gradi – a discapito di sostenibilità, riuso e circolarità –, noi paladini dell’ipermodernità non amiamo i temi di lungo periodo. Sentiamo l’urgenza sociale di vivere sul breve e sulle informazioni più concise (per dirla con George Steiner: «massimo impatto e istantanea obsolescenza»). Non sappiamo più desiderare, soffriamo di gravi forme di disaffezione, il nostro orizzonte temporale e la nostra curva di attenzione sono brevi e cambiamo bandiera in fretta. L'attesa del prossimo momento da elevare a simbolo della nostra insoddisfazione è spasmodica. Presto infatti ci stuferemo di tutto questo e diventeremo subito qualcos’altro. Rettiliani? Terrapiattisti? Aperitaviti? Chissà…
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Info: corrado-calza.webnode.it