Un Identikit del "Capo"
Quale è la metrica sociale in uso per valutare il “Capo”, ad oggi?
Preciso: per essere lessicalmente corretti bisognerebbe dire “si è posizionati a capo” (di un progetto, di una unità, di un team). Essere messi a capo significa possedere le competenze necessarie per affrontare la possibilità e l’obbligo di prendere decisioni.
Dire “il capo” è un neologismo comune. Sarebbe come chiamare il proprio Titolare in Azienda “padrone” (dialetticamente è una forma espressa ancora oggi, lavorare sotto padrone) ma l’utilizzo del termine dà una visione errata del contesto. Ragionando per sintesi, visualizziamo il Capo come la persona che mette il cash. Già questo fatto, per molti "imprenditori", diventa imperante: "io metto i soldi, io decido". E fin qui è chiaro.
Non è raro però, soprattutto nelle PMI, che "Il Capo" sia operativo e lavori a contatto con i dipendenti ed i clienti, ciò comporta una serie di conseguenze che impatteranno in qualche maniera, si spera positiva, nell'ambiente lavorativo, ma non è da escludere il contrario: può essere che manchino conoscenze tecniche fondamentali, un mindset non orientato al team/risultati e magari la pressione legata al ramo economico molto forte, porti al trasferimento di alcune nevrosi che intaccheranno l'armonia.
Il linguaggio odierno che accogliamo, mediatico e didattico, cerca però di fornire nozioni legate al forte orientamento necessario riguardo ai famosi stili di leadership, necessari a supportare una buona direzione: autorevole, sinergico e tutte le definizioni del caso. Ma al Capo che mette i soldi e lavora operativamente nel locale, interessa la Leadership o la ritiene un assunto? In altre parole, comanda o ispira?
Non ragionando per eccezioni, ritengo che nella quotidianità del lavoro abbiamo tanti esempi di direzione sbagliati (altrimenti non chiuderebbero, in Italia, 1 ristorante su 2 ad un anno dalla apertura) che si racchiudono nella gestione malsana da parte dei Capi. Noto che quando privi di strumenti tecnici, spesso ricorrono con il team a tentativi riconducibili ai metodi di soggiogazione comunicativa delle masse: inconsciamente, vogliono mostrare una immagine politica che non li faccia apparire deboli, trovandosi però ad esternare alcune carenze a mio avviso piuttosto comuni e con notevole peso specifico.
La soluzione spesso più naturale è di creare una forte vertenza ambientale al sistema totalitario in modo da alimentare la propria percezione di controllo, e questo asset si ripercuote in diverse aree di competenza aziendali. Pensiamo solo alla selezione del personale: un sistema totalitario ha bisogno perlopiù di sudditi, non collaboratori che portino background (molto meglio "gli uomini di fiducia" ad immagine e somiglianza), ma solamente analizzando questi due aspetti troviamo tutte le differenza del mondo.
8 punti per riassumere alcuni difetti che mi è capitato sovente di vedere:
1. Traspone: carica sui collaboratori anche i propri errori, dando sempre credito ai difetti e mai ai pregi del team. La comunicazione è scadente
2. Orchestra: muove un piccolo numero di “idee” ma sempre ripetute a sottoposte in diverse prospettive per renderle credibili, illudendo con opinioni apparentemente condivise
3. “Una menzogna ripetuta all'infinito diventa la verità”: il capo non mantiene le promesse fatte, si espone spesso con potenziali raggiungimenti di traguardi fittizi, per creare motivazione
4. Fa di tutta un erba un fascio: utilizza un approccio grossolano, minimizza quando occorre ma cercando sempre un colpevole; di solito, all'interno del team, privatizza i successi e socializza le sconfitte
5. Propaganda: non ha mai torto, spesso ha paura di essere tradito dai collaboratori quindi ricorre a slogan e regole per rafforzare la posizione
6. Quantifica la produttività solo visivamente: percepisce il risultato tangibile agli occhi, come un cameriere che corre o un lavapiatti che lava. Snobba le potenzialità del lavoro gestionale e di investimento
7. Improvvisa: esclude tutta la fase pianificazione, non conoscendo metodo, e tutti devono adattarsi alla imprevedibilità della giornata. Solitamente, meglio un uovo oggi che una gallina domani
8. Esclude se stesso dalla Azienda: ci sono io, poi tutti gli altri. La qualità del lavoro non è mai un argomento
Ve ne vengono in mente altri?
Sistemi e tecnologie per la Ristorazione
4 anniCiao Matteo, come lo scorso, anche questo articolo regala ottimi spunti su cui riflettere. La persona di cui definisci i tuoi 8 punti, è difatti "il padre padrone" a cui non auguro a nessuno mai di trovarsi ad aver a che fare, soprattutto in un contesto lavorativo, o in qualsiasi altro. Mi piacerebbe soffermarmi sulla parte iniziale del tuo testo, quando tratti il concetto di Leadership, ed approfondire insieme, tale concetto. La Leadership è spesso definita come un insieme di caratteristiche che il soggetto A deve possedere per poter trasmettere dei valori ad uno o più soggetti B. Secondo il mio parere, penso che la Leadership sia la capacità che un soggetto A, ha nel trasmettere dei valori ad uno o più soggetti B ricettivi. Ovvero, pronti a ricevere, poichè il ruolo di A non è più importante del ruolo di B. Spesso, si focalizza l'attenzione, solo ed esclusivamente sulla competenza del titolare o dello staff direttivo senza preoccuparsi della competenza del team operativo. Mi piacerebbe leggere, un tuo secondo articolo che tratta il soggetto B e l'interazione tra le due parti. Continua così, grande !