Stephen King: 7 consigli pratici di scrittura.
In questa articolo troverai alcuni suggerimenti su come scrivere meglio.

Stephen King: 7 consigli pratici di scrittura.

Stephen King nell’operaOn Writing”, per metà manuale di scrittura per l’altra biografica, designa regole precise per avvicinarsi al mondo della scrittura. Qui troviamo consigli pratici e senza fronzoli che se applicati possono fare davvero la differenza nel percorso di un aspirante scrittore

Stephen King: le prime tre regole


King prima di diventare il maestro indiscusso dell’horror che tutti noi conosciamo, ha collezionato diversi NO!

In “On Writing” Stephen parla anche di questo: il rifiuto. Era solito appendere al muro ogni foglio rappresentante una porta chiusa da parte delle case editrici. Nel giro di pochi mesi la parete della sua stanza se ne era riempita. 

Prima regola, banale ma necessaria: accogliere chi dice che non faremo mai della scrittura il nostro mestiere come un invito a migliorare e a diventare chi ancora non siamo.

Regola numero due: “Se vuoi diventare uno scrittore, devi fare due cose soprattutto: leggere molto e scrivere molto”. Questa è probabilmente la più importante di tutte. Esistono però delle accortezze che possono sostenere e migliorare il nostro modo di scrivere.

Regola numero tre: scegliere un posto adatto alla scrittura in cui le distrazioni non riescano a distogliervi da quello che state facendo. La cosa migliore sarebbe riuscire a scrivere ogni giorno sfruttando quello che è, per ciascuno di noi il momento migliore della giornata: nel caso di King si parla della fascia oraria che va dalle 7 alle 11.

Una volta seduti nel punto più adatto della vostra casa, regolate la luce del vostro computer, o quella che colpisce il foglio bianco che avete di fronte. Potreste pensare che ora siete pronti per iniziare ma attendete ancora un attimo.

Mentre scrivi:

In “On Writing” si parla di “cassetta degli attrezzi dello scrittore”: qualcosa di tanto invisibile quanto necessario. Aprendola nel primo scomparto troverete la grammatica: senza questa si generano frasi imprecise. 

Regola quattro: ricordati della grammatica mentre scrivi come del sale mentre cucini.

Nel manuale seguono poi quattro consigli d’oro:

-tagliare il superfluo

-dire addio alle frasi passive

-evitare troppe frasi semplici di fila

-scacciare gli avverbi dai dialoghi

Regola cinque: se quello che hai scritto ti suona pesante o semplicemente non suona, verifica di aver rispettato questi consigli.

Nel manuale di scrittura creativa “Come si scrive un romanzo”, a cura di Daniel Alarcón, alla domanda riguardante l’importanza della struttura king risponde:

“Per me la narrazione è istintiva, la struttura deve essere mantenuta in modo rigoroso. La struttura serve a dare forma”.

Regola sei: se non sapete da dove iniziare fate uno schema della struttura che volete dare al vostro romanzo. Fatelo non tanto per seguirne fedelmente i contenuti ma per tenere a mente i binari lungo cui procedere.

Esistono diverse correnti sull’unità minima che compone un romanzo. Per alcuni è la frase, per altri, come King è il paragrafo.

Regola sette: il paragrafo è una dichiarazione di intenti. Calibra il suo ritmo e plasma la sua forma in modo che sia rispondente ai contenuti che vuoi mostrare. Percepire il paragrafo significa, infatti, avere maggior livello di consapevolezza di ciò che si sta creando.

In conclusione…

Nessuna di queste regole può avere successo senza la regola numero due, chiave di lettura di questo mestiere: la pratica. Per questo mestiere sono infatti necessarie la costanza, l’impegno e l’esercizio quotidiano. L’ingrediente che sa infine accendere queste azioni è una buona dose di curiosità per le opere altrui. Leggere e scrivere risultano infatti due modi complementari di vivere quest’arte. Leggendo i libri altrui si acquisisce maggiore consapevolezza dello stile che vogliamo utilizzare e dei contenuti che vogliamo trattare: ci permette di costruire noi stessi a partire dall’osservazione del mondo. Scrivere, al contrario, ci permette di costruire il mondo esterno a partire da noi stessi.

E tu? Cosa ne pensi?

Ci vediamo nel prossimo articolo!



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