Trump dazi a UE, cancellati ’50 anni di storia liberale
Svizzera, 30 ottobre 1947, nella florida Ginevra del dopoguerra 23 Paesi si incontravano per discutere le basi del sistema multilaterale di relazioni commerciali volto alla liberalizzazione del commercio mondiale.
Nasceva il GATT, acronimo di General Agreement on Tariffs and Trade, il caposaldo del commercio globale e dell’abolizione di qualsiasi tipo di barriera doganale.
Passò pochissimo tempo e il mondo si diede appuntamento a L’Avana ed in 4 mesi nacque la Carta dell’Avana, 106 articoli per ribadire i concetti miliari di un commercio libero e liberale. Da questa avrebbe dovuto vedere la luce l’Organizzazione Internazionale del Commercio, Istituzione sovranazionale che a fianco di quelle di Bretton-Woods avrebbe dovuto garantire equità nel commercio planetario.
Quando si parla di denaro però il mondo combatte più di quando si parla di guerra e solo 3 anni dopo, il 6 dicembre 1950, il Presidente Truman annunciò che non avrebbe più chiesto l’approvazione della Carta, anche a causa dell’opposizione della maggioranza dei deputati americani, ma i suoi principi vennero comunque adottati nei successivi aggiornamenti del GATT.
Salto temporale, Uruguay Round 15 aprile 1994 ultimo di una serie di negoziati durata ben 7 anni da via al nuovo GATT con la nascita dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, la nuova istituzione per la promozione di un commercio libero nel mondo.La storia del commercio mondiale ha avuto alti e bassi, sanzioni e blocchi, ma gli Stati nel mondo hanno sempre volto i propri interessi comuni al portafogli e quindi promosso accordi multilaterali come quello della travagliata storia del TTIP, il Trattato transatlantico sul commercio e gli investimenti che avrebbe dovuto garantire libero scambio tra Europa e Stati Uniti.
Gli accordi però sono complicati, impiegano anni e in anni le amministrazioni politiche e quindi gli stimoli cambiano e dal 2013 ad oggi il TTIP non solo non ha visto la luce, bensì all’opposto tra i due contraenti sta iniziando una grande guerra doganale in barba a TTIP e soprattutto in barba al GATT firmato decenni prima.
Bisogna dire che la linea di Trump era stata chiara già dalla campagna elettorale quando minacciava dazi a protezione dei lavoratori americani, venendo poi smentito dagli stessi istituti commerciali statunitensi che sulle politiche isolazioniste della campagna Trump scrivevano in un report datato febbraio 2017 della National foundation for american policy, che tali politiche sarebbero state negative proprio per la popolazione più povera che avrebbe perso il 18 e il 53% del reddito, popolazione che il futuro Presidente diceva di voler proteggere.
Trump però dopo le elezioni non si fece fermare da advisor e think tank ed eccolo un anno dopo, a marzo 2018 paventare dazi contro l’Europa, inizialmente messi in stand-by e fatti effettivamente partire Venerdì scorso, 1 giugno.
Negli ultimi giorni nella UE c’è fermento, allo studio ritorsioni che porteranno a controritorsioni, La Commissione europea ha adottato mercoledì il regolamento che istituisce le contromisure dell'Ue in risposta ai dazi statunitensi su acciaio e alluminio. Le misure riguarderanno immediatamente un elenco di prodotti del valore di 2,8 miliardi di euro e sono entrate in vigore venerdì 22 giugno, ma nel guazzabuglio delle dichiarazioni mondiali questo poco importa.
Il vero tema è la fine di fatto di un trattato multilaterale sopravvissuto alla furia di oltre 50 anni, il GATT e le regole della WTO sono di fatto cancellate con un colpo di spugna per un’iniziativa unilaterale di uno dei Paesi più grandi al mondo che ha deciso con impeto di ribaltare la scacchiera.
Dopo questi avvenimenti rimane solo da interrogarsi sull’utilità di queste dichiarazioni d’intenti, con politiche costruite in decenni di trattative, e la loro fragilità di fronte a un cambio di Governo che può bypassarle impunemente cancellando una storia lunga mezzo secolo.
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Insegnante di inglese , spagnolo , italiano . Responsabile servizio clienti
6 anniEnrico Verga che ne pensi?