TUTTO SOMMATO SONO SICURO: COGLIAMO PRIMA O POI L’OPPORTUNITÀ DELLA GABBIA APERTA.
A PROPOSITO DI SCEGLIERE O NO LA LIBERTÀ: ECCO I VOSTRI COMMENTI
Cari amici lettori,
mi rendo conto che, chiedendovi un contributo a proposito della storia dell’uccello d’oro, pubblicata la settimana scorsa, vi ho posto quesiti molto complessi. L’obiettivo però non era quello di ottenere la “risposta giusta”, ma di farvi riflettere su temi così importanti per la nostra vita e per i quali la risposta giusta in assoluto probabilmente non esiste.
Andiamo per gradi mettendo a fuoco i due principali valori chiamati in causa (in parentesi le iniziali di chi ha fatto il commento di cui riporto i passi essenziali).
IL VALORE DELLA LIBERTÀ:
“Credo che sia evocata da molti come idea, ma praticata da pochi come azione. Quando è davvero vicina, possibile, ai più dà vertigine: richiede coraggio ma anche responsabilità, ti porta fuori ma non per questo necessariamente in alto. C’è in essa una componente di euforia e una di solitudine… Va però anche chiarito cosa significhi per ognuno di noi la libertà. È “liberarsi”, cioè lasciarsi dietro situazioni e vincoli o “librarsi”, cioè imparare a volare un po’ più in alto in ciò che si fa? Io credo di avere imparato questo: con tanto lavoro, tante esperienze… le ali del tuo coraggio le puoi allenare. A volte stai già volando, ma hai ancora paura e non lo sai!” (MB)
“Può far paura perché ci porta in una dimensione che non conosciamo e che non abbiamo imparato a controllare. Una sorta di vuoto. Ma solo uscendo dalla “confort zone” possiamo davvero conoscerci… La nostra creatività risiede in questo luogo ancora inesplorato…” (CL)
L’importanza della libertà è al tempo stesso intrinseca, ma anche soggettiva: solo chi la sperimenta è in grado di darle valore riconoscendo quanto essa sia importante per lui.
Molti dibattono la domanda: “ma esiste la libertà assoluta”? Pur godendo di molto spazio di manovra, non c’è dubbio che per il fatto di essere condizionati dal nostro stato sociale, dalla nostra educazione, dalla religione (e chi non lo è?) noi non siamo completamente liberi e spesso facciamo proprio ciò che ci si aspetta da noi. Ciononostante c’è molto spazio disponibile per permetterci di… sbagliare.
Soprattutto è importante che nell’abbracciare la libertà ci spogliamo delle passioni che tendono a confonderci e ad annullarne gli effetti positivi. Altrimenti è meglio…
“… tornare nella gabbia pur sapendo di stare bene fuori, e ciò per amore del padrone, per paura di essere ignorata e diventare povera, per paura della morte, ma rinviando al futuro l’ultimo volo.” (GM)
Ha detto Nelson Mandela: “Mentre uscivo dal cancello che mi portava alla mia libertà, sapevo che se non avessi abbandonato alle mie spalle l’astio e le mie amarezze, sarei ancora rimasto in prigione”.
Quindi libertà, come mix di attrazione e repulsione, desiderio e timore, con radici profonde nell’intimità della persona…
Ecco un’altra storia breve che ben riassume questa complessa situazione:
Un uomo, un uomo coraggioso che aveva combattuto per la libertà, viaggiava in mezzo ai monti. Si fermò in una locanda per trascorrere la notte. Fu sorpreso di trovare all’esterno un bel pappagallo in una gabbia dorata, il quale ripeteva continuamente “Libertà, libertà”. Il pappagallo era in una posizione per cui quando pronunciava la parola “libertà” essa era ripresa dall’eco nelle valli e nelle montagne.
L’uomo pensò: “Ho visto molti pappagalli ma mai nessuno che dalla mattina alla sera invocasse la libertà”. Gli venne un’idea e nel mezzo della notte, quando il padrone della locanda dormiva, si alzò e aprì la porticina della gabbia. Sussurrò al pappagallo: “Adesso esci fuori”. Ma fu stupefatto vedendo che l’uccello si afferrava strettamente alle sbarre della gabbia. “Ti sei dimenticato della libertà? Vai fuori! La porta è aperta, il padrone dorme, nessuno lo saprà mai. Vola via, il cielo è tutto tuo!”
Ma il pappagallo continuava a stringersi così intensamente alle sbarre che l’uomo disse: “Ma che c’è? Sei impazzito?” Lo afferrò a quel punto e lo lanciò in alto verso il cielo. Rimase molto contento dell’esito dell’operazione, anche se gli aveva procurato un graffio perché il pappagallo si era aggrappato con forza alle sue mani. Alla fine però era volato via e lui era andato felicemente a letto. La mattina dopo, quando l’uomo si alzò, sentì il pappagallo gridare: “Libertà, libertà”. Pensò che si fosse seduto su un ramo o su un masso fuori dalla locanda.
Ma quando uscì vide che sedeva nella sua gabbia. E la porta era aperta.
IL VALORE DEL BENESSERE:
“Da piccolo avevo due canarini ... Un giorno uno morì. Allora pensai: gli trovo un altro compagno, o lo lascio libero? Decisi di liberarlo, ma mi chiedevo: sarà capace da libero di trovarsi il cibo? Allora pensai di lasciare la gabbia aperta e la mangiatoia piena. Uscì, volò via. Ma con grande gioia, una sera - dopo qualche giorno - lo trovai nella gabbia intento a mangiare. Durò per qualche mese, tornava tutte le sere. ... Ma a partire da una certa sera non rientrò più. Era il giorno in cui si era aperta la caccia. Ancora oggi mi sento colpevole. La mia riflessione: tutti noi, nelle nostre relazioni, siamo talvolta carcerieri e talvolta prigionieri. Da carcerieri dovremmo educare il prigioniero alla libertà, e da prigionieri “liberati” avere l'umiltà di essere educati. La libertà ha sempre un prezzo, anche quando ci viene concessa gratuitamente. Se non si paga il prezzo, la libertà - senza la quale non c’è vita - rischia di non farci vivere.” (AL)
“Io invece la seconda volta sarei volato via. Era il segno del destino. Certo però che “a mangiatora vascia” (la mangiatoia bassa, ndr) esercita sempre una forte attrazione!” (BC)
In qualche modo, penso io, il nostro comportamento dipende da come uno vede l’equilibrio delle libertà.
Nessuno è totalmente libero. Ciò potrebbe implicare che ognuno possa fare ciò che desidera. No, non è così, noi rinunciamo a una fetta della nostra libertà per potere andare avanti con la nostra vita.
Noi rinunciamo alla libertà di passeggiare quando e dove vogliamo per la convenienza di usare l’automobile.
Accettiamo il rischio di morire per un incidente d’auto in cambio della libertà di percorrere cinquecento chilometri in un pomeriggio.
In un mondo in cui c’è un rischio in qualsiasi cosa facciamo, è folle rifiutarsi di modificare un’azione (cioè ponendo un limite alla nostra libertà) in cambio di una riduzione di rischio.
La domanda chiave è a quanta libertà siamo preparati a rinunciare in ritorno di quanta sicurezza addizionale.
La mia convinzione è che il rischio, che ci fa rinunciare alla libertà, non è mai sufficiente a giustificare la rinuncia. Si rinuncia alla libertà per non perdere il benessere e comunque per non metterlo a rischio.
Il più delle volte la scelta fra libertà e benessere è determinata dal coraggio.
Benjamin Franklin, uno dei padri fondatori degli USA, è molto critico nei confronti di chi sceglie il benessere, quando afferma: “Coloro che privilegiano il benessere alla libertà, non avranno, né lo meritano, l’una cosa e l’altra”.
D’altro lato ricordiamo la frase di Max Depree, scrittore americano: “È importante ricordare che non possiamo diventare ciò che dobbiamo essere rimanendo ciò che siamo”; o, come ha detto George Elliot, una celebre scrittrice britannica: “Non è mai troppo tardi per essere quello che avremmo potuto essere”.
Quindi la mia personale conclusione è quella di cogliere prima o poi nella vita l’opportunità della gabbia “aperta”.