Se sei Chiara Ferragni detti tu le regole

Se sei Chiara Ferragni detti tu le regole

E' notizia del giorno: Chiara Ferragni entra nel Consiglio di amministrazione del gruppo Tod’s di Diego Della Valle.

Essere pro o contro Chiara Ferragni? Poco importa nella discussione (può piacere o non piacere il personaggio ma è indiscutibile la sua capacità di posizionare il suo personal branding in maniera capillare e pervasiva su un'audience di massa: ditemi quante persone non del mondo digital conoscono altri nomi di "blogger" e star sul web che al di fuori dello schermo sono emeriti nessuno...). 

La notizia della sua entrata nel CDA Tod's secondo me è interessante per due aspetti, a mio parere molto importanti e a volte negletti quando si parla di empowerment femminile, di soffitto di cristallo e concetti analoghi. 

1) Mai introiettare sensi di colpa/inferiorità indotti socialmente per il solo essere donne, magari in contesti spesso a maggioranza maschile, peggio ancora se anche madri come nel caso della Ferragni stessa, avendo lei due bimbi piccoli.

Il rischio di autoboicottarsi, di trasmettere insicurezza al recrutier ed in generale a tutte le figure con cui ci interfacciamo professionalmente è altissimo. Già le donne soffrono spesso della sindrome dell'impostore, pur avendo risultati scolastici statisticamente più alti dei coetanei maschi, come sottolinea Almalaurea. Qui c'è un grande lavoro sulla consapevolezza, sulla valorizzazione dei propri punti di forza, sulla capacità di esercitare un modello di leadership femminile che rompa gli schemi, alternativo o complementare a quello tradizionale. Che la Ferragni abbia spinto molto sul suo essere un role model per le nuove generazioni di donne è indubbio ed è un'operazione di grande successo che le va riconosciuto.

2) Più sei riconosciuta come esponente di rilievo nel tuo settore, più ti allontani da certe dinamiche al ribasso: se si arriva ad essere Chiara Ferragni, a nessuno importa più che tu sia uomo, donna, madre o altro ancora: sei un brand talmente forte che puoi dettare le regole. Purtroppo ci viene ancora fatto presente che una donna -e vale doppiamente per una madre -possa al massimo "aspirare" ad un progettino, ad un lavoro part time, ad un ruolo sobrio e defilato. Purtroppo questo ruolo è estremamente fragile ed esposto alle crisi, ai ricatti, alle dinamiche più becere in cui si diventa criceti sulla ruota, sostituibili alla minima "pretesa" con un aspirante della nutrita fila disposta a salirci a qualsiasi condizione, per degradante che sia. Ecco perché spingere le donne solo a questo tipo di "lavoretti" in realtà danneggia a livello sistemico, tutto il Paese e alla lunga anche gli uomini, che dovrebbero indignarsi per le proprie madri, sorelle, compagne e colleghe e -sì- sotto sotto anche per sé stessi e un mondo del lavoro che troppo spesso si impegna in un'operazione di "pinkwashing", si presenta come inclusivo, ma nei fatti presenta un caso come quello della Ferragni con i crismi dell'eccezionalità, perché sì, questo purtroppo ancora è.

Allora non dobbiamo mai tralasciare il piano culturale, meno visibile forse ma spesso decisivo: non possiamo essere tutte delle Ferragni, ma impariamo a non sentirci in difetto se aspiriamo a qualcosa di più che un "progettino".

Pietro Pasquale F.

Digital Marketing Manager with 6+ years of experience.

3 anni

Nel mercato azionario i buon risultati si vedono in lunghi periodi, inutile fare un balzo del 9% se poi si fa peggio in futuro, inoltre l'empowerment qui ci azzecca poco, chi compra e vende titoli non guarda in faccia a nulla, anzi è rimasta sempre la stessa istituzione "a shark tank".

Giuseppina Santucci

Export Consultant, Professional Business Coach, Technician and Practitioner in PNL

3 anni

Condivido la tua riflessione, ma credo che lo scalpore sia dovuto esclusivamente al fatto che sia icona del potere social, senza effettivo focus sulla identità di genere e relative contraddizioni #socialpower #empowerment

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