Una conversazione con Jessica Salvati, della Fabbrica Italiana Cosmetica

Una conversazione con Jessica Salvati, della Fabbrica Italiana Cosmetica

La cosmetica è un settore importante per l’economia italiana. Se si include l’indotto, esso sfiora i 40 miliardi di euro. Resiliente e anticiclico, il settore è a forte intensità di conoscenza, come dimostra il fatto che le imprese cosmetiche investono in ricerca e sviluppo il doppio della media italiana. Non a caso è una scienziata anche Jessica Salvati di Fabbrica Italiana Cosmetica, che Metreo è orgogliosa di supportare. Ecco cosa ci ha raccontato in questa breve conversazione.

La dottoressa Salvati al lavoro nel suo laboratorio

Dottoressa, prima di tutto ci parli del suo percorso accademico e professionale.

Dunque, concluso il liceo scientifico sperimentale, con chimica e fisica a partire dal primo anno, il mio percorso di studi superiori ha avuto inizio con l’iscrizione alla laurea triennale in scienze biologiche presso l’Università degli Studi di Perugia. Quindi mi sono specializzata in scienze biomolecolari applicate. Ho quindi cominciato la mia carriera in un laboratorio di controllo qualità attivo nell’ambito alimentare: cibo, vino, olio ecc. Quindi, nel 2015 sono entrata nella Fabbrica Italiana Cosmetica, lavorando prima nel controllo qualità, poi mi sono specializzata nella Ricerca e Sviluppo e sono diventata il valutatore della sicurezza. Io e il mio team effettuiamo l’analisi chimico-fisica e l’analisi microbiologica di tutti i prodotti che vengono realizzati conto terzi; e poi faccio parte del team di ricerca e sviluppo, di cui sono la responsabile: siamo noi a proporre nuove formulazioni al cliente.

Garantire la massima qualità è una priorità assoluta per voi.

Certo. E cerchiamo, piano piano, di fare anche innovazione. Inizialmente eravamo forse poco strutturati, poi – grazie ai corsi di aggiornamento – abbiamo iniziato a innovare e a proporre l’innovazione anche ai clienti. Per essere ancora più concreti, cerchiamo di innovare sia dal punto di vista delle formulazioni sia della strumentazione. In laboratorio, difatti, abbiamo anche acquistato due colorimetri e due viscosimetri, di cui l’ultimo piuttosto all’avanguardia dato che riusciamo a testare viscosità su piccole quantità (da bicchierino di carta), operazione che ci serve per effettuare la controtipazione del prodotto. In generale cerchiamo di rimanere al passo con i tempi.

La dott.ssa Salvati con un colorimetro portatile Eoptis CLM-194

E in che modo vi ha supportato Metreo?

In tutta la strumentazione del laboratorio. Abbiamo iniziato con le strumentazioni base, cioè con il pH-metro, il viscosimetro rotazionale e il primo colorimetro; e poi pian piano ci hanno aiutato a scegliere gli altri strumenti, trovando la giusta tecnologia per noi. C’è stata da parte loro davvero grande attenzione. Faccio un esempio: il colorimetro. Vede, usare il colorimetro sulle ciocche in yak non è facile, anzi è davvero arduo effettuare un’analisi colorimetrica. Grazie anche al supporto di Luca Boschetti abbiamo però strutturato una metodica per fare ciò al meglio, e consentire anche all’azienda con cui lavoravamo di effettuare tale analisi in parallelo.

Ha detto ciocche in yak?

Sì. Mi riferisco all’animale, il bovino originario dell’Asia. Ovviamente le tinture vengono testate; noi effettuiamo la tintura in ossidazione, cioè con l’ossigeno su ciocca in yak, e poi la passiamo al colorimetro per vedere appunto se il colore è equiparabile allo standard. Prima usavamo per i nostri test ciocche di capelli naturali, sale-e-pepe, poi abbiamo deciso di usare lo yak perché è quello più riproducibile anche per controllare la permanenza della tintura sul capello.

Come giudica nel complesso il contributo di Metreo?

Molto buono. Sia a livello di supporto tecnico, sia a livello di proposte. Per esempio: a noi serviva un viscosimetro che potesse lavorare su campioni da 100 millilitri, perché a volte ci arrivano quantità davvero molto esigue. Per il viscosimetro rotazionale ne servono invece 600 millilitri. A Luca Boschetti, manager di Metreo, abbiamo chiesto quindi se esistesse un viscosimetro a cui bastasse poco prodotto per misurare la viscosità, e che non costasse troppo. Luca Boschetti ci ha proposto questo viscosimetro di una ditta giapponese, che ha soddisfatto del tutto la nostra richiesta. Faccio un altro esempio: ci serviva un colorimetro che permettesse di effettuare misurazioni standardizzate, a prescindere dall’operatore; ciò è stato reso possibile dal colorimetro Eoptis che ci è stato proposto da Luca. Inoltre, Metreo ci fornisce il supporto post-vendita, che è senz’altro utile.

Ci ha parlato di viscosimetri, colorimetri ecc. Il cuore del suo lavoro è il laboratorio. Cosa rappresenta per lei?

Tutto, diciamo. Il laboratorio non è soltanto un luogo di lavoro, è una passione. Quando vi si entra la mattina magari si può essere di cattivo umore, alle volte qualcosa non va, ma lavorare lì è bello, e fa svoltare la giornata.

Se dovesse dare un consiglio a ragazze e ragazzi che pensano di seguire il suo stesso percorso di studi, che consiglio darebbe?

Di essere determinate e determinati. Se sai cosa vuoi, alla fine arrivi. Peraltro, la biologia è un campo molto vasto, si può spaziare. Ma serve essere determinati. Se lo si è, allora è possibile cambiare le cose: per esempio quando sono entrata in Fabbrica Italiana Cosmetica non si faceva molta ricerca, io ho trasformato la funzione del controllo qualità in un’attività di ricerca.



Questo è un post del LinkedIn blog di Metreo. Per conoscere meglio l'azienda: https://www.metreo.solutions/

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