SENSI DELL'ARTE - di Gianpiero Menniti
IL RICORDO DEGLI ETERNI
Il concetto del "tempo" ha offerto ancestrali suggestioni e complessi motivi di speculazione intellettuale persi nel passato e ritrovati nel contemporaneo.
Nel '900, Emanuele Severino ha offerto una lettura dell'arché culturale bimillenaria dell'Occidente che culmina nel rigetto del nichilismo costituitosi fin dalle origini del pensiero filosofico.
Seguendo la scia del suo pensiero, si giunge ad una formidabile rappresentazione dell'essere: apparizione che possiede il tempo dei "sensi", rappresentabile nello spazio della vita, ed un tempo che raccoglie ogni essente, non finisce, permane, è eterno.
Nulla proviene dal nulla.
E nulla ha il suo atto finale nel nulla.
Così, anche se Giorgio da Castelfranco (Giorgione) è vissuto, intensamente e brevemente, cinquecento anni prima del filosofo italiano, capace di suscitare l'interesse ammirato di Heidegger, non è un azzardo credere che una pur flebilissima intuizione, in grado di sfiorare appena le profondità della riflessione di Severino, possa aver attraversato i pensieri del celebre pittore veneto.
Come se la presenza degli "eterni" potesse misurarsi entro i confini sterminati di un dipinto.
La coscienza come atto collettivo è la più solida delle eredità del "tempo", immagine che transita e si fissa nella memoria delle civiltà.
Immagine che indica.
Immagine che fa segno alla riflessione, alla lettura ininterrotta, all'interpretazione infinita dei silenzi.
Se il nostro "esserci" è un eterno "essere", allora la luce di Giorgione continuerà a illuminare il tempo di un'esistenza infinita.
Il pensiero dell'arte può essere eco perenne.