Un libro a settimana: M. Fini, Sudditi, Marsilio, 2004, ISBN 9788831784122
Mi ha convinto; purtroppo è una critica sterile senza alternative.
Fini sembra Chomsky (ma migliore) ma come lui, all’ottima analisi/critica non segue sintesi/alternativa (rimanda a Roy, Klein, Lasn), manca in progettualità: spiegare/approfondire la struttura/organizzazione, come realizzarla, a cosa rinunciare per quali benefici, chi dà inizio al cambiamento come e perché dovrebbe farlo. L’assenza di tutto ciò è un grave difetto del libro - forse dell’autore; nell’altro che ho letto ho trovato la stessa debolezza nel finale.
Tesi: nessun potere è legittimo (p37), tutti hanno basi intangibili/ideologiche. In particolare la Democrazia (Democrazia=LiberalDemocrazia+SistemaIndustriale) ha deluso le aspettative (libertà/uguaglianza) e non è il fine della Storia dei Governi (solo contingente al periodo storico dove domina l’economia; quando crollerà il modello sociale anche la Democrazia sparirà). Oggi Democrazia è solo una sovrastruttura pro-borghesia fondata su mercato/commercio e il crollo del socialismo prelude a quello del liberismo (economia pianificata e liberismo sono solo diverse prassi con stesse basi).
La Democrazia non ha un valore cardine, si fonda su regole/procedure e mercato, favorisce élite autoreferenziali (aristocrazia di fatto senza qualità “classiche”) non orientate al bene collettivo, ha aspetti negativi (colonialismo, guerra), è incoerente con gli obiettivi originali (ha generato più sperequazione, disuguaglianza, premia i mediocri, ha dato luogo ad una politica cooptativa), è una potenziale dittatura (singoli/oligarchie), non tutela le diversità; con il Capitalismo dà luogo ad una società atomizzata dove il cittadino è solo di fronte a legge/mercato/altri.
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Per reggersi/espandersi la Democrazia stabilisce un legame politica/lobbies e costruisce il consenso per via culturale (via media). Il voto non è libero (il flusso del consenso da alto/oligarchie a basso/cittadini via leader/demagoghi e raccolta voti su prospettive di breve periodo), I Parlamenti sono subordinati a dirigenze/partiti e nelle elezioni si sceglie solo a quale oligarchia obbedire (non c’è vera libertà di modifica dei governanti).
Da pag 89 alcune proposte di alternative (bioregionalismo, comunitarismo, piccola patria; scarta la Democrazia diretta via web/pc per incompetenza di chi dovrebbe votare) ma non adeguatamente approfondite. Piccole comunità, ritorno al comunitarismo, auto-produzione/consumo, feudalesimo senza feudatari.
Sono perplesso sul finale: poiché afferma che lo Stato sta collassando sotto le forze delle Democrazia economica e della ideologia capitalistica dominante/condivisa, questi termini servono a poco senza un’analisi costi-benefici, un progetto, ed una riflessione sul fatto che nella Storia, frammentazione e particolarismo hanno sempre portato conflittualità ben più che armonia.