#STOP #INVASIONE #IMMIGRATI

#STOP #INVASIONE #IMMIGRATI

Come facciamo a capire che siamo invasi dagli #immigrati? Lo capiamo più o meno come capiamo tutte le cose del mondo, usando il nostro #cervello. Più o meno tutti gli animali del mondo, tra cui l’essere umano,  capiscono le cose allo stesso modo: i sensi raccolgono le informazioni dall’ambiente, le trasmettono al cervello, il cervello le elabora, le interpreta, capisce cosa succede, e manda ai muscoli le informazioni necessarie per reagire agli stimoli. Gli animali meno evoluti, tipo i rettili, sono meno bravi nell’interpretare gli stimoli, perché hanno un cervello più primitivo, rispetto ai mammiferi, che se la cavano decisamente meglio.

Questo processo di comprensione del mondo richiede comunque un po’ di tempo, durante il quale il cervello lavora milioni di volte più velocemente del più evoluto dei computer. In alcune circostanze, tipo situazioni di pericolo imminente, l’animale però non ha molto tempo per capire l’ambiente, e deve reagire subito. In queste situazioni di pericolo la natura ha dotato l’animale di un sistema decisamente più rapido, che permette di reagire rapidamente, limitando il tempo per comprendere che succede. Questo sistema di risposta rapida è ovviamente più veloce del precedente, anche se a volte è meno accurato, ma permette ad esempio alla gazzella di scappare automaticamente dal leone, senza pensare troppo se sia o meno pericoloso, o permette all’uomo di stare lontano dal fuoco, senza dover provare direttamente se brucia. Questo sistema di risposta rapida non passa dalla valutazione accurata delle informazioni, che richiederebbe troppo tempo, ma si basa su concetti già acquisiti dall’animale, tendendo a generalizzare tutte le situazioni simili di pericolo.

Il limite della risposta rapida allo stimolo di pericolo sta proprio nel fatto della generalizzazione, che da un lato permette di non perdere tempo, ma dall’altro può indurre in errore quando lo stimolo percepito come pericoloso non è proprio identico ad uno stimolo pericoloso.

Nell’essere umano, che nella maggior parte dei casi è più evoluto di leoni e gazzelle, questa risposta rapida si chiama #pregiudizio, cioè un giudizio costruito a priori, prima ancora di aver percepito lo stimolo con i sensi, e prima di averlo fatto interpretare con calma al proprio cervello.

Per far scattare il meccanismo del pregiudizio, sono necessarie alcune condizioni: l’essere umano deve sentirsi in #pericolo, deve avere poco tempo per pensare, non deve avere esperienza diretta del fenomeno, deve poter generalizzare la condizione di pericolo a tutti gli stimoli simili. Verificate queste pre-condizioni, il cervello umano parte in automatico verso il pregiudizio, con la certezza di una risposta rapida, ma non sempre accurata.

Proviamo ad applicare questo modello al fenomeno #immigrazione come viene presentato sul #web: scrivi qualche post con reati gravi commessi da gente di colore (anche loro ammazzano), pubblicalo su un #social dove le notizie scorrono velocemente, fallo leggere a gente che non ha mai parlato per più di 10 minuti con uno di colore, infine magari metti una foto dove la persona di colore non è riconoscibile, e potrebbe essere chiunque. Fatto? Moltiplicate questa tecnica per mille (come ai tempi delle dittature del secolo scorso), ed ecco fatta l’invasione degli immigrati in un paese come l’Italia, dove la percentuale di immigrati per abitanti è tra le più basse d’Europa, e dove i crimini sono statisticamente in calo da circa 20 anni.

Spero che il modello funzioni anche per questo piccolo articolo.

Dott. Alfonso DI GIUSEPPE

Psicologo


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