Un viaggio nel passato
La domenica é spesso la giornata dedicata al relax, alle riunioni di famiglia, al pranzo più elaborato e ricco del solito, allo sport, a coltivare i nostri hobbies ed a svolgere quanto non riusciamo a fare durante la settimana, sempre più convulsa.
Questa mattina mi è successa una cosa strana. Ho letto un post su Linkedin scritto da un banchiere italiano che seguo con molto interesse. Poi sono uscito a fare una passeggiata con mia moglie. Dopo avere mosso i primi passi mi è tornato alla memoria il mio primo periodo lavorativo. Come in un film mi sono apparse una serie di immagini e di ricordi che risalivano a quasi trentacinque anni fa. Come delle istantanee fotografiche si sono presentate, inaspettatamente, senza un motivo apparente.
Dopo essermi laureato nel lontano 1989 ho svolto alcuni colloqui di lavoro,prevalentemente con società di revisione contabile e con Istituti di credito. Vivevo a Milano ed erano ancora “gli anni 80”, per cui ho avuto la fortuna di poter scegliere fra varie opportunità lavorative che mi sono state prospettate.
Nel pomeriggio di un giorno di novembre dello stesso anno ricordo che avevo l’appuntamento per un colloquio con un responsabile delle risorse umane della Banca Commerciale Italiana. La Comit, considerata allora la Regina delle Banche. Mi dovevo recare al secondo piano dello storico palazzo di Piazza della Scala a Milano. Ricordo che, entrando in quel sontuoso palazzo, ero particolarmente emozionato e teso per il colloquio che mi attendeva ed allo stesso momento mi guardavo intorno, affascinato da quelle bellissime stanze dalle volte alte ed affrescate.
Appena uscito dall’ascensore al secondo piano ho ancora vivida l’immagine di un tappeto rosso che si svolgeva davanti a me. Dopo pochi secondi mi è venuto incontro un uomo alto, distinto, elegante nel suo abito grigio. In quel momento ho pensato che fosse un dirigente della banca. Mi ha chiesto di seguirlo per entrare nell’ufficio della persona con cui avrei avuto l’atteso colloquio. Ho scoperto poco dopo che quel signore che mi aveva gentilmente accompagnato era un commesso. A quel punto è salita dentro di me la tensione perché ho pensato “se quello era un commesso non oso immaginare come si può presentare un dirigente dell’azienda”.
In ogni caso quel giorno è iniziato il mio percorso nel mondo finanziario. A gennaio 1990 ho mosso i miei primi passi lavorativi nella “regina delle banche”. I dieci anni che sono seguiti sono stati ricchi di momenti di apprendimento, di svariate settimane trascorse in aule di formazione, di lavoro a contatto con colleghi dotati di professionalità non comuni, da cui cercavo di carpire ogni segreto che poteva essermi utile per la mia crescita professionale ed umana. E’ stato un periodo in cui sono entrato in relazione con svariate centinaia di clienti. La pensionata (la sciura Maria una per tutte), l’impiegato, il dirigente, il calciatore famoso di serie A, le aziende di tutte le dimensioni. Dall’artigiano fino alla multinazionale farmaceutica famosissima. E’ stato per me come un Master svolto nella più prestigiosa delle università.
Ho indelebili nella memoria dei momenti e delle situazioni che a molti possono apparire ridicoli ed insignificanti
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Il sabato mattina mi piaceva fare due passi nel centro di Milano, passando per Piazza della Scala. Più volte mi è capitato di incontrare il dott. Enrico Cuccia, il leggendario banchiere che era alla guida di Mediobanca e della finanza italiana, diventato famoso al grande pubblico per la bellissima e divertente imitazione che veniva fatta da Striscia la Notizia.
Con il Borsalino in testa e le mani congiunte dietro la schiena curva, più che ottantenne, si recava nel suo ufficio in Mediobanca. Mi capitava di intravederlo, allora facevo di tutto per incrociarlo anche solo per dirgli “buongiorno dott. Cuccia”. Lui alzava lo sguardo e rivolto verso di me faceva un cenno con la testa, come per salutarmi. Per me quello era un momento di grande gioia e soddisfazione. Come il bambino che sogna da grande di fare l’astronauta, io sognavo di potere diventare un giorno un banchiere di quella levatura.
Venticinque anni e cinquecento chilometri dopo (vivo in una bellissima cittadina che si affaccia sul Mare Adriatico) posso affermare con certezza che non sono diventato “l’Enrico Cuccia degli anni duemila”.
Da qualche anno a questa parte, dopo oltre trent’anni di lavoro in primarie aziende di credito, ho scelto di essere un professionista nel settore finanziario.
Nel mio piccolo anche io mi sento un Banchiere. Perché per me essere banchiere significa conoscere il settore finanziario e mettere a disposizione dei tuoi clienti i tuoi trentacinque anni precedenti.
Trovare la giusta soluzione alle sue necessità, intervenire al momento giusto, aiutarlo a dormire più sereno, facilitarlo nella realizzazione dei propri progetti.
So che il dott. Cuccia mi perdonerà e magari da dove si trova mi farà un cenno con la testa, come per salutarmi.