Sinapsi #3
Ph: Michael Fruehmann

Sinapsi #3

Ho capito di non avere un genere di vacanza tipo. Generalmente se ne parla quando l’estate si avvicina: “che idea di vacanza preferisci?”, “ti piace visitare o stare ferma in un posto?”, “io non ce la farei mai a stare una settimana ferma in un posto”, “io in vacanza mi voglio riposare, non mi va di fare i chilometri anche lì” e via dicendo. Con il tempo, la maggior parte delle cose l’ho capita con il tempo in effetti, ho scoperto che non sono una che ha una vacanza tipo. Mi voglio riposare, voglio vedere posti nuovi, voglio stare in pace e mi piace fare nuove conoscenze. La conclusione è che non sono tipa da vacanza tipo.

Quest’anno, dopo il mare, sono stata qualche giorno un po’ più in su rispetto a dove sto di solito, più vicina alle montagne (adoro la montagna, ma anche il mare), nei pressi di un laghetto che è lungo poco più di un paio di chilometri e largo neanche uno. Da una parte c’è un bosco, dall’altra un parco. E poi i classici alberghi di montagna, con i balconi in legno e i gerani rosa e rossi appesi da ogni parte. La maggior parte delle persone che decidono di trascorrere lì le vacanze, o per lo meno qualche giorno, hanno un’età media di circa 65-70 anni. Le motivazioni sono abbastanza deducibili: in estate c’è più fresco che in città, ci sono le terme dove fare le cure che il medico ha prescritto, si possono fare passeggiate infinite in mezzo alla natura, gli hotel sono comodissimi (c’è ancora la possibilità di scegliere la pensione completa), la sera non c’è confusione e si può tranquillamente andare a letto presto. Non credo serva molto altro.

Bene, da un paio d’anni ci prendiamo qualche giorno da trascorrere in questo paesino in cui, a tratti, sembra che il tempo si sia fermato a un bel po’ di anni fa. E allora anche quest’anno abbiamo preso armi e bagagli e abbiamo percorso un paio d’ore in macchina. Eccoci arrivati. Le nostre giornate erano scandite dalla lentezza: la colazione la facevamo in hotel (nessuno si permetterebbe di dissentire se dico che quelle degli hotel di montagna sono le migliori colazioni al mondo), subito dopo andavamo al parco in riva al lago con il nostro sdraio (solo una mattina ci siamo concessi la camminata nel bosco), stendevamo gli asciugamani e tra qualche pagina letta e qualche ora a sonnecchiare arrivava sera. Dopo essere risaliti e aver fatto una doccia, era l’ora di decidere dove avremo cenato; ristorante o pizzeria, ogni sera un posto diverso, così, tanto per provare. Subito dopo cena arrivava uno dei momenti più belli di tutta la giornata: la libreria. Una libreria piccola, colma di libri, di quelli belli però, in cui si respira il profumo di tutte le storie che contiene. Non sapevamo da che parte girarci: davanti, dietro, ovunque c’erano libri. E lei, Lisa, un entusiasmo incontenibile che riusciva a trasmettere a chiunque mettesse piede lì dentro; capace di consigliare con pochissimi indizi, di aggiustare il tiro anche solo dalla espressioni che vedeva sulle facce della gente. Ci abbiamo messo un attimo a spendere un bel po’ di soldi lì dentro. Ma ne è valsa la pena.

Quel posto è così, dentro e fuori dalla piccola libreria, pieno di storie che devi essere pronto a conoscere, storie di personaggi inventati o di persone vere, in carne ed ossa, che ogni mattina ti trovi al tavolo a fianco per la colazione. Storie di coppie che stanno insieme da chissà quanti anni e che amano ancora condividere del tempo insieme; storie di mogli e mariti, di amici, di amanti che si preoccupano di quante fette di pane vuoi; storie di cicatrici che vedi sulle gambe di quel signore là, che avrà circa 75 anni, che chissà dove si è procurato; storie di signore che salgono presto dal lago perché la sera si cena alle 19.30 ma prima bisogna farsi una doccia e prepararsi per bene.

Siamo circondati, ed è una delle cose più belle di cui possiamo nutrirci. Alla fine il mio tipo di vacanza è questo. Una vacanza che è tutta una storia.


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