SlowCommerce #2: il bombardamento

SlowCommerce #2: il bombardamento

«Dobbiamo far scendere i brand dalla giostra dei social media, che va sempre più veloce, ma non arriva mai da nessuna parte. È giunto il momento di smettere di convincere con insistenza e di disturbare o fare spamming, fingendo di essere i benvenuti. Siamo in una fase storica accelerata che non ammette però scorciatoie e occorre concentrarsi su un percorso lungo e sostenibile, tornare all’autenticità, che passa necessariamente dalle esperienze. A meno che tu non stia vendendo teoremi matematici, stai vendendo emozioni. D’altronde siamo umani, non cyborg. Almeno per ora»

Ho letto di recente questo bellissimo articolo sul Sole 24 Ore e mi sono incredibilmente sentito vicino al pensiero dell'intervistato, non un marketer a caso che passava fuori dalle sedi del giornale, ma di Seth Godin, forse il maggiore luminare del marketing degli ultimi 20 anni.

Parliamo anche in questo caso di quello che ho definito nel primo articolo: il BOMBARDAMENTO. Quante volte vediamo un banner, un'inserzione, un risultato di ricerca sponsorizzato, e ci sentiamo infastiditi, disturbati? A me sta succedendo sempre più spesso e chiedo anche a voi di farci caso nei prossimi scroll delle vostre bacheche.

La premessa è che da anni ormai è cambiata l'arena della competizione, quello che era il cartellone pubblicitario è diventato ora il post sui social o il Google Ads, con la differenza che questi ultimi costano meno, sono più facili da produrre e raggiungono potenzialmente molte più persone. Immaginatevi di essere in una strada in centro alla vostra città con pubblicità ad ogni metro, ad ogni angolo e ad ogni altezza: la strada così è completamente rovinata. Allo stesso modo stiamo rovinando anche le nostre bacheche e quelle dei nostri clienti, con l'enorme differenza che quella strada avrà la mia attenzione per una solo volta al giorno, mentre i social ce l'avranno per la maggior parte della mia giornata.

Sarebbe sfacciato e alquanto sprovveduto non essere presenti in queste piattaforme, dobbiamo però capire che c'è modo e modo per operare in questo mondo. I miei due suggerimenti per rallentare sono:

  1. I contenuti: Un contenuto, come per un acquisto di un prodotto, lo visualizzo se mi dà VALORE. Cerchiamo di creare contenuti che lascino qualcosa ai clienti, non solo un' impellente voglia di acquistare. Creiamo storie, creiamo esperienze, creiamo connessioni tra gli appassionati. Guardereste più volentieri uno spot che vi parla della storia della tradizione culinaria Italiana o uno spot "alla Mastrota" che prova a vendervi 10 pentole in acciaio inox + 10 pacchi di pasta in omaggio all'incredibile prezzo di €29,90 invece di €129,90 SOLO PER OGGI! Ecco, trasportiamo questo concetto nel digitale e la risposta è ovvia.
  2. La frequenza: sono iscritto a parecchie newsletter e seguo numerosi brand, la maggior parte di questi mi manda ogni singolo giorno almeno (e dico almeno) una mail, la trovo almeno una volta su ogni social con annesse una decina di storie e non ultimo, mi disturba la lettura di qualche articolo con un bel display Ads. Il risultato? Nel mio scroll social, non leggo o visualizzo quasi mai quello che viene pubblicato, la mail finisce quasi sempre nel cestino, il display mi fa solo ed esclusivamente avere un brutto ricordo del brand. Meglio avere 10 destinatari e tutti contenti, che averne 100 di cui 90 scontenti, alla fine il risultato non cambia.

Vi porto a titolo esemplificativo uno screen della mia casella mail di questa settimana, copro i nomi per ovvi motivi.

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Quanto si possa rallentare dipende ovviamente da settore a settore, ma ricordandoci che dove c'è massa, spesso il piccolo artigiano non tiene il passo e per molti settori proprio gli artigiani sono l'unica salvezza.

Visto che mi sembra impensabile prevedere una limitazione delle pubblicazioni da parte dei vari Google, Facebook ecc, siamo noi manager digitali a dover fare il salto, a dover correre questo rischio. Viviamo tutto il giorno nel digitale e nei social, non roviniamoli, sarebbe come sputare nel piatto in cui mangiamo.

Rallentiamo, per noi e per il sistema. #SlowCommerce



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