Turismo e Tecnologia (articolo finale)

Turismo e Tecnologia (articolo finale)

Eccoci arrivati all’ultimo articolo su quest’argomento che ho tanto desiderato approfondire.

Nel penultimo articolo esponevo il rischio a cui si andrà incontro immergendosi totalmente nella realtà virtuale, perché quando ci disconnetteremo dalla realtà virtuale, la vita vera ci sembrerà noiosa e inutile. Tutto ciò che ci circonderà sembrerà vecchio, diverso e inappagante. Pieno di limitazioni e sofferenze. Col tempo inoltre, si potrebbe perdere la cognizione tra vita vera e realtà virtuale, rischiando di confondere le due cose, come spesso già accaduto tra i giovanissimi che isolandosi in modo estremo nel mondo dei videogame, hanno subito condizionamenti nella vita reale.

Studi di settore hanno confermato che chi usa per troppo tempo i videogiochi, non solo è meno interessato a stare con gli altri, ma soprattutto si "desensibilizza" alla violenza, diventando più aggressivo anche nella vita di tutti i giorni.

Dopo lunghe sessioni immersi nella realtà virtuale, molti potrebbero confondersi tra le due realtà e commettere gesti folli anche involontari.

L’eccessiva immersione nella realtà virtuale e l’abituarsi ad avere tutto alla propria portata, potrebbe scollegare dagli impegni che invece richiede la realtà, rischiando di subire un effetto di rigetto della realtà, non accettando la vita reale e desiderando sempre più la realtà virtuale.

La realtà virtuale punterà quindi su bisogni artefatti che la società postmoderna ha saputo ad arte creare. In questo modo la realtà virtuale riuscirà ad attrarre sempre più persone, conquistati anche dal fatto che all’interno della loro realtà virtuale potranno decidere in quale periodo approdare se in malessere con l’epoca attuale.

Non ci sarà limite di tempo, e l’unico limite, sarà dettato da quanta voglia si avrà di rimanere immersi nella realtà virtuale, e questa voglia aumentare sempre più fino a rendere le persone dipendenti e schiavi della realtà virtuale, alla stregua di una qualsiasi droga, senza avere la facoltà di poter interrompere quell’abitudine. 

Coloro invece che riconosceranno l’assuefazione dalla realtà virtuale, vivranno la frustrazione e il disgusto di una vita fallita, e l’incapacità di fare a meno della realtà virtuale, e se vorranno uscire da quel tunnel, avranno bisogno di un forte aiuto esterno.

Esistono già oggi correlazione nell’abuso di abitudini non salutari legati all’eccessivo utilizzo di strumenti tecnologici, come i videogame, o l’eccessivo utilizzo dei social network, o come sta accadendo nei bambini. L’età in cui i bambini giocano con i giocattoli si è abbassata drasticamente. Se fino al decennio scorso le case di giocattoli realizzavano giochi che accompagnavano la crescita dei bambini fino alla preadolescenza, oggi, l’età in cui si smette di giocare con i tradizionali giocattoli è scesa. Questo dado è purtroppo confermato dal fatto che in giro si trovano sempre meno attività commerciali che vendono classici giocattoli.

Il tempo dedicato ai giocattoli si è notevolmente ridotto per via della tecnologia presente nella vita anche dei più piccoli. Questo ha modificato le abitudini delle nuove generazioni, rendendole sempre più isolate.

Eppure la socializzazione è un elemento fondamentale non solo per la crescita di un bambino che impara a comunicare e scambiare idee che lo aiutano a diventare fantasioso e creativo, ma anche per la società che rischia di perdere futuri talenti, perché giocando, si gettano le basi per ciò che si vorrà essere domani, e allo stesso tempo s’imparano le regole sociali del vivere civile. 

In Giappone, da decenni è allarme per i tantissimi adolescenti affetti dalla sindrome denominata Hikikomori, e che da qualche anno si sta manifestando sempre più anche tra i giovani americani ed europei.

Si tratta di una fortissima dipendenza sviluppata dai videogame, dove i giovanissimi più a rischio si chiudono in casa per anni senza più uscire, isolandosi nella tecnologia per appagare i bisogni che non sono riusciti a trovare nella società. 

A Milano è già nata la prima "clinica" per curare chi è dipendente da internet e da smartphone, poiché le stime affermano che il 60% degli italiani usa lo smartphone a letto, e il 23% dice di sentirsi dipendente, poiché controlla circa 110 volte al giorno il proprio telefono, non riuscendo a stare senza utilizzarlo per più di tre ore. 

Le malattie da Rete sono svariate, oltre l’hikikomori, esistono altre patologie, come la sindrome da iperconnessione, cioè la paura di rimanere senza connessione mobile. O come il Fomo, l’essere tagliati fuori dai social. O ancora il vamping, ovvero stare tutta la notte in chat. Ed ancora il cyberbullismo, il sexting o il sextortion, il gioco d’azzardo online compulsivo, il narcisismo digitale e il phubbing.

Quest’ultimo è il più comune tra la gente che s’immerge nel proprio cellulare, dove nelle maggior parte dei casi s'ignorano gli altri o ciò che accade attorno a se. Ma nei peggiori dei casi il phubbing può determinare molta distrazione e causare incidenti come quelli verificatisi tramite Pokemon go. Questo noto gioco giapponese invita i propri utenti ad uscire all'aria aperta per cercare tramite l'APP i personaggi del gioco, ma l'assidua ricerca spesso causa molta distrazione dal contesto reale, tanto che negli Stati Uniti si calcolano oltre 100 mila incidenti a causa di questo fenomeno.

Tornando al gioco preadolescenziale, come detto è fondamentale per stimolare le attività mentali di un bambino. Dall’attività del gioco possono emergere attitudini caratteriali, vocazioni e come già scritto perfino talenti.

Uno studio norvegese pubblicato su Proceedings of the National Academy of Sciences ha purtroppo confermato che il quoziente intellettivo del pianeta che ha raggiunto il suo apice a metà degli anni ’70, ha intrapreso una lenta inversione.

Il calo è dovuto al cambiamento dello stile di vita e abitudini delle nuove generazioni. 

Le nuove generazioni si stanno accontentando di un’infarinatura che con comodità internet sta offrendo, non permettendo di sfruttare al massimo tutte le potenzialità di cui è dotata la mente umana. 

Nei casi di utilizzo estremo di strumenti elettronici, si arriva a parlare addirittura di demenza digitale che comporta deficit di attenzione, diminuzione della concentrazione e della memoria.

Il cervello talmente sovreccitato da tutti questi stimoli, elimina tracce neuronali dalla corteccia frontale, che è poi la sede dell’apprendimento.

Il Rapporto “SDGs 2019” ha tristemente confermato come gli studenti siano sempre meno preparati. Le cause oltre che per fattori sociali, culturali, economici e familiari, sono anche legate al fatto che sempre più, i giovanissimi sono intossicati dalla tecnologia.

Questa manifestazione, comunque non vede differenza tra le classi sociali.

Sembrerebbe che la tecnologia stia progressivamente influenzando negativamente la mente di tutte le persone, tanto che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pronosticato che entro il 2020 nei Paesi ricchi la sofferenza psicologica crescerà fino al 20% della popolazione.

Lo sanno bene gli psicologi che temono e prevedono, che le cause di decessi legate alla malattia mentale, diventeranno nel tempo la prima causa di morte a livello mondiale, superando quelle cardiovascolari, che ad oggi detengono questo triste primato.

Il male peggiore che la realtà virtuale potrà creare sarà quindi causato nella nostra mente, plagiando la nostra vita.

Il concetto di salute mentale si riferisce infatti ad una condizione di normalità, benessere e/o equilibrio di tipo psicologico ed emotivo. Parliamo di una normale condizione che permette all'individuo di sfruttare le sue capacità cognitive ed emozionali, esercitando il proprio ruolo all'interno della società, appagando e rispondendo alle esigenze quotidiane sue e degli altri, stabilendo relazioni soddisfacenti e mature, per partecipare costruttivamente ai mutamenti dell'ambiente, essendo attivo nella propria comunità, e adattandosi alle condizioni e ai conflitti, per reagire in modo efficace agli imprevisti quotidiani della vita.

“Rivoluzionando” il mondo tramite la realtà virtuale, si metterà a rischio principalmente la salute mentale della gente oltre che la sua economia. Le persone non avranno più voglia di affrontare questioni stressanti che oggi sono normale routine, preferendo rimanere indisturbati nel proprio mondo virtuale. 


Mai come oggi, la propaganda dei mass media e dell’intera opinione pubblica invoglia ogni individuo verso la digitalizzazione, che poco alla volta, porterà a delle abitudini di dipendenza collettive.

Lo Smart Working ad esempio, potrebbe essere un precursore riguardo a quanto espresso.   È vero che questa modalità di lavoro ha consentito di proteggere la salute di molti lavoratori evitando anche la diffusione del contagio del Covid-19, tuttavia, molte aziende stanno pensando di continuare ad adottare lo Smart Working anche dopo che la pandemia cesserà. Si stima che oltre 5 milioni di Italiani potrebbero continuare a lavorare da casa per sempre.

Questa supposizione ha fatto lanciare un grido di allarme già oggi dal Consiglio nazionale dell’Ordine degli psicologi, perché anche se è vero che come vantaggi lo Smart Working può far risparmiare tempo negli spostamenti da casa a lavoro, gli psicologi affermano che non va perso di vista il valore della conoscenza personale, della socialità e del senso di appartenenza. Ci sarebbe infatti il rischio di un impatto socioeconomico, giacché potrebbe portare questi 5 milioni di italiani a sentirsi separati dalla propria azienda, ed isolati a causa del mancato contatto sia con i colleghi che non vedrebbero più, che dalla gente che casualmente si incontra per strada, con cui si può fortuitamente innescare un dialogo o scambiarsi atti di reciproca cordialità.

Gli unici spunti di socializzazione che avverrebbero per questi 5 milioni di italiani, accadrebbero attraverso la tecnologia: internet, smartphone, social network e qualsiasi altro dispositivo tecnologico utile per lavorare da casa.

Si stima, che in un futuro non molto lontano lo smart working ricorrerà alla realtà virtuale.

Far lavorare 5 milioni di persone da casa per sempre danneggerebbe fin da subito tutte quell’economie che sono coinvolte nei viaggi e sugli spostamenti.


La cosa strana è che l’Unione Europea, come anche la maggior parte dei paesi industrializzati, stanno spingendo la popolazione sempre più verso il secolo tecnologico.

Il Governo Italiano a conferma di ciò, ha avviato un programma cashback per favorire i pagamenti digitali, dove ogni sei mesi saranno elargiti dei premi in denaro agli utenti che faranno il maggior numero di transazioni digitali.

E’ risaputo che gli acquisti online sono sempre più in crescita, danneggiando fortemente l’economia di migliaia di attività commerciali che vendono al dettaglio e che esistono da sempre. Tra non molto, queste attività di cui la maggior parte a conduzione familiare, non riusciranno più a competere con l’acquisto online, e saranno obbligati non solo a licenziare i propri dipendenti, ma anche a chiudere bottega, innescando altra disoccupazione.

Anche per questo, l’economia si sta centrando sempre più a favore dei grandi colossi, specialmente quelli tecnologici che hanno egemonia sul commercio elettronico.

E' davvero questo il futuro che stiamo desiderando?

Perché il rischio non sarà quindi solo del turismo, ma il pericolo è per l’intera umanità che inconsapevolmente viene spinta a vivere dentro una simulazione della vera realtà.

Una civiltà avanzata, non ha bisogno di creare una simulazione della propria realtà, dovrebbe piuttosto vivere la sua realtà.

L’essere umano ha ancora l’opportunità di cambiare il percorso per continuare a vivere come avviene da millenni in questo pianeta, sempre se non oltrepasserà il punto di non ritorno.

D'accordo allo Sviluppo per progredire, ma alla luce di come stanno andando le cose la tecnologia su cui ci stiamo basando ci sta facendo realmente regredire.

Occorre quindi un’inversione di tendenza che ci porti a uno stile di vita più naturale possibile, perché questo pianeta non è tecnologico ma NATURALE!

Se quest’affermazione sembra inopportuna, dovrebbe aiutare la notizia di mesi fa di Deutsche Bank che sta cercando di uscire dalla crisi in cui versa utilizzando la tecnologia a discapito dei propri dipendenti.

La banca tedesca ha deciso di affidarsi all’intelligenza artificiale utilizzando algoritmi sofisticati per rimpiazzare risorse umane. Sono infatti a rischio diciotto mila dipendenti considerati in esubero.

In realtà, gli azionisti di questa banca hanno accolto come possibile rimedio alla crisi della banca la consapevolezza di licenziare diciotto mila persone che fino ad oggi hanno contribuito allo sviluppo dell'azienda.

In questo caso dov’è il progresso tecnologico a fronte di diciotto mila famiglie che si ritroveranno senza reddito?

Anche “Unicredit” ha deciso di ridurre il personale di circa 8.000 unità nell'arco del 2020-2023, chiudendo circa 500 sportelli. Puntando su una strategica campagna marketing, Unicredit invoglierà i clienti a scegliere conti correnti online a basso costo. In questo modo ipotizzano che i clienti digitali passeranno dal 45 al 60%.

Lo scopo di questo piano prevede la distribuzione da parte del gruppo bancario ai propri azionisti di circa otto miliardi di euro.

Allo stesso modo negli Stati Uniti nei prossimi anni saranno a rischio 200 mila posti di lavoro. Questo triste dato aumenterà maggiormente negli anni a seguire, perché le banche americane come moltissimi altri settori stanno spendendo sempre più in tecnologia e innovazione, per risparmiare sulle risorse umane.

Perché?

Perché le risorse umane si ammalano, si assentano da lavoro perché fanno figli, o perché i loro figli si ammalano, o perché loro ed i loro figli desiderano andare in vacanza, o perché i dipendenti non sono sempre disposti a fare dello straordinario in quanto desiderano vivere più la propria vita.

L’intelligenza artificiale invece non si ammalerà, non si lamenterà e non chiederà alcun tipo di diritto, e sarà operativa 24 ore su 24.

Appunto per questo, in attesa che si arrivi a sfruttare l’intelligenza artificiale al 100%, moltissime aziende dai grandi profitti da qualche tempo hanno spostato le loro sedi di produzione laddove la manodopera è maggiormente a basso costo.

Così facendo però, il denaro è sempre meno in circolazione, rendendo i lavoratori sempre con meno potere di acquisto, pur se le persone sono sempre più desiderose di acquistare prodotti tecnologici anche se questi costano maggiormente.

La conseguenza è inevitabile, le multinazionali diventeranno sempre più ricche a sfavore della gente che s'indebiterà sempre di più.

Nel futuro ci saranno sempre meno imprese, ed il grosso delle aziende saranno inglobate nelle multinazionali. Questo trend è già in corso, infatti, nei centri commerciali, nei centri storici, come anche negli aeroporti, si trovano solo brand di grandi marche, e quasi mai aziende singole.

Inoltre i colossi aziendali, o i loro "padron", hanno le loro sedi legali o i loro conti correnti nelle nazioni che garantiscono un maggior paradiso fiscale. Questo sta comportando che gli stati incassano sempre meno tasse. Di conseguenza aumentano le imposte verso la popolazione sempre più povera e inoccupata. Perché come già accennato, le multinazionali tramite il lobbying influenzano i governi attuali a decidere in modo univoco verso i bisogni di queste grosse aziende, invece che verso le necessità dei popoli.

I governi di domani si troveranno a dover piangere le conseguenze delle scelte scellerate fatte dai loro predecessori.

Infatti, secondo Credit Suisse, Banca Mondiale, World Inequality Lab e Forbes, su otto miliardi di popolazione mondiale, si potrebbe dire che poche persone possiedono quanto la metà della popolazione mondiale, creando un divario aberrante fra ricchi e poveri, avendo sempre meno persone sempre più ricche, e molta gente sempre più povera.

Questa disuguaglianza non è un male solo per i poveri, ma per tutto il mondo, perché questa stessa ricchezza, rimarrà frenata dal fatto che un terzo dei ricchi sono ricchi non per proprio merito ma per eredità. Non avendo quindi molto spesso le competenze di portare reale miglioramento alla società ed al nostro pianeta, a discapito invece di chi ha un talento o potrebbe avere un talento che porti vantaggi all’interna umanità, ma non può esprimerlo per mancanza di opportunità.

Per comprendere meglio, basti sapere che in Kenya il figlio di una famiglia ricca (che non vuol dire sia sinonimo di talento) ha una possibilità su tre di proseguire gli studi fino all'università, mentre chi proviene da un nucleo povero, ne ha solo una su 250.

Se mancano le opportunità per la maggior parte delle persone, com’è possibile stanare i veri talenti che portino benefici al resto del pianeta?

Questo dramma non accade solo in paesi africani, ma nella maggior parte del mondo.

Nei paesi industrializzati ad esempio, si limita l’opportunità di far accedere alle facoltà universitarie. In Italia c’è l'irragionevole caso della facoltà di medicina che prevede un numero limitato di accessi, quando invece la naziona soffre per i disagi ed i ritardi causati dal sistema sanitario oramai al collasso. 

E' evidente, che non è facile trovare un’unica soluzione per evitare tutti i pericoli menzionati, ma da qualche parte bisogna iniziare. 

Se tornassimo ad una vita meno connessa, utilizzando i cellulari solo per telefonare, potremmo interrompere molti dei fenomeni che si stanno materializzando.

Tuttavia, quanti sarebbero disposti a rinunciare a questa “libertà” digitale che tra l’altro non fa distinzioni tra classi sociali?

L’aspetto curioso in un mondo in cui ovunque c’è del classismo e tutto è sempre a pagamento, è che la maggior parte della APP più popolari da tutti utilizzate online, come facebook, instagram, tik tok e company, sono gratuite e accessibili a tutti.

In questi social network ognuno può passarci tutto il tempo che vuole in modo gratuito!

Il fatto che questi servizi ci sono stati regalati, è apparso strano fin dal primo momento, ma proprio per il fatto che fossero gratuiti la maggior parte delle persone non ha fatto caso che questi social in cambio volevano qualcosa di molto più prezioso dei soldi, ovvero “i dati personali di tutti noi”.

Infatti, è proprio qui che si svela l’arcano della gratuità di questi social, perché tutto ciò che facciamo online tramite il nostro smartphone, il nostro tablet o il nostro PC è registrato in dei grandi archivi web chiamati BIG DATA.

Tramite un sofisticato sistema analitico, ogni giorno sono tracciati tutti i movimenti di qualsiasi persona che naviga in rete.

Parliamo di megadati, ovvero miliardi di click, visite, ricerche, e quant’altro siamo abituati a fare ogni giorno nel mondo digitale.

Tutte queste informazioni sono elaborate e utilizzate attraverso la tecnologia analitica per ottenere sempre più conoscenza delle abitudini e della vita della gente, e allo stesso tempo riuscire a prevedere, anzi, influenzare le scelte future degli utenti tramite campagne marketing mirate per ogni soggetto, poiché grazie ai BIG DATA, le aziende tecnologiche hanno imparato a conoscere ogni preferenza di ogni singola persona che naviga.

Questo spiarci avviene sistematicamente sia nei social in cui ci siamo registrati autonomamente, sia quando visitiamo un qualsiasi sito.

Tutti ci siamo abituati a dire di sì ai cookie che siamo costretti ad accettare se vogliamo proseguire la navigazione nel sito che vogliamo visitare; caso contrario non potremmo proseguire la navigazione di quel sito.

Con le APP accade lo stesso, se non accetti le loro condizioni, queste non si attivano.

I cookie comunque sono delle specifiche informazioni che un sito web chiede di salvare sul tuo browser nel momento in cui lo visiti, ed ogni volta che visiti un’altra pagina web, può chiedere al tuo browser di leggere i cookie precedentemente inseriti. Tali informazioni, se l’utente non li cancella, possono far risalire perfino alle ricerche degli anni precedenti.

I cookie sono quindi una tecnologia utilissima per il web marketing, ma se questi metodi vengono usati in modo invasivo, diventa come se qualcuno si posizionasse alle nostre spalle per spiarci ogni qualvolta navighiamo, e questo sarebbe illegale.

Non tutti sanno, che molte delle informazioni che i cookie conseguono, vengono inoltrati ad altri indirizzi IP estranei ai siti che abbiamo visitato, con l’intento di creare una profilazione di chiunque.

Se questo sembra ridicolo, v’invito a verificare il vostro account Google, poiché questo grande colosso ha iniziato a profilare le nostre abitudini addirittura esterne al web.

Da qualche mese tutti coloro che posseggono un account Google ricevono una mail in cui Google riepiloga tutti i nostri spostamenti fatti durante gli ultimi trenta giorni, mostrandoci dove siamo stati, cosa abbiamo visitato, quanti chilometri abbiamo fatto, quante ore abbiamo percorso, ed altro ancora.

Come è possibile tutto ciò?

Per il semplice fatto di portare il nostro cellulare sempre con noi.

In questo modo siamo facilmente tracciabili.

Limitare l’uso di questo tipo di tecnologia disconnettendosi, arginerebbe le informazioni su di noi, informazioni che vanno oltre le nostre stesse conoscenze, poiché nessuno può sapere quanti chilometri ha fatto esattamente in un mese, o ricordare tutti i luoghi in cui si è fermato anche solo per un quarto d’ora negli ultimi trenta giorni.

Ebbene, i BIG DATA ci conosco meglio di noi stessi.

Anche se oggi la navigazione è pressoché gratuità, domani tutto potrebbe improvvisamente cambiare. Questi BIG DATA serviranno a creare il mondo virtuale perfetto per ogni persona. 

Le multinazionali avranno imparato a conoscere perfettamente le nostre abitudini ed i nostri bisogni attraverso le migliaia di volte che siamo stati connessi. E guarda caso, questo sta sempre più aumentando.

Quando la realtà virtuale di cui parlo non sarà solo un'ipotesi, nel proprio mondo virtuale troveremmo facilmente tutto ciò che più c'interessa, ma dovremmo pagarlo, e forse pure a caro prezzo.

Amazon che già oggi è diventato il riferimento mondiale per gli acquisti online, in cui si può comprare proprio di tutto, nel nostro mondo virtuale potrebbe essere l'unico centro commerciale presente, che ci offrirebbe solo i prodotti che sa bene appagarci. In questo modo non avremmo bisogno nemmeno di scollegarci per fare la spesa.

Alla luce di tutto ciò, per quanto per molti aspetti la tecnologia di domani potrà sembrare magnifica, non si può certamente guardare al futuro con progresso, perché l’utilizzo che l’uomo sta facendo della tecnologia ci sta lentamente portando verso un baratro senza via d'uscita.

Se qualcuno non fosse ancora d'accordo con questa affermazione, nulla da ribattere, ma forse non sta considerando che nell’era tecnologica in cui viviamo, sono in aumento la povertà, le guerre, i crimini, gli omicidi, i suicidi, gli aborti, le malattie, il peggioramento del clima e dell’ambiente, la contaminazione dei cibi, la deforestazione, l’estinzione d’intere specie di animali e insetti, e tanto tanto altro ancora che rivela il malessere dell’umanità.

La tecnologia galoppa a un ritmo impressionante mentre il nostro pianeta sta collassando sempre di più.

E’ vero che la tecnologia ci ha permesso di approdare su un pianeta come la luna, ma cosa ce ne facciamo dal momento che questa è per noi invivibile?

L’assurdità è che stiamo spendendo tantissimo altro denaro nel tentativo di arrivare perfino su Marte, un altro pianeta altrettanto inospitale. Dovremmo piuttosto utilizzare questa enorme quantità di denaro per risanare il nostro pianeta. Ma è anche vero, che come si può pensare di curare il nostro mondo se si continuano a spendere miliardi in tecnologia che crea armi sempre più devastanti, e che prima o poi potrebbero distruggere realmente la vita nel nostro mondo?

I governi stanno spendendo denaro pubblico per avere sciami di droni militari che sparano a vista. Per possedere mitragliatori di ogni tipo, e aerei con missili sempre più supersonici. E c'è poi chi è disposto a pagare con i soldi dei contribuenti per armarsi di bombe nucleari.

È forse questo lo stimolo che porta i governi di tutto il mondo a essere sempre più desiderosi dello sviluppo tecnologico. Paesi come la Cina, la Russia, gli Stati Uniti, la Francia, la Germania e altri ancora, tassano senza tregua i loro popoli per spendere sempre più denaro in tecnologia militare.

Questo viene fatto non per proteggere le proprie nazioni, ma per appagare necessità egoistiche, d'inseguire la competizione inarrestabile di essere delle superpotenze, e dettare loro le regole.

Appunto per questo esistono laboratori di alta sicurezza (P4) come quello di Wuhan finito sulla bocca di otto miliardi di persone a causa della pandemia del Coronavirus.

Questo laboratorio è stato costruito per essere una punta di diamante nella lotta contro le malattie emergenti”. Queste sono le parole sintetizzate del primo ministro Bernard Cazeneuve a Wuhan il 23 febbraio 2017, aggiungendo: Questo aumenterà la capacità della Cina di condurre ricerche all’avanguardia e di rispondere efficacemente all’insorgere di malattie infettive che minacciano le persone in tutto il mondo”.

Tre anni dopo, il SARS-CoV-2 meglio noto come COVID-19, ha avuto origine nel famigerato laboratorio della città di Wuhan, e si è diffuso a macchia d’olio in tutto il mondo, portando l’intero pianeta nel caos come mai prima d'ora.


Tutto questo si può definire progresso?

Quest’articolo non è contrario al cambiamento, sempre se, il cambiamento è armonioso e non sconvolgente. Perché ogni cosa nella vita ha “un’origine”, “uno scopo” e “un destino” legato alla vita.

Il futuro non è quindi legato alla tecnologia, ma alla vita.

Per concludere questa lunga osservazione da me svolta, è giusto dire che io non sono un accademico, né qualcuno che ha i dati per affermare che tutto ciò andrà per come ho scritto.

Ciò che ho voluto approfondire con molto interesse, non ha bisogno di essere autorizzato da un pezzo di carta che mi concederebbe l’autorità di potermi esprimere.

Il mio diritto come anche il mio dovere, è ben più alto di un riconoscimento accademico.

In tutto ciò che mi è possibile, ho il dovere di preservare la mia vita e quella degli altri, oltre che il mondo in cui sono nato. Come ho anche il diritto di esprime, che la vita va vissuta in modo corretto, in un modo che la stessa vita mi ha insegnato nel corso degli anni.

Qualcuno ha detto che: Rintanarsi intenzionalmente nell’indifferenza non è un atto di eroismo. La qualità di un uomo si mostra dalla responsabilità e dall’etica che questo insegue per il bene proprio e di chi ha attorno.

Per quanto io stesso sia attratto dalla tecnologia, reputo più importante che tutti ci impegnamo nel prendere decisioni che garantiscono l’esistenza umana che nemmeno le guerre, le pestilenze e i cataclismi hanno saputo interrompere nei secoli passati.

 

Buona riflessione a tutti voi

Luca Trovato

 

Danilo Molaschi

Datemi un progetto e troverò il modo migliore per finanziarlo

4 anni

Caro Luca, non sapevo ti interessasse il tema della tecnologia e dei suoi risvolti sociali. Ti segnalerò occasioni per approfondire questo e altri aspetti insieme, se può farti piacere. Congratulazioni.

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