Tfr e fondi pensione: come funziona il nuovo meccanismo proposto dal governo
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La legge di Bilancio entra nel vivo: dopo il varo in Consiglio dei ministri di fine ottobre, il testo è atteso in Aula a Montecitorio il 16 dicembre. Tra le numerose modifiche proposte spicca quella relativa al trattamento di fine rapporto (Tfr) e alla previdenza complementare, con la possibilità di reintrodurre il silenzio-assenso per trasferire automaticamente il Tfr ai fondi pensione (LEGGI ANCHE: Tfr in azienda o in un fondo pensione? La proposta del silenzio assenso e cosa cambia).
La proposta e il contesto
La misura, sostenuta dalla maggioranza (FdI, Lega e Noi Moderati), prevede l’introduzione di un semestre di silenzio-assenso, durante il quale i lavoratori che non esprimono una scelta esplicita vedrebbero il proprio Tfr destinato alla previdenza integrativa. L’emendamento, firmato anche dal presidente della commissione Lavoro Walter Rizzetto, è stato riammesso in commissione a novembre. Il suo obiettivo, spiegano i proponenti, è incentivare il ricorso ai fondi pensione per integrare pensioni che oggi non riescono più a garantire livelli pari all’80% dell’ultimo stipendio (LEGGI ANCHE: Tassazione bitcoin, governo pronto ad allentare la stretta fiscale: le ultime novità).
Cos’è il Tfr e come funziona oggi
Il trattamento di fine rapporto è una parte del salario lordo che il datore di lavoro accantona durante la vita lavorativa del dipendente e che viene erogata al termine del rapporto di lavoro. Dal 2007, con l’introduzione della previdenza complementare, i lavoratori hanno potuto scegliere se mantenere il Tfr presso l’azienda o trasferirlo a un fondo pensione. Tuttavia, il meccanismo di silenzio-assenso è stato utilizzato solo una volta, nel 2007, e per un periodo limitato di quattro mesi (LEGGI ANCHE: Bonus in scadenza nel 2024, quali incentivi spariranno nel 2025).
Le criticità della previdenza complementare in Italia
Il sistema pensionistico integrativo italiano soffre di limiti strutturali: il rapporto tra patrimonio dei fondi pensione e Pil si attesta intorno al 10%, contro una media europea superiore al 75%. Alberto Brambilla, presidente di Itinerari Previdenziali e autore della legge quadro del 2005, ha definito la gestione del Tfr da parte dell’Inps una “vergogna”. “Il Tfr all’Inps è solo una tassa implicita sulle piccole imprese. Dobbiamo rafforzare la previdenza complementare e superare questa impostazione”, ha dichiarato in un’intervista. L'ipotesi di un nuovo semestre di silenzio-assenso "è un meccanismo che sostengo da sempre, per la verità l'ho inventato io scrivendo la legge 252. Peccato che sia stato previsto una solo volta, nel 2007, e neanche per sei mesi ma solo per quattro. Però ha comunque prodotto buoni risultati visto che abbiamo più che raddoppiato il numero degli iscritti ai fondi". Per Brambilla la scelta della previdenza integrativa "non solo è inevitabile ma va rafforzata e sistemata. Perché i nostri fondi pensione sono gli unici in Europa ad essere tassati annualmente al 20% e non al momento del riscatto". Per rafforzare la previdenza integrativa "certamente occorre prevedere un nuovo semestre di silenzio-assenso, ma prima si dovrebbe ripristinare il fondo di garanzia per le micro e piccole imprese, e poi bisognerebbe modificare la tassazione, perché i fondi pensione non sono certo investimenti speculativi ed andrebbero trattati esattamente come i Pir 4.0" (LEGGI ANCHE: Reddito di libertà per vittime di violenza, il governo sblocca i fondi per 30 milioni).
Cosa cambia con il silenzio-assenso
Se la proposta sarà approvata, i lavoratori avranno un semestre per decidere se mantenere il Tfr in azienda o destinarlo a un fondo pensione. In assenza di scelta, il trasferimento sarà automatico. Questo meccanismo potrebbe ridurre i flussi di risorse verso il Fondo di Tesoreria dell’Inps, che dal 2007 ha raccolto circa 98,5 miliardi di euro (LEGGI ANCHE: Paradisi fiscali, i preferiti dai pensionati italiani. LA CLASSIFICA).
Le posizioni in campo
Da un lato, il governo punta a rilanciare i fondi pensione per rafforzare il sistema previdenziale italiano, dall’altro l’Inps segnala la necessità di discutere la possibilità di un proprio fondo complementare, come quello creato nel 2007 ma successivamente accantonato. Intanto, i sindacati e alcune associazioni di categoria chiedono garanzie per i lavoratori, sottolineando la necessità di mantenere una chiara libertà di scelta (LEGGI ANCHE: Acconto Iva, cos’è, chi lo deve pagare e chi è esentato).
Un tema strategico per il futuro previdenziale
La sfida è cruciale: da una parte, aumentare l’adesione alla previdenza complementare per garantire pensioni adeguate; dall’altra, evitare di sottrarre risorse a un sistema pubblico già sotto pressione. L’esito del dibattito potrebbe segnare un punto di svolta nella gestione del Tfr, con implicazioni rilevanti per lavoratori, imprese e finanze pubbliche (LEGGI ANCHE: Stellantis, il piano per la produzione di auto in Italia: cosa prevede).
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