Tamburi. A questo “gioco al mercato” non ci sta!

Tamburi. A questo “gioco al mercato” non ci sta!

Parafrasando le famose parole di Scalfaro si potrebbe interpretare il pensiero allarmato di Tamburi “a questo gioco al Mercato non ci sto, chiudere le Borse!”. Un pensiero del genere, da chi le imprese le accompagna alla quotazione di Borsa, è inquietante. Il mercato serve per finanziare le imprese e fornire un prezzo negoziabile, è il termometro del valore, non la causa di un aumento o declino dei corsi. Perché tanta paura? Semplice, gli imprenditori all’italiana (vedi il "divino" Farinetti, che suggerisce una patrimoniale che ucciderebbe definitivamente il tessuto economico e sociale del Paese, mentre le aziende di famiglia che gestisce, tirate su dal padre, sembrano oggi in difficoltà) decantano le lodi del mercato fino a quando va tutto bene e sale: è un’opportunità! Quando il trend inverte il mercato è invece in balia degli speculatori cattivi e nemici dell’economia reale. Il mercato è sempre lo stesso: incrocio tra domanda e offerta da cui scaturisce un valore di negoziazione, solo questo. 

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Il mercato è anche il miglior strumento per selezionare il management: perché il flottante votante di Tamburi è quello di una public company  del 71,4%? E’ la stessa proprietà che ha deciso il flottante iniziale, sapendo le relative opportunità/rischi sottostanti; se dovesse arrivare un acquirente si avocherà il “golden power” statale perché realtà “di rilevanza strategica” che aiuta nel processo di quotazione le nostre pmi? Speriamo di no, sarebbe sconfitta farsesca del Mercato.

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Perché una società che crea valore restituisce agli azionisti un dividendo pari ad un btp? Il valore di Borsa, vedi covid19, è aleatorio fino a quando non si trasforma in cash, il dividendo è invece certo. Perfetto, creare valore agli azionisti è l’obiettivo principale di qualsiasi management, ma quale è la ratio della chiusura della Borsa? Non tanto la perdita di valore, ma quella del controllo societario; forse ci vorrebbe anche qualcuno che in assemblea faccia la voce grossa per deliberare una quota maggiore di roe (sotto dati Fineco) a dividendo.

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Allora vietiamo lo short! Perfetto, sul mercato dei derivati italiani i volumi sono dimezzati e la volatilità, dopo un picco a 90%, è scesa ma sempre su valori più alti da quando è entrato in vigore il divieto di short selling sul mercato. In alcuni casi le vendite allo scoperto, quando ci si deve ricoprire e chiudere la posizione, aiutano la salita incrementandone la forza e velocità, ma da noi si dirà che le quotazioni depresse siano solo colpa del debito pubblico e dello spread. Adesso il nostro mercato dei derivati è in balia ai veri speculatori con i volumi ridotti al lumicino, triste il confronto con un anno fa di volatilità e volumi. Diffidare da chi si erge a paladino dei risparmiatori, spesso lo fa per scopi personali.

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