Si torna a scavare nell'antico porto della città etrusca di Vulci (dopo 40 anni)
Al via una nuova fase di valorizzazione della Tuscia. Più precisamente, della zona dove era collocato il porto della città etrusca di Vulci. La Soprintendenza ha, infatti, acquisito un ampio settore dell'area archeologica in località Murelle a Montalto di Castro. Un procedimento "iniziato circa 10 anni fa - spiega la Soprintendenza - con l'esercizio della prelazione su una porzione di terreni soggetti a vincolo archeologico. L'iter burocratico amministrativo è risultato molto complesso in virtù di un ricorso al Tar, in un primo momento sfavorevole alla Soprintendenza, a cui l'ufficio si è opposto ricorrendo al consiglio di stato. Quest'ultimo, con la sua decisione favorevole all'azione della Soprintendenza, ha determinato la possibilità di completare i sospesi e acquisire finalmente in consistenza al patrimonio dello stato (agenzia del demanio) i terreni contesi"
.Già nel 2022 era stata acquisita un'ulteriore porzione dell'area vincolata, verso il mare, con un'altra procedura di prelazione. Identificata con la Regae dell'itinerarium maritimum, che colloca il sito a metà strada tra la foce dell'Arrone e la foce del Fiora, e con la Regisvilla dello storico greco Strabone, l'area era stata indagata soltanto parzialmente, tra fine anni '70 e inizi '80 del Novecento, da parte dell'istituto di topografia antica dell'università La Sapienza di Roma. Già precedentemente ricerche di superficie e l'analisi di fotografie aeree avevano portato gli studiosi a distinguere un vasto recinto rettangolare, datato variamente dall'epoca romana fino a quella medievale.
La limitata indagine archeologica ha portato alla luce diverse strutture di epoca etrusca e tracce di una villa di epoca romana di prima età imperiale. Rinvenuti, inoltre, resti di sepolture di epoca romana, sia nell'area delle strutture etrusche sia nell'area più prossima al mare. Ed ancora, più avanti, nel mare, sono emersi resti di strutture sommerse interpretate come opere portuali: una sorta di barriera appena affiorante, parallela alla linea di costa, a circa 300 metri dalla riva.
Ricerche più recenti condotte sui materiali confermano la presenza di un insediamento etrusco a carattere commerciale, frequentato da popolazioni locali ma anche da greci e fenici. Molti dei reperti rinvenuti conservano segni incisi e graffiti interpretabili come marchi commerciali, mentre iscrizioni di dedica alla divinità Vei, spesso titolare di santuari legati allo scambio, apre l'ipotesi della presenza di luoghi di culto.
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"L'area delle Murelle - annuncia la Soprintendenza - diventerà parte del parco naturalistico-archeologico di Vulci, gestito dalla Fondazione Vulci, grazie alla convenzione stato-enti locali che il ministero della Cultura ha stipulato con la Regione Lazio, la Provincia di Viterbo, i Comuni di Montalto di Castro e di Canino. Sono già in programma, per la prossima estate, indagini non invasive che indirizzeranno i successivi scavi archeologici. Le attività di ricerca su ampia scala, utili a definire l'estensione e le caratteristiche del sito, consentiranno finalmente di aggiungere importanti tasselli conoscitivi sui rapporti commerciali della città di Vulci con il Mediterraneo, in parallelo con quanto già noto degli altri porti dell'Etruria meridionale (Pyrgi e Gravisca) e di restituire al pubblico anche inaspettati e suggestivi percorsi di visita".
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