Smart Working, la salvezza delle PMI ai tempi del COVID-19: le controindicazioni
Foto di Lukas Bieri da Pixabay

Smart Working, la salvezza delle PMI ai tempi del COVID-19: le controindicazioni

  • Posso gestire l'home Banking aziendale con lo stesso computer con cui mio figlio scarica serie TV e videogiochi pirata?
  • I collaboratori sono in grado di riconoscere azioni malevole come il phishing in assenza dei sistemi di sicurezza aziendali?
  • I computer e la rete di casa sono sicuri come quelli aziendali?

Tutti ci auguriamo che le misure intraprese dalle istituzioni raggiungano l’obiettivo di limitare l’espandersi del Coronavirus. Intanto assistiamo al più grande fermo macchina dal dopoguerra. Dai prossimi giorni, infatti, solamente un limitato numero di imprese, potranno proseguire le attività, sempre nel rispetto delle obbligatorie misure igienico-sanitarie per la gestione dell’emergenza COVID-19. 

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Le PMI escluse però non devono necessariamente fermarsi. Le attività produttive sospese a seguito del più recente Decreto del Presidente del Consiglio possono comunque proseguire se organizzate in modalità di lavoro agile (c.d. Smart Working) peraltro semplificato nella sua attivazione.  

Spesso malvista dal datore di lavoro, che pensa di pagare i dipendenti per stare sul divano, lo Smart Working è oggi l’istituto che garantisce la sopravvivenza di molte imprese. Più contenti i titolari, che non vedono interrotta la continuità aziendale. Più contenti i dipendenti, consapevoli che il lavoro agile, tutto sommato, è molto meglio delle ferie obbligatorie durante la quarantena. Più contento lo Stato che vede ridottta la necessaria erogazione della Cassa integrazione. Ne giova anche l'economia, rispetto ad un blocco totale che ricorda tanto il periodo bellico.

Ne giovano proprio tutti: anche i criminali informatici, che abusano dell'ingenuità delle persone nell'utilizzo della tecnologia per trarne un profitto. La Polizia Postale ha infatti registrato una forte impennata di reati informatici sin dai primi giorni dell’emergenza. Tecniche di phishing tramite email e siti web per adescare la vittima a concedere credenziali di accesso o scaricare malware che possono causare la cifratura dell’intero sistema informativo aziendale, sono le modalità che mettono a rischio le attività imprenditoriali. 

La corsa al lavoro agile, non può farci dimenticare l’importanza della protezione delle informazioni aziendali. Perché sia chiaro, se gestito con superficialità, lo Smart Working potrà mettere a rischio il know how, i segreti industriali, e tutti i dati personali di cui l’impresa e Titolare o Responsabile ai sensi dell’ormai noto GDPR , con catastrofiche conseguenze di perdita di guadagno e sanzioni da parte della Autorità

Tutti ricordiamo ancora i disastri causati dal Cryptolocker. Ora il pericolo è aumentato, e rischiamo di percorrere la stessa via, addirittura con sistemi meno sicuri. I sistemi casalinghi sono infatti molto diversi da quelli aziendali.

  • I dispositivi di casa fanno spesso utilizzo di sistemi operativi obsoleti (Windows 7 non riceve aggiornamenti di sicurezza dal 20 gennaio 2020) e software pirata (con alto rischio di presenza malware).
  • La rete internet di casa non dispone, nella maggior parte dei casi, di un vero e proprio firewall, e la maggioranza degli utenti non ha mai sostituito la password predefinita del proprio router (ottenibile in pochi minuti tramite app facilmente scaricabili dagli store principali).

Se proviamo a sommare la scarsa consapevolezza degli utenti ai pericoli dell'informatica, le poche istruzioni sull'utilizzo dei dispositivi che le aziende forniscono ai dipendenti e l'assenza dei più elementari sistemi anti-intrusione, dei dispositivi e delle reti di casa, il risultato per l'azienda potrebbe essere anche più pericoloso rispetto al blocco totale delle attività.

Lo Smart Working è senza dubbio una modalità di lavoro che permette la continuità aziendale: non solo all'epoca dell'emergenza COVID-19, ma anche in futuro.

L'implementazione dello Smart Working però deve essere effettuata in piena consapevolezza dei rischi che comporta, e prendendo tutte le misure precauzionali possibili, anche in questo periodo di emergenza.

È opportuno quindi investire il tempo necessario per mettere in atto un sistema di lavoro agile sicuro tenendo conto:

  • dei tempi di attuazione (necessariamente rapidi) e dei costi di realizzazione,
  • dei rischi di violazione di norme (GDPR, in primis, ma anche anticorruzione e trasparenza),
  • dei rischi di sicurezza informatica,
  • del livello di consapevolezza dei collaboratori dei suddetti rischi.

Le soluzioni fai da te sono senza dubbio più rapide. "Portati il PC a casa e mi raccomando lavora!" nell'immediato funziona. Ma espone a rischi altissimi, in alcuni casi irreparabili.

In sostanza: evviva lo Smart Working. Abbiamo l'opportunità di non interrompere l'attività produttiva, garantendo ricavi, stipendi ed evitare il collasso del tessuto produttivo del Paese. Evviva anche coloro che sapranno "farne buon uso" e che, senza ombra di dubbio, rimarranno sul mercato.



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