Una leadership gentile per affrontare la complessità dei tempi moderni

Una leadership gentile per affrontare la complessità dei tempi moderni

#Leadershipgentile. Finalmente si comincia a identificare la funziona di guida con termini che non siano ‘comando’, ‘austerità’, ‘infallibilità’. Lo stile di vita nine-to-five si è ormai irrimediabilmente liquefatto a favore di una costante permeabilità tra la sfera professionale e quella personale. È accaduto definitivamente durante le interminabili conference call dei lockdown (sì, è successo davvero), dove è stato impossibile non mettersi a nudo. E così, anche quando gli uffici hanno riaperto e lo #smartworking è stato per la maggior parte dei casi riassorbito nella vita aziendale, in ufficio siamo tornati portandoci dietro il colore delle nostre pareti, i quadri, i rumori della strada impossibili da isolare e lo squittìo dei nostri figli che chiedevano attenzioni mentre eravamo al pc. In ufficio siamo tornati con un atteggiamento diverso, maggiormente consapevole della necessità di far coincidere il modo in cui si appare con ciò che siamo, con la massima coerenza possibile.

Ecco, se dovessi dare una mia personale definizione di leadership gentile direi che si tratta di questo: vedere i miei collaboratori come persone e non come dipendenti. A mio avviso, la creazione di valore passa da questo.

Se ciascuno dei professionisti che compone il team si sente libero di portare sul lavoro tutto se stesso, il beneficio immediato è quello di avere tante idee in più e prospettive inedite sui progetti, rispetto a quanto accadrebbe se dovessero limitarsi a seguire rigide prescrizioni.

Una leadership collaborativa e coinvolgente, piuttosto che unidirezionale e calata dall’alto, è lo stile più adeguato alla ‘società liquida’, come Zygmunt Bauman ha definito questi nostri strani tempi. La ricerca del profitto nuda e cruda non basta più: oggi il consumatore sceglie aziende intenzionate a creare valore, e la comunicazione dei brand più importanti lo dimostra. Emblematico il caso di #Netflix, che certo non ha bisogno di presentazioni, i cui lavoratori hanno i salari più alti del settore, o di Brunello Cucinelli , per cercare un esempio nostrano, che ha investito in una produzione sostenibile, immersa in uno scenario naturale, creando bellezza e al tempo stesso ritorno economico nel territorio in cui è radicato.

Ecco che la mission non è più una linea marcata da seguire, bensì un campo di possibilità da esplorare, in cui la funzione del leader non è tanto quella di pianificare e controllare, quanto di saper comprendere e far emergere il meglio dalle persone con cui collabora. Essere leader ed esserlo con efficacia, oggi, significa pensarsi nei confronti del proprio team come un direttore d’orchestra, più che un condottiero. Le logiche verticistiche e gerarchiche rimangono sullo sfondo novecentesco di un modello di produzione industriale che oggi appare inadatto per fronteggiare i complessi cambiamenti a cui ogni realtà aziendale è chiamata a rispondere con tutto il proprio sistema di risorse, persone (soprattutto) comprese.

Un modello organizzativo di tipo orizzontale e improntato al #networking presenta una maggior flessibilità: una caratteristica fondamentale in un contesto meno prevedibile rispetto a due decenni fa, quando vendite e acquisti facevano riferimenti a precisi e poco sorprendenti forecast plan. Oggi sono le persone a fare la differenza con la loro voglia costante di formarsi e crescere sia in senso individuale che all’interno della collettività in cui trascorrono le proprie giornate. Coinvolgere i collaboratori nella creazione della brand purpose è molto di più della condivisione degli obiettivi aziendali e molto di più è quello che può riuscire a ottenere in termini di performance e sviluppo di una nuova cultura aziendale.

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