Sorpresa dai dati macro americani

Sorpresa dai dati macro americani

Il contesto

Nell’ultima settimana i mercati azionari sono saliti su nuovi massimi storici guidati da dati economici migliori delle attese:

  • S&P 500 +1.11% e nuovi massimi storici
  • Nasdaq 100 +1.18%
  • Dow Jones +1.21% e nuovi massimi storici
  • Euro Stoxx 50 +0.99%
  • Dax 30 +1.34%
  • FTSE MIB +2.13%

I settori: a livello settoriale sono stati i settori ciclici e la tecnologia a guidare nuovamente il mercato dopo si sono ridotte le attese di tagli dei tassi.

  • I migliori sono stati: tecnologico, industriale e finanziario.
  • Il peggior settore è stato quello delle utilities dopo che le attese sui tagli dei tassi si sono ridotte.

 

Le obbligazioni: le nuove attese sui tassi hanno fatto salire anche i rendimenti obbligazionari, scontando quindi minori tagli nel prossimo periodo.

  • Il 2 anni americano è salito di 40 punti base nelle ultime due settimane
  • Il 10 anni americano è di 34 punti base nelle ultime due settimane
  • La curva dei tassi è quindi rimasta in positivo a +14 punti base

 

Ma cosa è cambiato rispetto ad un mese fa? Scopriamolo insieme.

Economia americana ancora forte

Nelle ultime settimane l’economia americana ha mostrato inaspettatamente dati molto forti.

  • Mercato del lavoro più solido del previsto.
  • Inflazione sopra le attese per la prima volta da marzo.

 

Mercato del lavoro: il report sul mercato del lavoro americano è uscito molto forte per la prima volta da marzo, facendo riassorbire i timori di una recessione.

  • Sono state create 254.000 nuove buste paga non agricole contro attese di 15.000.
  • La disoccupazione è scesa al 4.1% contro attese di 4.2% e in calo rispetto al 4.2% del mese precedente.
  • I salari orari sono saliti del 4% contro attese del 3.8%.

 

Inflazione: l’indice dei prezzi al consumo americano è uscito sopra le attese per la prima volta da marzo.

  • Inflazione generale: +2.4% anno su anno contro attese di 2.3% (in ribasso dal 2.6% della scorsa rilevazione).
  • Inflazione core (che esclude le componenti più volatili): +3.3% anno su anno contro attese di 3.2% (stabile rispetto al 3.3% del mese scorso).

Buon dato? Nonostante alcune componenti che potrebbero far preoccupare la Banca Centrale Americana, il dato è piuttosto buono e segna un rallentamento della componente servizi.

  • Tra le componenti che potrebbero far preoccupare (in rosso) troviamo il costo delle automobili, che ha ripreso a salire dopo diversi mesi di cali, e quello del cibo che è salito dello 0.4% mese su mese, il rialzo maggiore degli ultimi 7 mesi.
  • Tra le componenti positive (in verde) troviamo il costo delle abitazioni (shelter) che è salito solo dello 0.2% su base mensile e in generale la componente servizi.

 

Perché è importante: il contesto è cambiato rispetto anche solo ad un mese fa quando si prevedeva un rallentamento economico che avrebbe avuto anche l’effetto di comprimere le aspettative di inflazione.

  • Ora l’economia sembra accelerare portando pressione sui prezzi e quindi sulle aspettative di inflazione.

La risposta della Banca Centrale: con un cambio delle condizioni economiche, la FED sarà chiamata a intervenire in modo diverso sui tassi.

  • Alcuni membri si sono espressi per sospendere il ribasso dei tassi nella prossima riunione di novembre.
  • Il mercato sta invece prezzando un taglio di 25 punti base nella prossima riunione e un ulteriore taglio in quella di dicembre.


I conti con la realtà: la realtà, infatti, è che la FED potrebbe ancora abbassare i tassi perché il livello di equilibrio è intorno al 3%, soprattutto con un’inflazione al 2.4%-3.3%.

  • Tuttavia, se la salita dei prezzi accelera con tassi così elevati, allora la FED potrebbe intervenire in maniera più restrittiva delle attese.

 

La reazione del mercato: il mercato ha subito reagito facendo sovraperformare i settori più ciclici dell’economia e facendo scendere le obbligazioni.

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