Tornare all'università: una fortuna per pochi

A settembre 2019, a 44 anni e tre mesi, facevo la fila per terminare le pratiche della mia iscrizione a Scienze della comunicazione. Come mi sentivo?

• Avevo caldo. Bologna, languida, mi aveva vista scendere dalla stazione centrale col mio Invicta. Residuo delle medie del mio maggiore. Iniziavo l'università quando mio figlio iniziava il liceo. Sudata. Come mi sentivo?
• Avevo voglia di chiudere. Ad ogni passo che facevo sentivo che mi allontanavo dalla vita precedente. Bella, fortunata, ricca di esperienze e responsabilità e finita all'improvviso. Mi facevo guidare da Google Maps fino alla segreteria. Frenetica. Come mi sentivo?
• Avevo paura. Un impegno accademico a 44 anni, dopo oltre 20 anni di lontananza dall'università mi gelava il sangue nelle vene. La fiducia in me stessa, in aggiunta, aveva avuto un knock down bello tosto. Ma la paura, quella vera, la avevo provata ben prima e poi mi aveva lasciata. Svuotata.

E io cosa facevo? Io sorridevo.

Perché ero felice. Mi ero concessa l'opportunità di cambiare pagina, di svoltare. Avevo fatto la scelta giusta? Avevo detto di no a più di un ruolo. Alcuni mio malgrado, altri con sollievo, tutti rimandati al mittente. Perché volevo questo. Ricominciare da me, dalla mia formazione. Investire sul presente che per molti è più ipotesi che futuro. Formarmi e viverlo da protagonista prima che si trasformasse in passato. Si può avere paura, aver fretta di chiudere, avere caldo ed essere felici. Ma tanto quanto lo ero io quel giorno, non so se lo sarò più. I portici trattenevano la mia felicità come una cappa. E io ci nuotavo dentro.

Questa mattina, 20 Settembre 2021. 46 anni e tre mesi, tredicesima iscritta per l'esame di diritto pubblico dell'informazione e dei media. Come mi sono sentita?

Ho sentito con chiarezza che nella mia vita ho fatto veramente tanto. Superato i giochetti politici, ottenuto risultati pazzeschi caduta nel pantano, subito sollevata.

Nell'università ho trovato valore, ripagato con grande impegno. Ho re-imparato a studiare, e tanto, che a 46 anni non è la regola. Sto ascoltando tantissimo, dopo anni durante i quali ho parlato tanto e ascoltato troppo poco. Se prima facevo il gioco di squadra, oggi ho una squadra.

La mia esperienza precedente, grazie alle nuove linfe accademiche che attingo quotidianamente, da bagaglio si sta trasformando in risorse.

A pochi esami dalla laurea, guardo il mio percorso e mi dico che sono stata fortunata. E anche coraggiosa. Soprattutto coraggiosa. Perché puntare tutto su me stessa, quando il mondo mi aveva messa in un cantone, ha richiesto tanto coraggio. Ed entusiasta della vita e del futuro. Che, credimi, è una dote preziosa.