Un Ponte sul Futuro!
La consulenza finanziaria nell'era COVID 19
Partiamo come mia consuetudine, dalla fine.
Come sconfiggere questa calamità relazionale che mette a dura prova il rapporto tra consulente e cliente?
Diventando un conversation designer (*) per stimolare chiarezza, consapevolezza e cambiamento.
Solo così la conversazione con i clienti e la propria organizzazione diventa “innovazione”. Ma prima ancora necessita di questo passaggio: il colloquio o dialogo con l'interlocutore (cliente, azienda, collaboratori, etc..) deve diventare davvero “conversazione” grazie alla “cooperazione” tra i vari partecipanti.
Come stimolare la cooperazione?
Semplice a dirsi ma impegnativo nel da farsi: si ottiene progettando e supportando conversazioni (nei team di lavoro, nella propria azienda, nei cluster Clienti) che siano migliori di quelle precedenti, che offrano risultati migliori, più utili e più significativi.
Le domande che poniamo, e ci poniamo, non sono mai neutrali (*)
Le domande modificano i sistemi su cui ci si sta interrogando: ci spostiamo senza rendercene conto nella direzione delle tematiche su cui ci si confronta con più passione ed energia. Di conseguenza le domande che affrontiamo — o che proponiamo — avranno già al loro interno un potenziale per guidare il cambiamento.
Step 1.
Destrutturare lo status quo, che si porta dietro alcune convinzioni errate e alcuni fraintendimenti.
Step 2.
Strutturare: in un’ottica di costruzione e partenza, dare maggiore priorità al rendere evidenti e chiarire le aspettative reciproche, per poi dedicarci ad un confronto su valori e convinzioni che guidano e orientano le scelte da percorrere insieme.
Step. 3
Branding: comprendere i nostri obiettivi, visione e valori che ci orientano . È ora importante capire meglio cosa facciamo, come lo facciamo e perché i nostri clienti dovrebbero scegliere noi dandoci fiducia.
La consapevolezza del ruolo
Ogni conversation designer deve impegnarsi a creare uno spazio in cui ciascun cliente possa a sua volta facilitare il lavoro da intraprendere assieme. “Facilitare” non comporta essere al centro del palco, non vuol dire mostrare quanto siamo bravi con grafici e tabelle, non significa fornire la soluzione giusta e preconfezionata. Bensì coltivare una condizione in cui i Clienti possano trovarsi a loro agio — anche nella difficoltà più estrema — e diventare, loro, i protagonisti delle decisioni e delle modalità da adottare.
Ma come arriviamo a questo?
Tornando all'inizio del nostro percorso di trasformazione e chiedendo aiuto ad un “business coach” . Lui ci aiuterà ad evolverci e a far evolvere la nostra attività, grazie all'innovazione. Alimentando le nostre potenzialità creative.
Ci aiuterà a eseguire la strategia più efficace, mediante un approccio preciso:
- conoscenza della reale situazione
- piena consapevolezza del problema
- esternazione della volontà di cambiamento
- allenamento continuo alla capacità di ascolto
- ricorso massiccio all'umiltà
- leadership emozionale
Compito del coach è aiutare il suo “coachee” a trovare la sua strada individuale per eccellere anche in momenti di estrema incertezza.
Aiutarlo a vedere ciò che da solo non riesce a vedere.
Il percorso che porta all'eccelenza delle nostre “Prestazioni” parte si dalla volontà e consapevolezza del nostro potenziale ma soprattutto dalla capacità del coach di aiutarci a ridurre le Interferenze che lo limitano.
Come?
Dovete aver voglia di scoprirlo scrivendo a iron.banker@bancadvice.it
Perchè è importante tutto questo?
Passata l'emergenza sanitaria, all'atto della ricostruzione e poi della ripartenza, le aziende della distribuzione dei servizi finanziari, si concentreranno sempre più sull'ingaggio e sulla valorizzazione di Consulenti che siano Persone prima di tutto solide e di valore, perchè le competenze ed il lavoro cambiano nel tempo, le Persone no.
(*) . per approfondimenti sul tema rimando a https://www.blog-sviluppopersonale.it/